Irride Renzi. Attacca Conte. Spaventa il mondo annunciando l'autoisolamento in diretta Facebook, anche se sta bene e non ha sintomi da coronavirus. Il governatore della Lombardia fatica a gestire lo stress. E cancella la sua immagine di lumbard pacato e conciliante

Ci mancava solo il fuorionda: parole in libertà con risatine di contorno. L’ultimo atto della trasformazione di Attilio Fontana è andato in scena tra ieri e oggi, nell’ennesima giornata di ordinaria paura da Coronavirus. Il politico moderato, dialogante e istituzionale, il grigio ma bonario avvocato varesino, adesso si offre al pubblico con la faccia e le parole di un uomo perennemente sull’orlo di una crisi di nervi. Ed eccolo, allora, il governatore della Lombardia mentre sfotte Matteo Renzi e il suo presunto «odio» per Giuseppe Conte. L’assessore alla Sanità Giulio Gallera ascolta, annuisce e ridacchia. Tempo due giorni e il colloquio oggi è finito in rete grazie a uno dei tanti microfoni accessi durante la quotidiana conferenza stampa del Governatore.

Una gaffe come tante, ci può stare, in questi giorni tremendi e confusi. Se non fosse che proprio ieri Fontana si era fatto immortalare in diretta Facebook mentre indossava una mascherina anti contagio. «Vado in autoisolamento perché una mia collaboratrice ha contratto il Coronavirus», ha raccontato via social network il Fontana mascherato. Il quale, per sua fortuna, sta benissimo: nessun sintomo, nessuna positività al tampone. E allora resta quell’immagine, subito rimbalzata in tutto il mondo, di un politico spaventato a tal punto da proteggersi anche se non ce n’è bisogno. Con buona pace dei messaggi rassicuranti.  Tipo quello dello stesso Fontana, che due giorni fa scandiva con sprezzo del pericolo: «Il Coronavirus? È poco più di una normale influenza».

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A questo punto, anche tra i concittadini del governatore, gente che lo conosce e lo stima da sempre, c’è chi comincia a pensare che il governatore soffra un po’ troppo l’ansia da prestazione. Tre giorni fa aveva rimbrottato pesantemente Giuseppe Conte, colpevole di aver attribuito la diffusione del virus «a una gestione non del tutto propria da parte di un ospedale». Che poi sarebbe quello lombardo di Codogno, anche se il presidente del Consiglio non l’ha nominato. Tanto è bastato per scatenare l’ira funesta del governatore, il quale martedì scorso, durante una riunione in video conference tra i presidenti di regione e il governo, ha piantato tutti in asso dopo un’epica sfuriata in difesa del buon nome della sanità lombarda.

Conte e Fontana poi hanno fatto entrambi retromarcia. Il disagio, però, resta. E anche un interrogativo. Che fine ha fatto il “quiet man” della Lega, il colonnello lumbard sempre allineato e coperto, mai coinvolto direttamente nelle tante faide nel partito del Carroccio. La sua immagine di politico pacato e conciliante, compassato e di poche parole, lo ha accompagnato fin sulla poltrona di presidente della Lombardia, scelto da Matteo Salvini, ovvero il suo opposto, per sostituire l’uscente Roberto Maroni.

In campagna elettorale l’ex sindaco di Varese (due mandati, dal 2006 al 2016), aveva però già sorpreso tutti con una gaffe monumentale. «Non possiamo accettare tutti quelli che chiedono di entrare in Italia», disse Fontana, spiegando che dobbiamo «decidere se la nostra razza bianca deve continuare a esistere o deve essere cancellata». Il riferimento alla razza bianca parve un filo eccessivo perfino a molti leghisti. «Un lapsus», si giustificò l’allora candidato governatore. Parole dal sen fuggite forse per colpa dello stress. Senonché, a maggio dell’anno scorso, Fontana è stato costretto un’altra volta a giustificarsi, a spiegare. E qui la faccenda si fa più seria, perché ad accusarlo sono i pm di Milano che lo hanno messo sotto inchiesta per abuso d’ufficio.

Il sospetto è che il governatore abbia favorito il suo amico ed ex collega di studio, Luca Marsico, nella selezione per un posto da esperto giuridico del Nucleo valutazione investimenti della Regione. Marsico ha ottenuto quel posto. Fontana ha respinto le accuse, spiegando di aver scelto il suo ex socio, già consigliere regionale trombato alle elezioni, per «non disperdere le sue competenze». L’indagine è ancora in corso. L’eventuale rinvio a giudizio verrà deciso nelle prossime settimane. Altro stress in arrivo per il governatore. E meno gaffe, si spera.