Cancellazioni, partite a porte chiuse e miliardi a rischio: gli effetti del coronavirus sullo sport
Europei di calcio e Olimpiadi in bilico con budget faraonici in ballo fra spese e investimenti. Polemiche per la serie A (che tratta per i diritti tv del 2021-2024). E poi basket, ciclismo e gli altri: ecco gli effetti dell'emergenza sulle manifestazioni sportive
Giovedì 26 marzo a Fukushima la torcia olimpica dovrebbe iniziare il suo viaggio di 121 giorni verso l’inaugurazione dei Giochi di Tokyo, fissata il 24 luglio. Nel frattempo, sono aperte le scommesse online dedicate all’impatto del Coronavirus sulla trentaduesima Olimpiade dell’età moderna.
Il sito casino.org riferisce che la puntata da 100 dollari sul regolare svolgimento della manifestazione porta un guadagno di 33,3 dollari. Scommettere sulla cancellazione ne farebbe guadagnare 220. Sono in fase di elaborazione le quote su una terza possibilità, che i Giochi vengano spostati verso una sede olimpica recente, come si è augurato Shaun Bailey, candidato dei conservatori alle elezioni del sindaco di Londra il prossimo maggio.
Per adesso, il borsino degli allibratori mondiali crede in Tokyo 2020, magari con un rinvio entro l’anno, come prevedono gli accordi del Comitato internazionale olimpico (Cio). Appena un mese fa la sola ipotesi di una scommessa era impensabile. Oggi si è capito che il Covid-19 è qui per restare e, in questa fase, può solo aumentare la sua diffusione con la stessa forza di globalizzazione che ha lo sport.
Le Olimpiadi sono l’evento di punta dell’estate con 7,8 milioni di biglietti in vendita a residenti e turisti. Al secondo posto ci sono gli Europei di calcio che dovrebbero iniziare venerdì 12 luglio con la partita Italia-Turchia a Roma e con una formula inedita che coinvolge dodici nazioni ospitanti. Un’idea audace che troverà il suo banco di prova più duro in un contesto dove la mobilità sta crollando, o spontaneamente o per decisione delle autorità. La partita fra sport e virus è iniziata già da settimane all’insegna di un caos che non risparmia nessuna disciplina. Mentre il contatore delle positività e dei decessi non accenna a rallentare, l’executive board del Cio ha tenuto un’assemblea a Losanna a metà settimana, come ha fatto la Lega calcio italiana. È tutto un riunirsi per cercare soluzioni che nessuno ha in tasca. Nel lungo periodo prevale la linea conservativa. Il Covid-19 non fermerà le Olimpiadi come è riuscito solo ai due conflitti mondiali con le cancellazioni di Berlino 1916, Tokyo 1940 e Londra 1944.
Ma nella recessione che sembra destinata a colpire il globo nel 2020, il peso dello sport come componente dell’industria dell’entertainment potrebbe essere considerevole.
Il Giappone ha speso 25 miliardi di dollari per l’organizzazione. Almeno altri 5 miliardi sono stati investiti dai broadcaster mondiali in diritti televisivi. Solo sul mercato interno giapponese ci sono ricavi da pubblicità per oltre 3 miliardi di dollari, il triplo del record precedente. Fra gli sponsor, divisi in tre fasce (13 worldwide, 15 gold e 32 official partners), c’è il Gotha dell’impresa (Coca Cola, Ge, Toyota, Samsung, Alibaba, Visa, Panasonic) per non parlare delle marche di sportswear (Adidas, Nike, Puma) che gli olimpionici usano come sponsor tecnici. Uno studio del World advertising search center (Warc) stima le sponsorizzazioni sportive globali nel 2020 alla quota record di 48,4 miliardi di dollari (+5 per cento sul 2019) con un contributo decisivo dai Giochi di Tokyo (5,94 miliardi di dollari).
In parallelo, però, aumentano i rinvii, le gare a porte chiuse e i trasferimenti degli eventi verso sedi ritenute sicure, fino a prova contraria. Molte qualificazioni olimpiche sono state rinviate. La Cina paga il dazio maggiore con le selezioni del nuoto di Qindao spostate da fine marzo a metà maggio. Ma anche i trials dell’atletica e del nuoto statunitensi, fissati in Oregon e a Omaha (Nebraska) nella seconda parte di giugno, rischiano le porte chiuse con l’aumento del contagio in Usa. Sempre a giugno ci sarebbero gli ultimi quattro tornei di qualificazione per il basket, fra Serbia, Croazia, Lituania e Canada. L’Italia deve completare le qualificazioni di scherma e nuoto, le sue discipline di punta per le medaglie.
Al di fuori dei Giochi la casistica si ingigantisce di giorno in giorno. Per ora i più colpiti sono i tornei per club, dove sono in gioco investimenti privati già normalmente in difficoltà a raggiungere il pareggio di bilancio. La Virtus Bologna di basket non ha avuto il permesso di giocare in Turchia per l’Eurocup e l’Armani Milano ha giocato a porte chiuse in Eurolega. Nella Superlega di volley gli spettatori di Trento, poche decine, sono stati invitati a sistemarsi in gradinata con una distanza minima di due metri. La coppa del mondo di sci, con le finali fissate a Cortina, sede dell’Olimpiade invernale del 2026, balla fra cancellazione e gare senza pubblico. Il maggiore torneo di basket al mondo, la Nba (8 miliardi di dollari di ricavi annui), ha vietato ai giocatori di firmare autografi e dare “high five” ai tifosi.
Il mondo dei motori, che porta fino a 200 mila spettatori intorno ai circuiti maggiori, ha risposto in ordine sparso. Per le moto all’inaugurazione della stagione, le autorità del Qatar hanno mantenuto le gare della seconda e della terza categoria ma hanno annullato la classe più importante, dove corrono Valentino Rossi e Andrea Dovizioso. L’alternativa era la messa in quarantena di tutti gli italiani. Per la gara del Texas del 5 aprile non esistono certezze. In Formula Uno è stato posticipato il primo Gran premio dell’anno, programmato in febbraio a Shanghai. Nei paesi del Golfo ha tenuto banco il caso del Giro ciclistico degli Emirati con 270 persone bloccate dopo una dozzina di positivi ricoverati a Dubai, sede dell’Expo 2020 di ottobre.
E poi c’è il calcio. Nei momenti più drammatici si può fare affidamento sulla seria A per il solito delirio dadaista. Il nuovo presidente Paolo Dal Pino, ottima persona con scarso know-how calcistico, avendo intuito che un buon rapporto con un noto club bianconero è sempre la migliore politica per conservare la poltrona di dirigente della confindustria del pallone, nell’ordine, permette Spal-Juventus, vieta Inter-Sampdoria il giorno dopo, rinvia un po’ di partite a data da destinarsi, sposta la finale di Coppa Italia e dà via libera alla semifinale Juve-Milan all’Allianz Stadium di Torino con i soli tifosi locali salvo essere bocciato dal prefetto, che rimanda tutto. Il big match decisivo per il campionato fra la squadra di Andrea Agnelli e l’Inter finisce in una centrifuga decisionale che passa attraverso varie fasi di lavaggio: porte chiuse senza rimborso agli spettatori (5 milioni di euro di incasso), rinvio sine die, posticipo a lunedì 9 marzo a porte aperte prima e poi chiuse, l'8 marzo. Il presidente dell’Inter Steven Zhang, dalla Cina con furore, non ha dovuto mettere mano al traduttore automatico di Google per dare del clown a Dal Pino, accusandolo di giocare con il campionato e con la salute pubblica e guadagnandosi un’inchiesta del nuovo procuratore federale, il consigliere di Stato Giuseppe Chinè.
Un ecumenico Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha invitato a non litigare in un momento così critico. Potrebbe avvalersi delle sue prerogative, dato che la Lega organizza la serie A su delega della Federcalcio (Figc) che è sottoposta alla vigilanza del Coni. Coni e Figc, due enti pubblici, potrebbero in teoria esautorare i venti presidenti più rissosi del mondo. Ma non è aria, dopo il colpo subito da Malagò durante il precedente governo giallo-verde con lo spostamento di potere e risorse economiche nella fantasmatica Sport e salute. Così la parola d’ordine è speranza. «Non esiste alcuna possibilità che gli Euro 2020 salti» ha dichiarato Malagò, «anche perché questa è una manifestazione itinerante e questo aiuta. In estate, poi, i virus di solito spariscono».
Sul salto degli Europei il presidente della Fifa Gianni Infantino non si è sentito di escludere nessuno scenario, fermo restando che la salute viene prima dello sport.
Ma non sembra logico che il carattere itinerante di una manifestazione sia d’aiuto in presenza di una pandemia. Inoltre per gli epidemiologi non esiste alcuna certezza sul regresso estivo di un virus che, in ogni caso, potrebbe ripresentarsi ai primi freddi. Certo, oggi come ieri la speranza non costa niente.
A costare molto è proprio il campionato di serie A che sta discutendo del rinnovo dei diritti televisivi per il triennio 2021-2024. I broadcaster che gestiscono i pacchetti dei tornei in corso, Sky e Dazn, hanno il loro da fare a lavorare sul terreno dell’emergenza attuale mentre Mediapro tenta ancora di inserirsi come terzo incomodo.
Le partite a porte chiuse sono un incentivo per chi si abbona. I numerosi rinvii sono l’esatto contrario. Finora le tre leghe professionistiche italiane sono state tanto più severe quanto minori sono gli interessi economici, con la Lega Pro, la vecchia serie C, che ha fermato in blocco per il terzo turno consecutivo i gironi del nord e del centro Italia con quattro tesserati positivi nella Pianese, club di Piancastagnaio (Siena). Appena oltre il confine settentrionale, la Svizzera ha fermato il campionato di prima serie, seguendo la strada indicata dalla J-league giapponese.
Ma dove ci sono i soldi veri la pressione sale. La manifestazione principale per club, la Champions league, ha giocato regolarmente l’andata degli ottavi. Un cronista spagnolo a San Siro per Atalanta-Valencia è risultato positivo e questo creerà un problema se il club del fenomenale Josip Ilicic passerà il turno. Su disposizione del governo, per un mese almeno si ripeterà l’esperienza dell’Inter, che ha giocato a porte chiuse in Europa League. Non è calcio, dicono i commentatori. Ma bisognerà farci l’abitudine e magari, se il pressing del Covid-19 continua, qualcuno penserà di introdurre gli effetti sonori registrati, come le risate nelle sit-com. Anche se non c'è niente da ridere.