«Serve un piano di assunzioni straordinarie per affrontare l'emergenza Coronavirus»
Riempire i vuoti di organico, colmare il divario Nord-Sud. Parla il superconsulente del governo Walter Ricciardi
Walter Ricciardi, ex presidente dell’Istituto superiore di sanità e membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è stato nominato dal ministro alla Salute, Roberto Speranza, consigliere per le relazioni dell’Italia con gli organismi sanitari internazionali.
A suo tempo Ricciardi non ha risparmiato critiche sia per la mancata decisione del ministero di mettere in quarantena i bambini rientrati dalla Cina, sia per la decisione di bloccare i voli con la Cina, che ha reso complicato tracciare i flussi di persone in arrivo dal paese asiatico.
«In un mondo in cui ci sono milioni di persone in movimento, se il blocco aereo viene fatto da un paese e non da un Continente, le persone hanno continuato a viaggiare e, sfruttando affluenze indirette e scali intermedi, sono arrivate comunque in Italia. Questo non ha permesso di tenere traccia di chi è arrivato dalla Cina e non ha consentito di avviare quarantene. È ora indispensabile rintracciare le persone che hanno avuto contatti con il virus, isolarle e condizionarne i comportamenti per evitare che il contagio si diffonda».
Sono misure che il Paese sta adottando in modo soddisfacente? «Le disposizioni sull’isolamento prese successivamente dal ministero per rintracciare i focolai di Lombardia e Veneto ed evitare il diffondersi del contagio sono giustissime. È il momento di lavorare tutti insieme per affrontare questa situazione ed evitare che diventi un’epidemia. È un’emergenza che va fronteggiata affidandosi alla competenza dei bravissimi epidemiologi di campo dell’Istituto Superiore di Sanità, che sanno come coordinare gli interventi. Ma perché ciò accada, bisogna che le Regioni seguano alla lettera le indicazioni degli epidemiologi e quindi della cabina di regia messa a punto dall’esecutivo e dal ministero della Salute».
Cosa non semplice, visto che la Sanità è in mano alle Regioni e infatti non sono mancati attriti proprio nella gestione quotidiana dell’emergenza fra esecutivo e governatori. A tal proposito, lei è sempre stato critico rispetto al modello federale. Crede che abbia distrutto il sistema sanitario nazionale? «Penso che il federalismo vada governato e non lasciato a se stesso. Il modello federale, di per sé, non è un errore, ma lo è il modo in cui è stato realizzato in Italia. Non tiene conto degli incredibili divari che si sono creati fra Nord e Sud. Senza un intervento forte e tempestivo, tale disuguaglianza è destinata ad aumentare e diventare irrecuperabile. È impensabile che a Catanzaro si viva quattro anni in meno rispetto a Milano, che le donne siciliane muoiano di tumore al seno più delle connazionali emiliane perché al Sud si fanno meno screening, che per curarsi i campani debbano migrare in Lombardia. È un modello ad Arlecchino che penalizza i cittadini e va modificato».
L’Italia è pronta per andare alla guerra del virus? «Sono state fatte pesanti sforbiciate al personale e alla ricerca e per questo è necessario investire di più e in tempi rapidissimi. Nei passati dieci anni si è verificato un taglio ai danni della sanità pari a 37 miliardi di euro e a soffrire sono per lo più le Regioni povere, quelle che stanno affrontando i piani di rientro dal deficit. Oltre 40mila operatori non sono stati rimpiazzati, diecimila nella sola Campania, novemila nel Lazio. Serve un intervento straordinario di assunzioni, serve una revisione del sistema complessivo, per dare la possibilità ai giovani medici di specializzarsi, così da ridare una prospettiva di crescita al nostro sistema sanitario nazionale. Bisogna formare 10 mila specializzati in più all’anno e finanziare cinquemila borse di studio, dobbiamo invertire l’esodo di massa dei medici formati in Italia che vanno a lavorare all’estero. Questa deve essere una priorità assoluta per il paese».
Ma l’emergenza Coronavirus è oggi. Come si fa a recuperare tanto personale in così breve tempo? «Serve un piano immediato di assunzioni straordinarie per affrontare l’emergenza che avrà dimensioni mondiali. La Cina ha messo in campo un’organizzazione mostruosa per contenere il contagio ed è riuscita a farlo perché il loro è un paese basato su regime autoritario, in grado di bloccare 60 milioni di persone, con la possibilità di arrestare coloro che violavano le norme straordinarie di controllo, prevenzione e quarantena. Noi dobbiamo riuscire a fare una cosa molto simile, contenendo la libertà di movimento delle persone, senza tuttavia ridurne i diritti fondamentali. Ma lo ripeto, serve un’unica catena di comando, serve un’economia di guerra perché i virus non hanno confini regionali e nazionali. È vero che in Italia la sanità è nelle mani delle Regioni, ma in questo caso la guerra va vinta seguendo le indicazioni di di un unico generale».