Lo speciale su Sanremo ovviamente non svela nulla. Se non che avevano bisogno di costruire qualcosa di nuovo da dare in pasto ai follower

Sembrava solo un’inutile parentesi rosa (Chemical) tra Chiara e Fedez l’episodio “evento” dei Ferragnez dedicato al “Sanremo gate”. In realtà guardando le vicissitudini della coppia divisa su due ville, inumidita dalle lacrime e circondata da uno staff che se scendesse in piazza metterebbe d’accordo organizzatori e questura, si evincono ben due cose. La prima è che Ferragni lo fa per se stèssa, vuole ritrovare se stèssa ed è orgogliosa di aver portato se stèssa

 

La seconda è che visto che il racconto di un falso privato costretto nello schermo di un cellulare ha sempre bisogno di nuova linfa per rivitalizzarsi, era necessario andare a pescare nella vecchia e buona tv. In questi strani tempi il piccolo schermo sta provando in modi diversi a far sì che il pubblico generalista si interessi al mondo dei social. I cosiddetti volti influencer sono chiamati a esprimersi, a condurre, a giudicare talenti, con risultati generalmente fallimentari. O tutt’al più invisibili. La televisione non ha bisogno di loro e se davvero volesse nuove energie, dovrebbe avere l’acume di andarsele a cercare da una parte in cui si parli la stessa lingua, anziché un idioma misterioso aggrappato al pronome Io. Invece al contrario, ai Ferragnez d’Italia la tv a un certo punto serve eccome. 

 

Mostrato l’amore, il fidanzamento, il compleanno tra i carrelli del supermercato. Il primo figlio, la gravidanza, la seconda che non dice papà, ma quanto è carina quando mangia, dai facciamola mangiare. E poi la malattia, la tata, le mamme, il lusso e fit check, ecco dopo tutto questo, che non è molto ma piace a parecchi, era necessario trovare un qualcosa di nuovo. Che gli è stato regalato dalla partecipazione all’evento televisivo dell’anno. Per questo è quasi interessante l’episodio “Sanremo Special” su Prime Video, perché svela, neanche fosse uno storyboard, come si costruisce un capitolo di una vita in diretta. 

 

Così viene confezionato ad arte l’ennesimo momento non vero ma plausibile da dare in pasto ai follower, novelli pac-man affamati di palline di formaggio che scappano dai fantasmi del reale. L’irritazione di Chiara che si racconta oscurata da Fedez, l’enfasi con cui viene sottolineato il lavoro pazzo e disperatissimo per arrivare all’Ariston, otto mesi di preparazione (che fanno circa un mese e mezzo per ogni cartoncino letto sul palco), l’avvicinarsi all’evento con il tempo scandito come una bomba a orologeria, tutto serve per far salire la tensione creata a tavolino, un effetto annuncio di una verità che non arriva mai, perché semplicemente non esiste. Se non come un nuovo livello di un bizzarro videogioco, che ha ancora una volta ha scampato il game over.

 

DA GUARDARE 
Applausi scroscianti, cori da stadio e l’immagine di Giorgia Meloni in collegamento moltiplicata per undici volte in pose autorevolmente diverse: l’intervista di Del Debbio a “Dritto e Rovescio” («Grazie caro Paolo») alla premier («Lei è come Rambo») è stata un’esperienza. Lisergica, ma pur sempre un’esperienza.

 

MA ANCHE NO
“Who is Erin Carter?” è tra le dieci serie più viste su Netflix ma difficile ricordare un insieme così denso di incongruenze, superpoteri mal posti e citazioni maldestre. Una sorta di vorrei ma non posso tra “Kill Bill” e “Nikita” che finisce in maniera tragica: ovvero con la strada spianata per una seconda stagione.