La possibilità di consumare on demand  le fiction ha cambiato modo di scriverle.  In bilico tra piccolo e grande schermo  

Potrebbe sembrare una questione formale, uno di quei dettagli in grado di eccitare gli addetti ai lavori scatenando al tempo stesso il disinteresse del fruitore televisivo medio. Invece no. La mutazione in corso negli stili di visione delle serie nazionali e internazionali è destinata a incidere più di un laser nell’evoluzione del mezzo catodico, alimentando bisogni finora inesistenti e stroncando abitudini più che consolidate.

In termini schematici: anni fa, quelli che venivano chiamati telefilm uscivano soltanto in rari e fulgidi casi (come la prima stagione di Twin Peaks, subito sfociata nell’autogol della seconda) dalla missione di intrattenere-divertire-emozionare-spaventare in linea con la tradizione. Nessuno o quasi di questi prodotti, insomma, oltrepassava il livello della produzione di emozioni per compiere il passo successivo. Che sarebbe quello oggi consolidato di intrecciare fantasia e realtà in un processo di psicoanalisi sia della cronaca sia - in alcune occasioni - della storia, riveduta e corretta a seconda delle esigenze di appeal.

Già così un’accelerazione clamorosa. All’improvviso il video-polpettone impastato con vero e falso ha quasi preso il posto della cultura e dell’informazione. Dunque le menti più pigre hanno creduto di poter esplorare senza troppo sforzo gli abissi dell’animo umano (dentro contesti forti e formali come la Casa Bianca, ad esempio, in House of Cards, ma anche tra le strade della dispersiva Los Angeles come nel caso di Flaked o Love), mentre i cervelli appassionati di analisi socio-televisive hanno provato piacere nel vedere come i meccanismi della finzione dichiarata (inclusa nelle sceneggiature delle varie fiction) seguissero gli stessi sentieri di quella occulta (costituita dalle menzogne spese nella vita vera da politici, opinion leader e soloni devoti alle fake news).

Suggestioni ora moltiplicate dalla chance offerta da televisioni pubbliche e private di svincolarsi dalla gerarchia dei palinsesti e consumare on demand, volendo tutte in blocco, le puntate di ogni serie televisiva. Un cambiamento profondo per il pubblico, che giorno dopo giorno assaggia la piacevolezza di trovarsi immerso in una fluidità ipnotica, ma anche e soprattutto un cambio di postura per chi di mestiere pensa, scrive e dirige le storie. Categoria consapevole, a questo punto, di come ormai il romanzo visivo proceda con la descrizione orizzontale delle profondità psicologiche e comportamentali dei personaggi, più che seguendo i diktat verticali di una semplice trama. La svolta che ha convinto grandi firme del cinema a virare in direzione del piccolo (si fa per dire) schermo e costruire puzzle oceanici di avvenimenti, digressioni, sensazioni e ritratti seduttivi del mondo attraverso la loro abilità creativa.