La sorella di Giorgia Meloni, responsabile del tesseramento, sta lavorando alla prossima tornata elettorale. Da qui la richiesta del super-obolo: «Su questa campagna ci giochiamo tutto». E spuntano le prime critiche: «Questa è una roba da matti. Hanno perso ogni misura»

Questo articolo è parte dell'inchiesta sui conti dei partiti de L'Espresso

 

Da via della Scrofa i malumori salgono sonori e si sentono forse per la prima volta. Questo modello del partito familista reso ancora più evidente con l’ascesa di Arianna Meloni, sorella maggiore di Giorgia Meloni e moglie del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, «disturba». 

 

Romana, classe 1975 (due anni in più della presidente del Consiglio), Arianna Meloni la politica – aveva raccontato in una lunga intervista rilasciata a Il Foglio durante l’estate 2022 – la fa fin da quando era giovane. Ma mai in prima persona. «Io sono un’ansiosa: non mi piace apparire. Ecco perché non mi sono mai candidata, nonostante faccia politica da quando sono ragazza». Dal 2000 lavora per la Regione Lazio come precaria («Sempre lo stesso genere di contratto, senza evoluzione di carriera, stesso stipendio»).

 

«La ribelle della famiglia», da capa del tesseramento di Fratelli d’Italia, il mese scorso ha imposto ai dirigenti di tesserare più persone possibile entro il 16 ottobre. Ordine eseguito. In tutta Italia si è visto un incremento di circa il 40%. «Quanto ce costa, però», racconta un dirigente che chiede l’anonimato, non essendo autorizzato a parlare della questione figuriamoci di quello che non va nel partito. Già, perché la sorella d’Italia avrebbe chiesto anche una quota specifica a seconda del peso politico. A chi è ai vertici fino mille-duemila, ai novizi 300. «Chiedere, pretendere, alzare la voce», è questo il metodo con cui la responsabile del dipartimento adesioni della segreteria politica difende l’impero meloniano.

 

Di recente è stata nominata anche nel Consiglio di amministrazione della Fondazione Alleanza nazionale. Poltrona di peso: la Fondazione possiede tra liquidità e patrimonio immobiliare quasi 230 milioni di euro e finanzia iniziative di propaganda e comunicazione. Il suo ruolo nel partito è stato fino a oggi quello della consigliera personale della presidente del Consiglio, coordinatrice delle decisioni che contano. Senza farsi troppo vedere, quasi nell’ombra, del resto: «Il potere – come spiegava una volta Francesco Cossiga – ha bisogno di gente che sa stare al microfono e di gente che regola la sintonia della radio. Chi parla è un burattino, chi manovra è il burattinaio». Giorgia Meloni di nessuno si fida più che di sua sorella («Siamo simbiotiche»).

 

E adesso Arianna Meloni tiene in ordine le file del partito ma anche i conti. Si è parlato e scritto molto della sua possibile candidatura alle Europee. Alla domanda su una sua disponibilità a mettersi in gioco, ha risposto al Corriere della Sera: «Preferirei di no. Ma sono un soldato». Intanto al «soldato» è stato affidato il compito di preparare il terreno in vista delle Europee, ovvero «la sfida più importante per il partito al governo in questo momento storico. Tutte le nostre figure politiche più esperte credo che debbano necessariamente mettersi a regime, ponendo al primo posto la necessità di lavorare per un bene maggiore sacrificando se occorre un bene minore». Sacrificio è la parola chiave. In vista delle elezioni europee, Fratelli d'Italia ha chiesto ai suoi parlamentari e dirigenti di partito una cifra decisamente fuori dal comune: 50 mila euro a testa una tantum per finanziare la campagna. «Certo, ci giochiamo tutto», spiegano i meloniani. Eppure i parlamentari versano ogni mese la propria quota al partito, pari a mille euro ciascuno. E non sono neanche pochi: 118 deputati, 63 senatori.

 

«Ma questa sarà una campagna in grande. Anche Salvini ha chiesto ai suoi 30 mila euro. Non bisogna stupirsi. E finora l’invito è rivolto soprattutto ai parlamentari più facoltosi e a nomi di peso», specificano da Fratelli d’Italia. Perché la campagna elettorale costa, lo sappiamo, costa moltissima fatica e moltissimi soldi. Ma il punto di rottura psicologico si sente già sotto traccia: intemperanze, nervosismo. «Ma questa è una roba da matti. Hanno perso ogni misura. Su questo sta giocando sul fuoco». Del resto anche i dirigenti di Fratelli d’Italia, non solo le sorelle Meloni, tengono famiglia.