Aziende pubbliche
La Sogin smaltisce le scorie licenziando i suoi top manager
La società per il decommissioning nucleare consuma più dirigenti che fusti per il materiale radioattivo. Dopo le inchieste de l'Espresso, adesso è il turno dell’ex ad Fontani e del responsabile dell’Ict, Speranza. Due anni fa erano stati cacciati in quattro. Che poi hanno vinto i ricorsi
La Sogin, società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari, ha licenziato due manager di primo piano. Il nome più noto è quello di Emanuele Fontani, che di Sogin è stato ad dal dicembre 2019 dopo avere guidato la controllata Nucleco dal 2012 al 2017. L’altro dirigente è Fabrizio Speranza, responsabile dell’Ict e consigliere di amministrazione di Nucleco, società impegnata con importanti appalti in Slovacchia finiti nel mirino della Procura di Roma che su Sogin ha in corso tre inchieste penali, come rivelato dall’Espresso.
Anche per questo motivo Fontani era stato destituito dalla carica il 15 giugno 2022 dall’allora ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani, che aveva commissariato Sogin affidandola a Fiamma Spena, Angela Bracco e Giuseppe Maresca. Nonostante l’intervento del governo Draghi, il destituito Fontani era stato inserito dagli stessi commissari governativi nella task force sul decommissioning e lì era rimasto anche dopo la nomina del nuovo cda da parte del ministro Gilberto Pichetto Fratin lo scorso agosto.
Lunedì 4 marzo 2024 l’attuale ad della società, Gian Luca Artizzu, ha nominato ad interim al posto di Fontani il plant manager della centrale di Trino Vercellese, Fulvio Mattioda. Sarebbero in arrivo altri due provvedimenti simili, sempre riguardanti figure di primo piano.
Interpellata da l’Espresso, che si è a lungo occupato della società con le sue inchieste, la Sogin ha replicato con un no comment che la dice lunga sulle procedure di trasparenza di una Spa alimentata da un quarto di secolo attraverso le tasche dei cittadini. Ma più fonti hanno confermato la circostanza.
Nei corridoi dell’azienda si sapeva da qualche settimana che qualcosa di grave era in arrivo. Il 24 gennaio la Rsu aziendale aveva inviato una mail a tutti i dipendenti denunciando le lettere di contestazione disciplinare inviate «ad alcuni lavoratori per attività svolte negli anni passati». La rappresentanza sindacale concludeva: «Auspichiamo che tali azioni non abbiano conseguenze sui lavoratori e che in azienda si possa ristabilire un clima di normalità, ormai assente da anni».
Che la Sogin goda di un clima, si passi la battuta, tossico-nocivo è un dato di cronaca. A parte le perquisizioni dei finanzieri e le inchieste della magistratura, non è la prima volta che l’azienda statale ricorre a provvedimenti drastici nei confronti dei suoi top manager. Circa due anni fa, in un’operazione ottimisticamente ribattezzata di “self cleaning” organizzata da Luigi Cerciello Renna, erano stati cacciati in quattro: Fabio Chiaravalli, responsabile del deposito nazionale rifiuti, Luca Cittadini, ex ad di Nucleco, Mariano Scocco, responsabile dell’ufficio legale e Federico Colosi, direttore delle relazioni esterne. I licenziati che hanno opposto ricorso, in primis Cittadini che è stato il principale oppositore di Fontani sulle operazioni slovacche con Javys, si sono visti riconoscere risarcimenti di varie centinaia di migliaia di euro. Anche questi, come i costi generali della Sogin, finiranno sulle spalle dei contribuenti.