La Commissione di Bruxelles boccia il nostro Paese nell'ultimo report sullo stato di diritto. Ed evidenzia preoccupazioni anche per le aggressioni nei confronti dei giornalisti

"L'esistenza di norme specifiche per la protezione dei giornalisti contro le minacce nei loro confronti" non risolvono "le diverse sfide che i giornalisti incontrano nell'esercizio della loro professione" e "i casi di aggressioni fisiche, minacce di morte e altre forme di intimidazione continuano a destare preoccupazione per la sicurezza dei giornalisti in Italia". 

 

Lo si legge nel capitolo dedicato all'Italia del rapporto annuale pubblicato dalla Commissione europea sul rispetto dello stato di diritto. Nel documento, coinciso per i tempi della diffusione con l'aggressione a Torino del cronista Andrea Joly, si legge che nell'ultimo anno "la Piattaforma del Consiglio d'Europa per la promozione della protezione del giornalismo e della sicurezza dei giornalisti ha registrato sette allarmi riguardanti l'Italia, quattro dei quali relativi a casi di attacchi fisici a giornalisti e tre a casi di molestie e intimidazioni nei confronti di giornalisti, mentre la piattaforma Mapping Media Freedom ha segnalato 75 incidenti nei primi sei mesi del 2024, 47 dei quali relativi a diverse forme di attacchi a giornalisti e 13 a casi di incidenti legali che hanno coinvolto giornalisti". 

 

Sebbene questi dati mostrino una diminuzione dei casi rispetto al 2022, si legge, la mancata denuncia di diversi casi di aggressione o intimidazione insieme alle carenze nel monitoraggio delle querele temerarie da parte del Centro di coordinamento "portano a problemi di sottostima". 

 

"Non ci sono stati ulteriori progressi nell'attuazione della raccomandazione formulata" per l'Italia nel rapporto 2023 per quanto riguarda la "riforma e l'introduzione di garanzie per il regime di diffamazione, la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche", sostiene ancora la Commissione. L'esecutivo europeo rileva preoccupazioni "anche per altri aspetti della proposta di riforma relativi alle sanzioni penali e disciplinari per la diffamazione a mezzo stampa, all'introduzione dell'obbligo di rettifica automatica e ai criteri di giurisdizione delle cause per diffamazione". Tali timori fanno ritenere che questi elementi rischino di innescare un effetto di contenimento della libertà dei media e della libertà di stampa".

 

Preoccupazioni per la piena indipendenza Rai
"Diverse sfide" sono rilevate per il sistema di governance e di finanziamento dei media pubblici e in particolare per quanto riguarda l'atavica questione del sistema di governance della Rai, per cui da più parti si chiede "una riforma complessiva". Preoccupazioni emergono anche sulle regole della par condicio nelle comunicazioni politiche, visto che le nuove misure applicate nei mesi di campagna elettorale per le europee, "avrebbero permesso a candidati con ruoli nel governo di avere più visibilità rispetto ai candidati dei partiti di opposizione".

 

Nel campo delle misure anti-corruzione la Commissione europea tiene conto nel rapporto "della percezione di esperti e dirigenti d'azienda che il livello di corruzione nel settore pubblico rimane relativamente alto". Le proposte di modifica della prescrizione, attualmente all'esame del Parlamento, aggiunge l'esecutivo, "potrebbero ridurre il tempo a disposizione per condurre procedimenti penali, compresi i casi di corruzione". "La cooperazione e il coordinamento nella pratica tra le varie polizie e procure nazionali, le autorità fiscali e l'Anac continua ad essere efficace, così come la cooperazione tra polizia, forze dell'ordine e l'Ufficio della Procura europea", osserva la Commissione.

 

Sul progetto di legge che abroga il reato di abuso di ufficio pubblico e limita la portata del reato di traffico di influenze, la Commissione osserva che le modifiche all'ambito di applicazione del reato di traffico di influenze "mirano a escludere non solo i casi in cui l'intermediario sostiene semplicemente di essere in grado di influenzare il funzionario pubblico, ma anche i casi in cui il vantaggio promesso o dato non è economico". Il governo, sottolinea Bruxelles, "sostiene che il reato ha un effetto paralizzante sulle amministrazioni pubbliche e che altri reati di corruzione forniscono un quadro legislativo sufficientemente forte per combattere gli atti che minano l'imparzialità e la corretta condotta della pubblica amministrazione". Tuttavia, "la criminalizzazione dell'abuso d'ufficio e del traffico di influenze fa parte delle convenzioni internazionali sulla corruzione ed è quindi uno strumento essenziale per l'applicazione della legge e l'azione penale nella lotta alla corruzione".