Si chiama “Scegliamo la vita” il nuovo corso del movimento cattolico. Risorse rinnovate e una comunicazione mainstream. Gandolfini: «Ci mobilitiamo con una grande voglia di celebrare la bellezza della maternità e della paternità»

I militanti cattolici scrivono sui blog: è come un divorzio. Ma non è vero. È qualcosa di peggio. È come quando la moglie scappa con l’amante, più giovane e ricco, in un film di terz'ordine. Sentimenti di rabbia e stracci che volano. La Marcia Per La Vita implode dopo il decimo anno e lo fa quasi silenziosamente con un comunicato: «Il Comitato Marcia Nazionale per la Vita ha deciso a maggioranza di sciogliersi in quanto al suo interno si è sviluppata una differenza insanabile di pensiero e strategie».

Differenza insanabile. Di pensiero e strategie. Ognuno per la sua strada. Anche se poi la strada è sempre la stessa. Il luogo dove ci si riunirà per marciare ancora una volta sarà Roma. Ancora una volta la penultima domenica di maggio (il 21). Ancora una volta contro aborto, fine vita e la crociata contro il gender.

È il nuovo corso del movimento cattolico che va sotto il nome “Scegliamo La Vita”, tra i portavoce troviamo Maria Rachele Ruiu (ProVita & Famiglia Onlus) e Massimo Gandolfini (Family Day) che dopo aver conquistato piazze e seggi in parlamento (basta un nome: Simone Pillon) crescono ancora una volta ricoprendo questioni che vanno sotto le etichette vita, famiglia, scuola. Così la Marcia Per La Vita viene assorbita dai neo-cattolici e introdotta nel nuovo mondo sotto una nuova forma.

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Lo spiega Massimo Prearo, ricercatore in scienza politica all'Università di Verona e autore de “L’ipotesi neocattolica” (Mimesi edizioni) : «La mobilitazione contro il gender (dall’educazione all’omotransfobia passando per le unioni civili) ha portato una parte delle associazioni nate all’interno del mondo di Marcia Per La Vita, come Pro-Vita ad esempio, ad acquistare un potere conflittuale nello spazio pubblico. Hanno acquisito risorse, si sono fatte spazio come interlocutrici politici e spesso hanno anche occupato posti di potere. Questo è anche un passaggio di testimone».

Le risorse sono quelle che già L’Espresso ha raccontato con varie inchieste. I fiumi di rubli che hanno finanziato, ad esempio, gli enormi manifesti che spesso invadono Roma con gigantografie di feti innalzati cupamente contro la legge 194. Quelli che arrivano dalla Russia verso CitzenGo e Novae Terrae (di quest’ultima faceva parte del direttivo un ancora sconosciuto Simone Pillon).

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La strategia è invece di comunicazione prima di tutto. Visibile sin dal simbolo. “La Marcia Per La Vita” veniva rappresentata da una famiglia tradizionale stilizzata: madre, padre, figlio, figlia sovrastati da una croce. “Scegliamo la Vita”, invece, opta per un cuore con i colori della bandiera italiana. Scompare così la dimensione religiosa. Una particolarità del movimento neocattolico anti-gender che in un tentativo di legittimazione all’interno dello spazio pubblico si muove attraverso eventi “non cattolici di cattolici”, lasciando al passato quell’idea dei “soldati di Dio” ma alimentando l’immaginario dei “cittadini preoccupati per la deriva dell’occidente”.

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La portavoce de La Marcia Per La Vita, Virginia Coda Nunziante, come si fa nei veri amori che finiscono non ha dato segni di rancore verso i neo-cattolici che dopo dieci anni se ne vanno portandosi con sé la piazza, anzi, ne ha voluto riconoscere la maternità definendoli: «frutti della Marcia per la Vita, ovvero dei gruppi e dei movimenti che da essa sono nati. Mi sia consentito ricordare Pro-Vita, di Tony Brandi, oggi rappresentata qui in piazza da Jacopo Coghe; i Giuristi per la Vita di Gianfranco Amato».

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Chi si aspettava l'anatema, è rimasto deluso. Si trovano però segnali di crepe e distanze “insanabili” tra La Marcia Per La Vita e il suo popolo, sempre più vicino a posizioni estreme. La più scottante all’interno del mondo cattolico si trascina dalla pandemia: i silenzi dei movimenti tradizionalisti su vaccini e green-pass hanno cambiato il mondo: «Non hanno mai detto una parola sulla produzione del cosiddetto vaccino», commenta così lo scioglimento del comitato MPV su un blog un militante. E ancora «Questo è il risultato del tradimento di chi avrebbe dovuto affermare che non si crede solo nella scienza, non si venerano i vaccini ma avrebbero dovuto sollevare la questione etica dell’uso dei feti abortiti e che il fine, pur supposto buono non giustifica i mezzi». Fa eco un altro utente «Non si possono tollerare l’idea di farmaci sperimentali fatti con feti assassinati – a centinaia». Fino alla questione della certificazione verde, sempre mal digerita dai militanti neo-cattolici «Non si può protestare contro l’aborto e poi chiedere il green pass per farlo». Questione ben cavalcata da Pro-Vita che nel mese di luglio dichiarava: «Imporre il greenpass ai minorenni significa creare un esercito di sdraiati psicopatici».

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Rassicurati da nuove posizioni e nuovi fantasmi come il gender e i vaccini con i feti uccisi, il popolo anti-abortista e contrario al fine vita cambia casa e strategia. «Scegliamo la Vita» nasce con l’intento di avere «un orizzonte di proposte a 360 grandi – spiega Gandolfini in una sala stampa deserta dell’associazione Stampa Estera il18 marzo- ci mobilitiamo non contro qualcuno ma per elevare un vero canto alla vita senza rancori e recriminazioni, con una grande voglia di celebrare la bellezza della vita, della maternità e della paternità».

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Anche questo fa parte di quell'ipotesi neocattolica che si fa strada in Italia. Porsi non contro ma a favore di un progetto, della difesa di valori in pericolo: «Questo è il punto di arrivo di un movimento che non è più solo contestatario, ma che cerca di farsi portavoce di un "popolo", per inserirsi più facilmente nel dibattito pubblico»  spiega Prearo. «Se tali sono i presupposti, il passaggio dai margini al mainstream comporterà probabilmente una più facile integrazione di queste istanze nei processi legislativi, anche grazie al supporto che partiti come la Lega e Fratelli d'Italia non hanno fatto mancare in questi anni, e che, come abbiamo già visto nel caso del fu DDL Zan, ha prodotto effetti molto concreti, e senza dubbio anche più pericolosi  e soprattutto interagire con soggetti e partiti politici all'interno delle istituzioni».