Il ribaltone è andato in scena nei mesi estivi. Zero pubblicità, nessun comunicato ufficiale per annunciare le novità in arrivo nel più grande polo ospedaliero privato del Paese. A soli due anni di distanza dal riassetto del 2019, con la nomina ai posti di comando di nomi noti della politica e dell’economia nazionale, primo tra tutti l’ex ministro Angelino Alfano, il gruppo San Donato della famiglia Rotelli cambia rotta un’altra volta. Tra la fine di luglio e i primi di settembre è stato ridisegnato l’organigramma di vertice di un colosso della sanità che cura quasi 5 milioni di pazienti l’anno per un giro d’affari che supera 1,7 miliardi di euro. Hanno dato le dimissioni, tra gli altri, il presidente del San Raffaele, Enrico Tommaso Cucchiani, banchiere già al vertice di Intesa, e il suo collega Federico Ghizzoni, l’ex capo di Unicredit che due anni fa aveva trovato posto nel board del Policlinico San Donato, dove invece resta presidente Alfano. In uscita anche i manager Patrick Cohen, ora a capo della francese Axa assicurazioni, il banchiere d’affari Flavio Valeri (ex Deutsche Bank), Vittorio Emanuele Falsitta, avvocato milanese, in passato parlamentare di Forza Italia, e infine il commercialista Roberto Poli, da sempre al fianco di Silvio Berlusconi.
La girandola di incarichi e dimissioni, con il taglio di oltre la metà delle poltrone nei consigli di amministrazione, finisce per rafforzare la posizione di Kamel Ghribi, l’uomo d’affari tunisino con passaporto svizzero che da qualche anno è il più ascoltato consulente dei quattro eredi del fondatore Giuseppe Rotelli, scomparso nel 2013: la vedova Gilda Gastaldi e i figli Paolo, Marco e Giulia. Ghribi, 59 anni, già vicepresidente del Policlinico San Donato, ha da poco fatto il suo ingresso anche nel board delle holding Papiniano e Velca, come unico componente esterno alla famiglia. Non solo, il manager arabo, approdato anni fa a Lugano, è diventato anche partner d’affari del gruppo ospedaliero in una società milanese, la Gksd, che nei mesi scorsi, tramite alcune controllate, si è lanciata in una serie di nuove attività. Si va dalle costruzioni, di cui si occupa la Gksd Edile, alla consulenza in materia di appalti e opere civili, affidata alla Gksd Monitor. Con la sua GK investment holding di Lugano, Ghribi partecipa a queste iniziative con una quota del 50 per cento, pari a quella dei Rotelli, imprenditori con base a Milano e residenza dichiarata a Montecarlo, il paradiso fiscale della Costa Azzurra.
In questi affari si è ritagliato un ruolo anche Davide Bizzi, noto alle cronache finanziarie degli ultimi anni per la sua partecipazione a grandi operazioni come il rilancio (ancora da completare) dell’area industriale ex Falck a nord di Milano poi ceduta al gruppo Prelios. Più di recente, però, il suo nome è finito nel gran calderone dell’inchiesta vaticana che vede protagonista e principale imputato il cardinale Angelo Becciu. Bizzi, che non è indagato, è stato chiamato per una fumosa offerta, subito ritirata, per l’acquisto del palazzo di Londra attorno a cui ruota la complicata vicenda giudiziaria approdata a processo in questi giorni. La frequentazione con Ghribi risale a qualche anno fa e in passato Bizzi aveva già affiancato il gruppo San Donato in alcune iniziative. Adesso invece troviamo l’immobiliarista tra i consiglieri d’amministrazione della neonata Gksd Edile, che qualche mese fa ha assorbito una serie di attività messe in vendita dallo stesso Bizzi.
A quanto pare, quindi, i Rotelli sono alla ricerca di nuove opportunità d’affari in settori diversi dalla sanità e per aprirsi un varco in terre incognite si sono affidati ai consigli dell’amico e socio tunisino, un manager che ama vantare una carriera avventurosa, ricca di contatti nelle alte sfere della politica e della diplomazia internazionale, dagli esordi come trader petrolifero e poi in veste di mediatore, una ventina di anni fa, tra il governo americano e il dittatore libico Muammar Gheddafi. Dopo una vita di viaggi, e incontri, esibiti in rete nel suo sito personale, Ghribi si è infine insediato a Lugano.
Transitano da lì, adesso, anche i suoi affari con il gruppo San Donato. Come rivelato dall’Espresso un anno fa, nel 2018 i Rotelli avevano investito 10 milioni nella holding luganese del finanziere tunisino. Le azioni sono state da poco restituite al mittente, ma gli accordi tra le parti prevedono che il pagamento, 10 milioni più un altro milione a titolo di interessi, possa essere rimandato fino al 2023.
Al momento quindi, Ghribi ha un debito di 11 milioni con la famiglia di cui è socio e anche consulente.
Il rapporto fiduciario con il finanziere tunisino appare ancora più saldo ora che il gruppo milanese ha congedato buona parte dei consiglieri, tutti personaggi di spicco del potere nostrano, ingaggiati un paio di anni fa per affrontare al meglio, come recitavano i comunicati dell’epoca, «le impegnative sfide del futuro». E così, poche settimane fa, Paolo Rotelli, 32 anni, il maggiore dei tre eredi del fondatore, è tornato a occupare la poltrona di presidente del San Raffaele ceduta nel 2019 a Cucchiani, mentre suo fratello Marco, 28 anni, è ora vicepresidente di un altro grande ospedale milanese come l’Istituto ortopedico Galeazzi, un gradino sotto l’avvocato torinese Patrizia Poliotto, scelta al posto del berlusconiano Poli per il ruolo di presidente. Tra i pochi consiglieri passati indenni dal ribaltone troviamo Augusta Iannini, magistrato, a lungo tra i massimi dirigenti del ministero della Giustizia, nota anche come la consorte di Bruno Vespa. Iannini ha lasciato l’incarico nel board del San Raffaele conservando un posto tra i cinque consiglieri del Policlinico San Donato.
La manovra varata nei mesi estivi non ha risparmiato neppure i top manager a cui è affidata la gestione degli ospedali. Elena Bottinelli e Francesco Galli, amministratori delegati rispettivamente del San Raffaele e del Policlinico San Donato sono stati sostituiti da Marco Centenari e Sara Mariani. La nuova squadra dirigente è chiamata ad affrontare la fase di gran lunga più complicata degli ultimi anni. Nel 2020 la pandemia ha cambiato i connotati dell’attività ospedaliera. Per mesi interi, buona parte delle strutture sono state riconvertite per affrontare l’emergenza Covid-19, con la sospensione di tutti i ricoveri e gli interventi chirurgici salvo quelli di emergenza. Al San Raffaele, nel pieno della prima ondata, ad aprile del 2020, oltre il 90 per cento delle sedute operatorie sono state rimandate, con la metà circa dei posti letto occupati da pazienti Covid-19. E così, anche se le norme nazionali e regionali prevedono ristori per gli ospedali privati in prima linea durante la pandemia, i conti del gruppo hanno sofferto un vistoso calo dei ricavi a cui vanno sommati i costi straordinari per la creazione di nuovi posti in terapia intensiva e l’acquisto di farmaci, materiale sanitario e dispositivi di protezione.
Il bilancio consolidato della holding Papiniano, a cui fanno capo i 18 ospedali dei Rotelli (tutti in Lombardia, salvo due a Bologna) con 5.600 posti letto e 11 mila dipendenti, è quindi andato in rosso per 65,3 milioni nel 2020, contro i 20 milioni circa di profitti dell’anno precedente. Il risultato negativo si spiega in buona parte con le difficoltà del San Raffaele, la struttura più importante del gruppo, in prima linea contro il Covid-19, che nel 2020, con i ricavi in calo di quasi il 10 per cento, ha perso 57 milioni. Nel frattempo sono aumentati i debiti con le banche ,passati nell’arco di dodici mesi da 565 a 700 milioni circa anche per effetto di una nuova linea di credito di 85 milioni accordata al San Raffaele da Bnl, Intesa e Unicredit.
È possibile che già quest’anno, grazie anche alla netta diminuzione dei ricoveri d’urgenza dovuti alla pandemia, i numeri del bilancio tornino a migliorare. In prospettiva, però, la famiglia milanese sembra decisa a cercare nuove occasioni di business fuori dalla Lombardia dove al momento si concentra quasi per intero il giro d’affari del gruppo. Basti pensare che gli ospedali controllati dalla holding Papiniano valgono l’11 per cento circa di tutti i posti letto accreditati dalla regione governata dal leghista Attilio Fontana. Si spiegano anche così le manovre recenti dei Rotelli in direzione Roma, con il tentativo di rilevare il Fatebenefratelli in grave difficoltà. Lo stop di papa Francesco ha bloccato l’operazione, così come in Puglia sono andati a vuoto i primi approcci per tentare il salvataggio della Casa Sollievo della Sofferenza, il nosocomio di Padre Pio. Ghribi però pensa in grande e non è il tipo da arrendersi facilmente, anche se per il momento deve accontentarsi di promuovere l’eccellenza sanitaria del San Raffaele tra i ricchi del nord Africa e della penisola arabica. Tutti posti dove il consulente dei Rotelli è di casa. Almeno dai tempi di Gheddafi.