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Attualità
ottobre, 2020

Fiera di Milano, tutti gli affari del Presidente: doppio stipendio pubblico e incarichi extra 

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Enrico Pazzali guida la fondazione ma non solo. Per un anno ha incassato compensi anche dall'Eur spa e ha creato una società di security e intelligence insieme a due ex poliziotti

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Per un anno intero, un solo manager ha occupato il posto di comando di due grandi enti fieristici italiani, aziende pubbliche in teoria concorrenti tra loro. Enrico Pazzali, scelto a luglio del 2019 dal governatore lombardo Attilio Fontana per l’incarico di presidente della Fondazione Fiera Milano, era già amministratore delegato della romana Eur spa, controllata del ministero dell’Economia. Niente dimissioni immediate, come di solito succede in casi come questi. Il nodo è stato sciolto solo tre mesi fa con l’uscita di Pazzali dalla società capitolina. Nel frattempo però la doppia poltrona ha fruttato anche un doppio stipendio. Ai 208 mila euro annui per la carica in Eur spa si sono sommati i 270 mila euro garantiti dalla fondazione milanese, che fa capo alla regione Lombardia. In totale si arriva quindi a 478 mila euro.

Di fatto Pazzali ha quindi finito per superare, almeno per 11 mesi, il limite di 240 mila euro fissato per legge alle retribuzioni dei dirigenti delle imprese di Stato, con l’esclusione dei grandi gruppi quotati in Borsa come Eni, Enel e Poste italiane. Interpellato da L’Espresso, Pazzali ha precisato che la sovrapposizione dei due incarichi deriva «da una richiesta degli azionisti pubblici di Eur spa». Cioè, in pratica, il governo.
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Non è la prima volta che il numero uno di Fondazione Fiera incassa uno stipendio extra. Nel 2017, quando era al vertice di Eur spa, Pazzali si vide assegnare un compenso di 360 mila euro dalla Polifin, la holding di famiglia dell’imprenditore bergamasco Domenico Bosatelli, patron del gruppo Gewiss, marchio famoso dell’elettrotecnica e dell’illuminazione, nonché sponsor dell’Atalanta calcio e dello stadio della città orobica. Polifin è la cassaforte che custodisce le partecipazioni più pregiate di Bosatelli, a cominciare dalla quota di controllo di Gewiss.
Nelle carte societarie consultate dall’Espresso si legge che «è stato attribuito al dottor Enrico Pazzali» un non meglio precisato «incarico di business development». All’epoca, il manager milanese era uno dei quattro amministratori di Polifin e nessuno degli altri tre, tra cui lo stesso Bosatelli e la moglie, percepiva un compenso. A dicembre del 2018, Polifin è arrivata a fine corsa fondendosi con la consociata Polibis, di cui ha preso la ragione sociale.

Uscito di scena a Bergamo, Pazzali si è subito lanciato in una nuova iniziativa, questa volta come imprenditore in proprio. A novembre di due anni fa lo troviamo al comando di Equalize, un’azienda che offre servizi di intelligence e sicurezza, dalla difesa contro gli attacchi informatici alla più tradizionale prevenzione delle frodi. Non è una sorpresa, allora, che l’incarico di amministratore delegato di Equalize sia stato affidato un poliziotto in pensione come Carmine Gallo, 62 anni, un ex commissario ben conosciuto negli ambienti investigativi lombardi, a lungo in prima linea contro il terrorismo e la criminalità organizzata.

Pazzali possiede l’85 per cento della società, mentre il resto del capitale è diviso in parti uguali tra Gallo e altri due azionisti, Pierfrancesco Barletta e Stefano Filucchi, due nomi che hanno almeno un paio di caratteristiche in comune. Una decina di anni fa entrambi erano nella squadra dei dirigenti di punta dell’Inter dei Moratti. Più di recente invece, i due soci della Equalize di Pazzali si sono conquistati uno strapuntino nell’affollato treno delle nomine varate nei mesi scorsi dal governo di Giuseppe Conte.

Ambedue gli incarichi hanno a che fare con la sicurezza nazionale. Barletta, 47 anni, ha esordito a maggio nel consiglio di amministrazione di Leonardo, la ex Finmeccanica quotata in Borsa, la grande azienda di Stato che produce sistemi d’arma e componenti per l’industria aerospaziale. Filucchi invece è stato scelto dal ministro Lorenzo Guerini per l’incarico di vicepresidente di Difesa servizi, la società che gestisce beni e attività che fanno capo alle Forze Armate. Anche Filucchi, come Gallo, è un ex poliziotto. Ha lavorato all’Antimafia, alla Criminalpol e tra il 2001 e il 2003 è stato portavoce dell’allora capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Poco dopo ha lasciato la divisa per accasarsi alla corte dei Moratti, prima come direttore delle relazioni istituzionali del gruppo petrolifero Saras e poi all’Inter. Nel 2006, quando esplode lo scandalo di Calciopoli, Filucchi era responsabile della sicurezza del club nerazzurro, un ruolo a dir poco delicato, visti i tempi a dir poco turbolenti, tra dossier, accuse, indagini della giustizia sportiva e di quella penale. La squadra dei Moratti ne esce alla grande, vince uno scudetto a tavolino ai danni della Juventus e anche l’ex responsabile della sicurezza fa carriera e scala la gerarchia aziendale fino all’incarico di vicedirettore generale.

Chiusa nel 2013 l’avventura con l’Inter, Filucchi non ha abbandonato la Serie A. L’ex poliziotto è infatti approdato come vicepresidente al Cagliari del patron Tommaso Giulini, già consigliere d’amministrazione nerazzurro e da sempre legato ai Moratti. Risale invece all’anno scorso l’investimento di Filucchi nell’Equalize del suo amico Pazzali, che si è fatto le ossa in grandi aziende come Compaq e Poste prima di approdare come dirigente in regione Lombardia ai tempi di Roberto Formigoni. Nel 2007 il manager milanese, classe 1964, fece il gran salto alla direzione generale di Fiera Milano spa, la società quotata in Borsa che organizza e gestisce gli eventi nelle aree di proprietà dell’omonimo ente pubblico. La carriera prese il volo anche grazie all’appoggio di Ignazio la Russa, il leader della destra milanese. Di lì a poco, nel 2009, arriva la promozione ad amministratore delegato, con Fontana, il futuro governatore, sulla poltrona di vicepresidente insieme alla berlusconiana Licia Ronzulli.

L’ascesa si interrompe bruscamente nel 2015, quando Pazzali lascia un’azienda assediata dai guai e dalle perdite. Nonostante i bilanci in rosso il manager dimissionario incassa una ricca buonuscita, circa 1,4 milioni di euro. Pochi mesi dopo il ribaltone al vertice, la Fiera finisce al centro di un’inchiesta della procura di Milano sulle infiltrazioni mafiose nelle attività del gruppo anche durante la gestione di Pazzali, che supera senza danni la bufera giudiziaria. Nel frattempo, l’ex numero uno di Fiera spa si era già accasato a Roma scelto dal governo di Matteo Renzi come amministratore delegato di Eur spa. Quattro anni dopo è Fontana a richiamarlo a Milano.
Pazzali sale al piano superiore: dalla spa quotata in Borsa passa alla Fondazione che la controlla. La nomina è il frutto di un’intesa tra le varie componenti del centrodestra, con il via libera del sindaco Pd di Milano, Beppe Sala. Tutti d’accordo per premiare il manager che quattro anni prima aveva lasciato la Fiera con i conti a pezzi. 

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