L'ex presidente del Consiglio ha tentato di diventare subito presidente della Corte, non ci è riuscito e ora dovrà aspettare gennaio 2022 quando ci sarà in palio la sua grande ossessione: il Quirinale

Se il tempo non ha levigato il suo carattere e le sue aspirazioni, oggi Giuliano Amato non celebra la nomina a vice presidente della Corte Costituzionale, ma rimpiange la mancata nomina a presidente. Ieri i quindici giudici rinchiusi in camera di consiglio hanno vacillato: confermare la tradizione che garantisce a ogni membro un giro alla presidenza alla fine del mandato di nove anni oppure affidarsi a una guida per un periodo di tempo più ampio?

La seconda ipotesi prevedeva, per l’appunto, l'elezione di Amato al posto di Mario Morelli che il 12 dicembre inesorabilmente andrà in pensione. Al primo scrutinio il gruppo più vicino all’ex presidente del Consiglio si è astenuto e Morelli non ha ottenuto la maggioranza. L’ex sottosegretario di Bettino Craxi sperava di confrontarsi con Giancarlo Coraggio, che dovrà lasciare la Corte il 28 gennaio 2022.

Al secondo scrutinio la tattica di Amato è apparsa subito perdente e Morelli ha ricevuto l’incarico con una durata di tre mesi. Nel ’95 Vincenzo Caianiello non concluse le due settimane. Morelli ha subito ribadito l’importanza del criterio di anzianità e dunque ha già assicurato che il suo successore sarà Coraggio.

Questo vuol dire che il turno di Amato alla Consulta rischia di scattare dal 28 gennaio 2022 in poi, quando avrà quasi 84 anni e soltanto otto mesi a disposizione, ma soprattutto quando ci sarà il voto per la presidenza della Repubblica, carica a cui ambisce da almeno vent’anni. Allora dovrà scegliere fra una certezza e una illusione. Oggi Amato non brinda. Oggi è amaro Giuliano.