La Corte costituzionale ha risolto il contrasto tra diritti umani e immunità di un Paese straniero, offrendo soluzione alle cause di risarcimento per i crimini di guerra. Ma i legali che rappresentano la nostra Repubblica tradiscono il diritto

Agghiacciante. Solo così si può definire quello che sta accadendo nei tribunali civili italiani, da Firenze a Udine, da Pordenone a Trieste, nelle cause di risarcimento per le stragi nazifasciste accadute tra il 1943 e il 1945. Gli avvocati dello Stato stanno adottando tecniche dilatorie insulse, dalla messa in discussione di fatti storici acclarati all’evocazione della prescrizione, dall’offerta di una elemosina alle vittime alla messa in discussione della titolarità nel processo dei parenti delle vittime. La cosa davvero inaudita è rappresentata dal fatto che alcuni avvocati hanno avuto l’ardire di prendere le parti della Germania, dimenticando di dover rappresentare le ragioni dello Stato italiano, di dover rispettare la legge e di tutelare i diritti dei cittadini che attendono giustizia da troppo tempo.

 

Dopo la sentenza della Corte costituzionale che il 4 luglio decise sulla legittimità del Fondo – istituito dal governo Draghi – per il ristoro dei crimini di guerra e contro l’umanità compiuti dalle forze del Terzo Reich, le cause impantanate avrebbero dovuto assumere un iter rapido avendo trovato una soluzione per conciliare questioni contrastanti, da una parte il principio della tutela assoluta dei diritti umani e dall’altra la controversia con la Germania fondata sulla norma consuetudinaria di diritto internazionale sull’immunità di uno Stato dalla giurisdizione di un altro Stato. La Consulta ha sottolineato che la legge 79 del 29 giugno 2022 ha individuato una «disposizione speciale e radicale» con una norma «virtuosa anche se onerosa» capace di chiudere un contenzioso infinito attraverso l’istituzione di un Fondo indicato come il soggetto che si assume la copertura dei crediti risarcitori.

 

Finalmente il tribunale di Firenze emanava due importanti sentenze il 9 novembre 2023, riguardanti l’uccisione di Egidio Gimignani e di Giuliano Lotti avvenute nel giugno e luglio 1944 a Tavarnelle Val di Pesa con l’esplicita condanna della Repubblica federale tedesca e la definizione di un risarcimento a carico del Fondo. Le motivazioni erano fondate sulle previsioni della legge e della sentenza della Corte costituzionale. Inopinatamente l’avvocato dello Stato Piercarlo Pirollo ha interposto appello affastellando argomentazioni che fanno a pugni con i riferimenti normativi e giurisprudenziali, chiedendo di escludere la Germania come parte.

 

In particolare, viene trascurata la decisione della Consulta che ha confermato l’eccezione umanitaria in presenza di crimini di guerra e contro l’umanità e anche la giurisdizione nazionale, per cui nelle cause civili la Germania può essere condannata per i fatti accertati e il rimedio congruo deve essere assolto dal Fondo gestito dal ministero dell’Economia. La contraddizione è patente con l’affermazione dell’avvocatura dello Stato espressa nel giudizio davanti alla Corte costituzionale che si riferì alle vittime come «carne viva, non di creditori».

 

Che fare? I sindaci di Sant’Anna di Stazzema e di Marzabotto hanno scritto al presidente Mattarella esprimendo un profondo sdegno. Tocca alla presidenza del Consiglio e in particolare al sottosegretario Alfredo Mantovano mettere ordine per evitare interpretazioni confuse e distorte. Lo Stato non può coprire le stragi e offendere le vittime, privandole di giustizia.