L’assassinio del giudice Occorsio. Le rapine e i rapporti con la criminalità e i servizi deviati. Le esecuzioni in carcere dei camerati che volevano parlare degli attentati di Brescia e Bologna. Chi era e cosa nascondeva il capo militare di Ordine nuovo, terrorista mai pentito

Un assassino spietato, idolatrato dai giovani terroristi neri come «il comandante», capo carismatico dei «neofascisti rivoluzionari». Un criminale politico di altissimo livello, capace di nascondere dietro l'immagine di «combattente» duro e puro i segreti inconfessabili del terrorismo di destra: i rapporti con la mafia, la P2 e i servizi segreti deviati, lo stragismo in Italia dal 1974 al 1980, da Brescia a Bologna.

 

Con Pierluigi Concutelli, morto a 79 anni nella sua abitazione di Ostia, se ne va uno degli ultimi protagonisti e custodi dei misteri del terrorismo di destra. Nato e cresciuto a Roma, ha iniziato la militanza neofascista a Palermo, dove è stato arrestato per la prima volta, già nel 1969, con armi ed esplosivi, usati per addestrarsi in campi paramilitari.

Uscito dal carcere dopo 14 mesi, entra in Ordine Nuovo, la formazione di estrema destra che è al centro delle indagini e dei processi per le prime stragi nere, a cominciare dall'eccidio del 1969 in Piazza Fontana a Milano. Nel 1973, quando il governo Rumor decreta lo scioglimento di Ordine Nuovo, i capi dell'organizzazione passano alla clandestinità. Concutelli, ormai latitante anche per altri reati, scala la gerarchia del gruppo terroristico fino ad esserne riconosciuto come il «comandante militare». E diventa un super killer della galassia neofascista.

 

A Roma, il 10 luglio 1976, Concutelli uccide a colpi di mitraglietta il giudice Vittorio Occorsio, l'unico magistrato che indagava su Ordine Nuovo e sui rapporti tra il terrorismo politico e i sequestri di persona. Dopo una serie di rapine e fughe tra Spagna e Francia, il killer nero viene arrestato a Roma, nel febbraio 1977, proprio grazie a un'inchiesta sui rapporti tra neofascisti e clan criminali e, in particolare, tra lo stesso Concutelli e la banda Vallanzasca.

 

Concutelli si dichiara «prigioniero politico» e in carcere si vede riconoscere come leader di riferimento dalla nuova generazione di terroristi neri, in particolare i Nar di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, che progettano più volte di farlo evadere. L'ultimo piano di fuga viene studiato in Sicilia nel luglio 1980, mentre Fioravanti e Mambro stanno preparando la strage del 2 agosto 1980 a Bologna, per cui sono stati poi condannati con sentenza definitiva.

Condannato all'ergastolo per l'omicidio Occorsio, Concutelli commette altri due omicidi di esplicita matrice terroristica mentre è detenuto. Il 13 febbraio 1981, nel carcere di Novara, strangola il neofascista bresciano Ermanno Buzzi, detenuto per la strage di Brescia, che aveva confidato di voler confessare la verità sull'attentato del 28 maggio 1974 in piazza della Loggia. Il complice di Concutelli in quell'omicidio è Mario Tuti, il terrorista nero condannato per le bombe sui treni in Toscana e assolto in appello per la strage dell'Italicus.

 

Concutelli viene condannato al terzo ergastolo per l'omicidio di Carmine Palladino, anche lui strangolato in carcere, nell'agosto 1982, perché sospettato di volersi pentire e collaborare con le indagini sui neofascisti romani per la strage di Bologna.

 

Nel 2002, dopo 25 anni di reclusione, Concutelli ottiene la semilibertà. Nel 2011 la pena viene sospesa per gravi motivi di salute. È morto a Ostia, in casa di un ex camerata che lo ha ospitato fino all'ultimo.