Il culto dei genitori, Roberto Rossellini e Ingrid Bergman. La fattoria per coltivare una passione antica. I registi preferiti. Il rapporto con la tecnologia. L’attrice e regista si racconta

«Sono cresciuta con il cinema in casa, con mio padre che montava i film in camera e si arrabbiava se facevamo rumore, e mia madre che mi portava sui suoi set. Se in un’intervista non mi chiedono dei miei genitori oggi lo aggiungo io, per ricordarli: hanno contribuito tanto a farmi diventare la donna che sono». A parlare è Isabella Rossellini, figlia d’arte di Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, che ha saputo costruirsi una carriera longeva e multiforme, spaziando tra moda, cinema ed etologia.

 

Prima modella, poi attrice – è in questi giorni al cinema con “La chimera” di Alice Rohrwacher – quindi regista, da dieci anni si occupa della sua fattoria organica Mama Farm a Long Island. Nel ripercorrere la sua vita, si sofferma sulla sua voglia di meritarsi i risultati, pur essendo figlia d’arte, con cui si è conquistata un posto nel mondo: «Da giovane come tutti avevo voglia di creare la mia carriera al di là della famiglia, per questo decisi di non fare l’attrice e di iniziare come modella. Oggi penso di essere stata saggia: se avessi fatto subito l’attrice e fossi andata male sarei stata devastata. Invece ho esordito al cinema dopo una solida carriera da modella, ero già affermata».

 

L’America l’ha accettata subito? «Avendo lavorato tanto come modella gli americani hanno avuto tutto il tempo di familiarizzare con il mio volto. Quando poi da attrice hanno scoperto che non avevo il loro accento era tardi, ero già diventata una di loro». La sua bellezza è diventata iconica e leggendaria, a 71 anni ci scherza su: «Per “La morte ti fa bella” fui io a insistere per essere scelta, mi sentivo perfetta per il ruolo dopo tutta la pubblicità di creme di bellezza che avevo fatto! Oggi mi mostro per quella che sono, non mi sono mai fatta toccare le mie rughe, anche perché di chirurgia ne ho avuto abbastanza nella vita. Non estetica, tutt’altro: per tutta la vita ho sofferto per problemi di schiena, ho subito due operazioni, l’ultima dieci anni fa, ogni volta ho dovuto imparare da capo a muovermi».

 

Ingrid Bergman e Roberto Rossellini con i figli Robertino, Isabella, Isotta e Renzo (figlio della prima moglie del regista).

 

Oggi si muove tra l’America e l’Italia, con cui ha rapporti sporadici ma preziosi: «Negli ultimi tempi sono venuta spesso per lavoro, con Alice Rohrwacher abbiamo girato “La Chimera” in due stagioni diverse, sono tornata poi per ritirare il premio alla carriera alla Festa del Cinema di Roma». La sua famiglia vive altrove: «I miei fratelli e sorelle non vivono più qui, a parte Renzo. Anche i miei figli e nipoti sono tutti in America». Proprio in America, su consiglio del suo caro amico Robert Redford, ha osato il passaggio alla regia, con una serie di cortometraggi sul mondo animale, di cui è appassionata sin da bambina. «Mio padre mi aveva regalato il libro “L’anello di re Salomone”, quando l’ho letto mi sono detta: “Da grande sarò etologa e farò film sugli animali”. Così ho fatto, ma ci ho messo del tempo. Mi ha fatto piacere poter mostrare alla Festa del Cinema di Roma alcuni dei corti che ho realizzato da regista (“Green Porno”, “Mamas”, “Seduce me”). In Italia non ho mai riscontrato interesse per questi lavori, in America e in Francia sono stati accolti molto bene».

 

È riuscita a diventare un’attrice apprezzata e una regista sperimentale in modo molto diverso dai suoi genitori, da cui si è comunque sentita sempre ispirata: «Mi hanno trasmesso entrambi la bellezza di essere guidati dalla curiosità. Rossellini è stato un grande regista, ha fatto il neorealismo quando non esisteva, poi quando si è stabilito come stile accettato dal pubblico ha osato le biografie storiche, ha sempre avuto voglia di provare nuove cose. Mia madre era un’attrice famosa a Hollywood, eppure ha scritto a un regista italiano, mio padre, ai tempi in cui l’Italia era un Paese bombardato, distrutto. Come se Angelina Jolie oggi scrivesse a un regista siriano».

 

La ricorda, su tutti, nel suo ultimo film “Sinfonia d’autunno” di Ingmar Bergman, in cui interpretava una pianista di successo la cui carriera pesava sulla figlia trascurata. «Bergman era convinto che una donna in carriera trascurasse la famiglia. Mia madre ha sempre lottato contro questa idea, dimostrando con il suo esempio di vita che si potesse essere madre di quattro figli e un’attrice di successo. Su quel set non a caso fecero una lite storica e nel primo piano di mia madre si vede tutta la rabbia di una donna ancora una volta messa al suo posto. Mia madre era in grado di aggiungere a ogni personaggio una realtà maggiore, mi ha insegnato che gli attori non devono solo capire cosa vogliano gli autori, ma aggiungere, impreziosire».

 

Isabella Rossellini con Martin Scorsese, con cui è stata sposata dal 1979 al 1982.

 

Trova migliorata la situazione delle donne, almeno nel mondo dello spettacolo: «Oggi ci sono sempre più registe e storie di donne. Le donne prima neanche riuscivano a immaginare di poter fare alcuni mestieri. Mia madre una volta disse come una battuta: “Magari faccio la regia”, a quei tempi era come dire “Faccio l’astronauta”. È incredibile dirlo alle donne delle nuove generazioni, eppure la società allora non faceva venire in mente alle donne che fosse possibile osare alcuni mestieri. Per alcune era possibile, c’erano Liliana Cavani e Lina Wertmuller, ma erano eccezioni».

 

Oggi le registe, in Italia e non solo, hanno sempre più spazio, invece: «Mi pare sappiano raccontare bene l’inclusione nella famiglia, mentre gli uomini fanno più film in cui l’amore è soprattutto tra uomo e donna. Prendiamo il film “La chimera” di Alice Rohrwacher, a un primo sguardo racconta una storia di tombaroli, ma c’è un livello più profondo e poetico sulla presenza delle vite passate, delle anime della nostra cultura: siamo il risultato di una storia lunga. Questa attenzione alla storia, alla famiglia, alla continuità, mi sembra sia figlia di uno sguardo molto femminile».

 

L’attrice nel film “La Chimera” di Alice Rohrwacher

 

Come sceglie oggi i personaggi da interpretare? «Come quando avevo trent’anni: valuto chi sia il regista, io sono solo uno strumento della sua orchestra». Conosce a fondo le dinamiche del cinema, la sua vita è stata attraversata dai più grandi registi: «Sono stata la moglie di Martin Scorsese, il primo a suonare il campanello d’allarme sul deterioramento delle pellicole. Oggi restaurare le pellicole dei film di mia madre e mio padre è una missione per me, anche perché i film di mio padre sono stati molto importanti ma non al botteghino, infatti erano quelli più in pericolo».

 

A parte suo padre, i suoi registi preferiti, quelli che più l’hanno ispirata, sono «Chaplin, Méliès, Buster Keaton, il cinema muto. Lo amo perché elimina la tecnologia, con cui non ho un buon rapporto. Sono presente sui social perché me l’hanno chiesto i miei agenti. All’inizio non capivo niente, un’amica un giorno mi ha detto: “Immagina che sia una cartolina che mandi agli amici”. Da allora faccio foto e video di quello che vedo, o che mi piace». Soprattutto della sua fattoria: «L’ho messa su con il massimo dell’ignoranza e dell’entusiasmo. Davanti casa c’erano diversi ettari di terreno che un costruttore voleva comprare per edificarci sopra, così con la comunità circostante abbiamo deciso di rilevarli per poter essere liberi di passeggiare nella natura. All’inizio gestire una fattoria si è rivelato complicato, ma resta tuttora un’esperienza estremamente interessante e stimolante, specie per l’amore che nutro per i miei meravigliosi animali e che mi rigenera».