MUSICA CLASSICA
Quel suono unico di Piazza del Campo: l’Accademia Chigiana compie cento anni
La musica barocca nei cortili medievali. I grandi concerti sinfonici. I corsi di perfezionamento. La lunga stagione per celebrare il primo secolo di vita dell’istituzione musicale
Trafitti da un raggio di musica ed è subito Siena, verrebbe da pensare, parafrasando i celebri versi di Quasimodo. Versi che possono essere il manifesto del nucleo ideativo e poetico di ciò che accade tra luglio e settembre nella splendida città toscana. Qui la musica pervade, invade e attraversa veloce tutto il territorio, dalle traiettorie acustiche di una avveniristica orchestra composta da 60 altoparlanti, disegnate nell’antica chiesa di Sant’Agostino a impianto gotico con rifacimenti del Vanvitelli, all’eleganza della musica barocca eseguita nei cortili degli antichi palazzi medievali; dai grandi concerti sinfonici in Piazza Del Campo - dove incessantemente la contrada vincente ostenta la vittoria dell’ultimo Palio con sbandieratori e a suon di tamburi - alla musica da camera che scivola sui rigogliosi declivi delle vicine Colline del Chianti per rendere ancora più brillante e vivo il rosso del celebre vino gustato al tramonto. E al mattino si ricomincia, nelle aule di alto perfezionamento, sotto i cieli limpidi e sinceri di Siena dove raggi di luce si stagliano verticali lungo le architetture medievali della città.
Tutto questo è l’Accademia Chigiana, celebre istituzione musicale che abita il duecentesco Palazzo Chigi Saracini portato a ulteriore splendore dal Conte Guido Chigi che nel 1906 avvia la restaurazione dell’edificio, progettando il sontuoso Salone dei Concerti in stile veneziano settecentesco e un Teatro, piccolo gioiello nascosto. E la storia ha inizio proprio con lui, Guido, mecenate illuminato, che del Palazzo fa un tempio della musica. Una storia che oggi compie cento anni, lungo i quali la Chigiana, tra corsi di perfezionamento, attività concertistiche, residenze, ha accolto artisti, strumentisti, direttori d’orchestra di fama mondiale che hanno scritto la storia musicale dal Novecento sino a noi, da Respighi a De Falla, da Cortot a Hindemith per arrivare a Giulini, Pollini, Abbado, Sinopoli, Mehta, Barenboim, Accardo, Ughi, Petrenko. Sarebbe una lista infinita e vorticosa, ma è interessante capire come, in un momento in cui l’organizzazione culturale italiana deve necessariamente andare oltre, rifondando i propri modelli, questa «Vecchia e blasonata Signora guardi sempre al futuro con passo svelto e sicuro», racconta Nicola Sani, direttore artistico della Chigiana e compositore.
Scorrendo il Chigiana International Festival & Summer Academy 2023, che annovera nuove produzioni d’opera, concerti sinfonici e da camera con orchestre e formazioni internazionali, interpreti e direttori di acclarata fama, percorsi tematici, prime esecuzioni assolute, 32 corsi di alto perfezionamento, 700 domande di ammissione, si può dire che la Signora goda di ottima salute.
«Oggi la Chigiana è un centro di produzione musicale permanente dove accanto a rinnovati modelli di programmazione occorre pensare a nuovi modelli economici dell’organizzazione musicale», continua Sani: «Un’organizzazione che ha dovuto attraversare la fase di crisi legata al crollo del Monte dei Paschi e aprirsi ai grandi modelli europei, come Lucerna, Verbier, Tanglewood; capire il senso del tempo passando da un modello monocratico a un modello pluralista con una base finanziaria tra pubblico e privato». Un circuito produttivo virtuoso e endemico, in cui i corsi di alto perfezionamento diventano soggetti produttori che convogliano le risorse economiche nelle attività concertistiche. La vocazione extraterritoriale del Festival, inoltre, porta la Chigiana a stringere partenariati con le più rinomate istituzioni tra cui il Mozarteum di Salisburgo per il progetto Chigiana-Mozarteum Baroque Program e con il GRM-Groupe De Recherches Musicales di Parigi, uno dei principali centri di ricerca e sperimentazione sulle nuove tecnologie presente con l’installazione dell’Acousmonium, Orchestra di 60 altoparlanti, un sistema di ascolto unico al mondo.
«Quest’anno il tema è la “parola” con il suo potenziale sonoro e semantico. Un’area assai vasta che con più di 120 concerti attraversa secoli di storia, dalla musica rinascimentale alla sperimentazione elettronica più avanzata», continua il compositore: «L’idea è quella di considerare la musica come territorio unico e unico dovrebbe essere anche l’ascolto. Solo così si può arrivare a eseguire e ascoltare con la stessa consapevolezza Mendelsshon, Purcell, Verdi, Mozart accanto ai Sei nuovi capricci per violino solo e un saluto di Salvatore Sciarrino, commissionati da noi, o l’azione scenica per cinque voci e undici strumenti Protocolli di Fausto Razzi dal testo omonimo di Sanguineti, o le opere fondamentali di Luciano Berio al quale abbiamo dedicato gran parte del Festival per i vent’anni dalla sua scomparsa».
Un Festival che parla anche di intelligenza artificiale con macchine che interpretano una partitura: «Non dimentichiamo che gli studi tra musica e intelligenza artificiale sono stati tra i primi a nascere, dalla seconda metà degli anni 50 del ‘900. Tuttavia il computer è solo uno strumento. I criteri estetici, i contenuti, le intenzioni restano al compositore che non sarà mai sostituito», conclude Sani.
Intanto le chiese, i cortili, i palazzi di Siena continuano a colmarsi di pubblico, italiano e straniero, per accogliere tutto quello che questa straordinaria Signora sa offrire. Ed è subito sera.