La scomparsa di un grande giornalista, Ernesto Assante, è la spinta a tornare alle radici. Perché la musica può migliorare le cose

La musica può salvarci? Possiamo battere la barbarie? La scomparsa del mio amico e fratello di musica Ernesto Assante ha portato con sè, oltre all’immenso dolore, una valanga di pensieri. Dovremmo ogni tanto ripensare all’origine di tutto, al punto di partenza, alle motivazioni e alle spinte da cui tutto ha avuto origine. Se oggi dopo tutti questi anni mi trovo ancora sulle barricate della musica è perché sono partito da una convinzione, autorizzata dalla storia e dalla rivoluzione che stava cambiando il Pianeta negli anni Sessanta e Settanta. La musica era un modo di cambiare il mondo, di arricchirlo, di ingentilirlo, di aumentare il tasso di bellezza in circolazione.

 

Era quello il motivo per cui valeva la pena farne un lavoro, una passione, una scelta di vita. Poi è cambiato tutto, intorno alla boa del millennio la musica da luogo centrale di formazione e visione del mondo è diventata inesorabilmente e gradualmente un accessorio, qualcosa che ascoltiamo magari distrattamente, in funzione secondaria e marginale. Non è solo questione di musica. È il mondo a essere mutato, precipitando tra pandemie e guerre maligne, in qualcosa di più cattivo e velenoso. E allora mi viene da ripensare alla musica, al punto di partenza, può darsi che il mondo imbruttisca in modo sempre più vistoso anche perché abbiamo smesso di combattere per la bellezza, forse anche di pensare che sia importante, che sia un bene da difendere, come e più di ogni altra cosa.

 

Io e Ernesto siamo sempre stati uniti e solidali almeno su una cosa, sul fatto che facciamo il più bel lavoro del mondo, e che questa fortuna dobbiamo cercare in ogni modo di restituirla. Per questo a volte mi arrabbio per un panorama musicale che sembra più un “tormentonificio” che non quel regno delle meraviglie che la musica può e dovrebbe essere. Non c’è niente di male a divertirsi, ballare, fare casino con le canzoni, anzi, il problema è se questa legittima funzione di intrattenimento diventa la sola possibilità praticabile, il pensiero unico, lo stretto imbuto in cui deve cadere inevitabilmente tutta la musica del presente.

 

Non è solo così, per fortuna, di musica buona ce n’è, in giro, ma il mainstream è una mannaia inesorabile. Eppure il punto di origine non è cambiato. La musica è lì, pronta per essere usata al meglio. E allora facciamolo, divertiamoci anche a immaginare altri mondi possibili, magari anche più belli di quelli che ci avvolgono al presente. È una magia sicura, funziona, e non costa niente provarci.

 

UP
A dimostrazione che la musica può diventare un work in progress, Fabri Fibra ripubblica 17 anni dopo “In Italia”, a suo tempo inciso con un featuring di Gianna Nannini, coinvolgendo Emma e Baby Gang e aggiungendo rime nuove: «Dove fuggi? C’è una guerra ogni giorno al telegiornale, se fai soldi in Italia c’hai contro tutti». 

 

& DOWN
Attenti a cantare ai vostri bambini le canzoni di Mary Poppins. I censori che classificano i film in Inghilterra, zelanti custodi del politically correct, hanno deciso di cambiare etichetta al film, definito «per bambini accompagnati» a causa di tracce di linguaggio razzista e discriminatorio. E se i censori cambiassero spacciatore?