Marco vive da solo in un piccolo appartamento a Voghera. Tra dizionari di inglese, libri scolastici e illustrati c’è il suo diploma di cintura nera di karate. Il nome scritto appartiene al passato: «Ci tengo molto, ma non scrivetelo per favore». Marco ha iniziato la transizione di genere nel 2012. Oggi fa il maestro alle elementari dove insegna italiano, inglese e matematica.
Le persone transgender sono tra le minoranze più discriminate, e non solo sul luogo di lavoro. La classifica Ilga Rainbow map, che mette a confronto le legislazioni dei 49 Paesi del Consiglio d’Europa, vede l’Italia tra gli Stati più a rischio di discriminazione per le persone Lgbti. L’Italia è al 34° posto. Mancano le leggi anti-discriminazione, così come norme che proteggano contro gli abusi e i licenziamenti motivati dall’identità di genere.
«Ho partecipato a un campo estivo in Inghilterra nel 2015. Appena hanno saputo di me mi hanno lasciato a casa con il contratto firmato», racconta Marco. La scuola occupa gran parte della sua vita: «Mi capita di raccontare la mia storia in classe e, certo, parlo di me ai bambini. Come faccio? Gli parlo di un libro illustrato a cui tengo molto, e di solito capiscono. Il libro si intitola “Rosso. Una storia raccontata da Matita” (Michael Hall, Il Castoro) e narra di una matita blu costretta a diventare rossa perché la società non la riconosce così com’è.
La legge contro l’omofobia, cioè l’estensione dei reati d’odio all’orientamento sessuale, è attesa da oltre 20 anni. Il nuovo disegno di legge presentato dal deputato Alessandro Zan è ora in discussione alla Camera ma ha già incontrato le resistenze della Cei, che vede il rischio di una legge contro la «legittima opinione». I diritti trans sono sotto attacco anche nel resto del mondo: negli Stati Uniti l’amministrazione Trump ha appena revocato la protezione sanitaria per le persone transgender. Le compagnie assicurative potranno rifiutarsi di coprire i costi della transizione di genere. La revoca si basa su un’interpretazione che esclude l’identità di genere dalla norma anti discriminazione.
Anche la scrittrice inglese J.K.Rowling si è espressa contro il riconoscimento dell’identità delle persone transgender. Nella serie di tweet che hanno scatenato le polemiche con la comunità Lgbt mondiale, la creatrice di Harry Potter sostiene che una donna trans non è una donna perché non può considerarsi biologicamente appartenente al sesso femminile. «Il genere va considerato nella sua complessità, non secondo una concezione binaria uomo donna ma secondo un continuum, quindi tutte le possibili identità di genere», ha spiegato Marina Pierdominici, ricercatrice del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Istituto Superiore di Sanità. Per diffondere informazioni corrette sui servizi e l’assistenza sanitaria e psicologica alle persone trans, l’Iss insieme all’Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali ha creato il sito Infotrans, il primo portale istituzionale in Europa dedicato alla salute transgender. L’obiettivo è anche sensibilizzare al riconoscimento dell’identità di genere delle persone trans.
Ma la società italiana non è inclusiva. Secondo l’indagine Ocse Society at a Glance, «il 63 per cento degli italiani non accetterebbe che una persona transgender fosse eletta per ricoprire una posizione politica elevata, o non la accoglierebbe come collega di lavoro o in qualità di nuora o genero». Per Melissa, che a 20 anni è diplomata in una scuola per parrucchieri, la ricerca di lavoro è diventata un incubo. «Avete mai visto una trans fare la cassiera?» ci domanda amareggiata.
Melissa ha iniziato la transizione da tre anni e vive con i suoi genitori a Legnano. Vorrebbe vivere da sola per vedere il suo fidanzato più liberamente, ma non può permettersi di trasferirsi a Milano. Si sente pronta per le operazioni chirurgiche come la vaginoplastica anche se per ora ha sospeso il procedimento: «Non posso nemmeno pagare le spese legali per la sentenza del giudice, mi costerebbe circa 1800 euro».
Elia invece, 29 anni, ha da poco lasciato l’appartamento che condivideva con Claudia, l’amica che più lo ha sostenuto in anni di incertezze e cambiamenti. Oggi vive da solo a Milano, e ha trovato il coraggio di iniziare il percorso di affermazione di genere per diventare Debora. «Quando sarò pronta ad essere per sempre Debora sarà triste dire addio a Elia», confessa, «è una parte di me a cui voglio bene». Elia lavora in nero, ha chiesto più volte un contratto alla sua datrice di lavoro ma finora ha ottenuto solo promesse e anche questo lo frena dal fare il grande salto.
La transizione di genere inoltre non è per tutte le tasche, e senza una rete lavorativa e di supporto adeguata rischia di restare a lungo irraggiungibile. Per poter ottenere il cambio del nome all’anagrafe servono due perizie, una psichiatrica e una endocrinologica, che secondo gli attivisti e gli addetti ai lavori costano tra i mille e i 1.200 euro. Poi tocca al giudice amministrativo convalidare l’atto con una sentenza. Il procedimento implica anche spese legali, variabili a seconda dell’avvocato.
Oltre alle difficoltà economiche, un problema per le persone transgender è l’accessibilità ai servizi sanitari. Secondo i dati del Mit (Movimento identità transessuale), ci sono 8 ospedali e 8 consultori su tutto il territorio nazionale, con un’assistenza praticamente assente nelle province. Ad essere carenti sono soprattutto Centro e Sud Italia. Anche il regime di rimborsabilità dei farmaci per la terapia ormonale è stabilito a livello regionale, ma questi risultano gratuiti solo in alcune regioni, come nel caso della Toscana. Due esempi di rimborsabilità parziale sono l’Emilia Romagna, con differenze territoriali, e il Piemonte, dove il centro di Torino può prescrivere i farmaci per una durata limitata.
Uno studio pubblicato nel 2019 su The Italian Journal of Gender Specific Medicine riporta che il 25 per cento dei medici di base italiani ha rifiutato di offrire cure e consultazioni perché non approva la transizione di genere. Per una persona trans è difficile anche fare una prenotazione in ospedale, se si tratta di riservare una visita specialistica per una complicanza legata all’utilizzo degli ormoni. Uno studio dell’Agenzia Sanitaria Francese ha rivelato il collegamento tra l’utilizzo di Androcur e la probabilità di sviluppare il tumore delle meningi. La versione del farmaco uguale o superiore a 25 mg è ora fuori commercio.
«Una mia amica, che prendeva Androcur da 12 anni, ha dovuto fingere di avere cefalee per prenotare una tac di controllo. Non riusciva a trovare il modo per fare la visita perché l’endocrinologo non sapeva come scriverglielo», denuncia Christian Cristalli del Gruppo trans di Bologna. Gli stessi inconvenienti burocratici esistono per la prevenzione di alcune patologie: «Con il cambio di documenti il richiamo per il paptest può arrivare alle persone passate dal genere maschile a quello femminile, ma non a chi ha fatto il tragitto opposto e talvolta ha ancora l’utero perché non ha fatto l’isterectomia», spiega l’attivista. In Italia non c’è un’indicazione terapeutica uniforme per la transizione di genere. Nel 2019 la comunità trans ha affrontato una grave carenza di farmaci fondamentali per la terapia ormonale.
Tra incertezze del sistema sanitario e discriminazioni, la ricerca del lavoro per molte persone trans è lo scoglio più difficile, l’ultimo tassello di quel riconoscimento sociale attraverso cui passa la definitiva affermazione della propria identità di genere. Per alcune di loro si tratta di un riscatto guadagnato dopo anni di lotte politiche e private. È il caso di Elena Trimarchi, che oggi parla della sua storia come di una «favola a lieto fine». Elena ha origini taorminesi, e le sue radici traspaiono dalla schiettezza dei modi e da certe punte di affabile sarcasmo. Ha lavorato come cubista, bracciante, comunicatrice aziendale ed educatrice in carcere.
Da molti anni vive a Firenze insieme con la madre Anita - una mamma-faro con cui Elena ha un rapporto di amore simbiotico - e nel 2017 ha vinto il concorso pubblico all’Agenzia delle dogane e dei monopoli di Toscana, Sardegna e Umbria. Il momento in cui ha ricevuto la comunicazione lo ricorda come uno dei più belli della sua vita. «Mia madre, buddhista, stava praticando quando ho rotto quel silenzio col mio grido di gioia», racconta mimando la felicità di quel giorno. Nel 2014 si è candidata alle amministrative con Sinistra Ecologia Libertà, e ancora nel 2019 nelle liste di Sinistra Italiana, per «rappresentare tutti i cittadini», non soltanto quelli che si riconoscevano nella sua causa.
La sua è una volontà inclusiva a doppio senso: «Posso battermi anch’io per lo ius soli», spiega «quindi non vedo perché una persona etero non possa spendersi per vedere riconosciuti i diritti della comunità Lgbt». Il suo sogno, ora, è quello di prendere una laurea triennale e fare carriera nell’ambiente dove oggi lavora. Perché per tutti e tutte l’impresa eccezionale, come cantava Dalla, è essere normale.