L'intervista

«L'autonomia differenziata voluta dalla Lega condanna il Sud a restare indietro»

di Enrico Filotico   30 luglio 2024

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Antonio Decaro

Parla a L'Espresso Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e campione assoluto di preferenze alle europee: «In Europa per una nuova idea di coesione che abbia al centro i bisogni dei territori e i sogni dei cittadini»

Antonio Decaro, per dieci anni sindaco di Bari e presidente dell’Associazione nazionale dei sindaci, è uno dei volti nuovi del Pd arrivati a Bruxelles con le Europee degli scorsi 8 e 9 giugno. L’ex primo cittadino, ora neopresidente della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, è stato il più votato tra i dem con più di 500 mila preferenze.

Se lo aspettava?

«No. Ne sono onorato e sento forte la responsabilità della fiducia. Mi impegnerò a non tradirla. Le regioni del Sud da tempo hanno avviato un dialogo con l’Europa basato su impegni, progetti e fiducia. Su questa strada vogliamo continuare. Abbiamo dimostrato con il Pnrr di avere chiare le linee strategiche di sviluppo e di saperle trasformare in progetti concreti. Sarà importante sul fronte europeo continuare a dare fiducia alle regioni del Sud».

In questi anni tante volte l’Europa è stata considerata lontana. Alla luce della riconferma di Ursula von der Leyen sostenuta anche dal suo gruppo S&D, che tipo di cambiamenti ci si deve aspettare?

«Siamo noi a dover lavorare affinché l’Europa sia più vicina e più accessibile dai cittadini. Se chiediamo loro di sentirsi europei dobbiamo fare in modo che l’Europa diventi davvero per tutti un punto di riferimento. Accadrà se lavoreremo per semplificare le procedure e se avvieremo una fase di ascolto reale per pianificare le prossime decisioni strategiche comunitarie. Penso all’energia, alla transizione verde, alle nuove politiche di coesione. Insisterò molto sul coinvolgimento delle autonomie locali, per una nuova idea di coesione che abbia al centro i bisogni dei territori e i sogni dei cittadini, sul modello dell’attuazione del Pnrr. Poi c’è il tema delle politiche abitative. È bene che nella redazione del primo piano europeo per l'edilizia abitativa a prezzi accessibili, annunciato da von der Leyen, siano ascoltati i Comuni che sono i depositari del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, purtroppo totalmente insufficiente rispetto all’emergenza abitativa che tante città stanno vivendo».

Le urne dicono che la buona amministrazione paga, diversamente dal risultato deludente delle Politiche 2022.

«Ho già fatto notare che alle elezioni amministrative venivano premiati gli amministratori locali del Partito democratico e purtroppo a livello nazionale i risultati non premiavano la stessa parte politica. Credo questo sia sempre stato il riconoscimento al lavoro svolto sui territori, al rispetto degli impegni presi e alle capacità di tanti amministratori di saper declinare le idee e i valori democratici in atti concreti che hanno cambiato in meglio la vita delle persone».

Nei mesi precedenti al voto, le vicende giudiziarie che hanno interessato Bari, legate alla presenza di presunti esponenti mafiosi nelle società partecipate. Lei ha conservato la delega per la gestione di quel comparto, si poteva vigilare di più?

«L’amministrazione comunale di Bari ha messo in campo tutte le azioni possibili per contrastare la criminalità organizzata. Anche con denunce circostanziate che hanno portato all'arresto di persone legate ai clan. Lo ha detto anche la procura della Repubblica in più di un’occasione. Sia il Comune di Bari sia l’azienda dei trasporti sono parti lese nelle vicende legate all'inchiesta e si sono costituite parti civili nel processo. Chiediamoci se non sia il caso di rafforzare i poteri delle amministrazioni locali per prevenire episodi illeciti».

Nel corso di una accorata conferenza stampa ha parlato di 14 clan criminali a Bari, il destino delle città del Mezzogiorno è quello di dover convivere con la criminalità organizzata? Che strumenti hanno le amministrazioni per combatterla?

«Non abbastanza. Ma non bisogna scoraggiarsi, anzi. Occorre lottare ogni giorno dentro e fuori i palazzi. Non esistono destini segnati e la mia città ha già dimostrato di sapersi ribellare al dominio delle mafie che in passato era molto forte. Continueremo».

C’è ancora una commissione d’accesso inviata dal ministro Piantedosi in città, ha timori?

«Confido nell’onestà e nella trasparenza del lavoro fatto in questi anni. Abbiamo sin da subito offerto la massima collaborazione ai commissari».

Che impatto avrà la riforma Calderoli sul Mezzogiorno già gravato da un debito storico?

«Lo abbiamo detto più volte: è una riforma che di fatto condanna il Sud a restare indietro. Si creeranno nuove fratture nel Paese, e aumenteranno le differenze che già esistono e non per colpa della classe dirigente del Sud, come dice qualcuno, ma per i ridotti trasferimenti di risorse statali a causa del mancato superamento della spesa storica. Noi non resteremo a guardare».

In questi anni tra le colpe attribuite al Sud c’è l’incapacità di spendere i fondi europei. Come si risolve questo nodo?

«Innanzitutto favorendo un rapporto diretto tra le Regioni e Bruxelles. Rapporto che può essere esteso alle città come è già avvenuto con la misura del Pon metro e del Pon metro plus: linee dirette di finanziamento europeo sulle città basate su azioni strategiche condivise. Questo non per bypassare il governo ma per coinvolgere i territori e responsabilizzare gli amministratori».

A Bruxelles lavorerà con i suoi colleghi Giorgio Gori, Dario Nardella e Stefano Bonaccini. Esiste la possibilità che nei banchi del Parlamento europeo possa nascere una nuova area politica all’interno del Pd guidata dagli amministratori locali?

«Il cosiddetto partito dei sindaci e degli amministratori è sempre stato più che altro una ricostruzione mediatica. Non abbiamo mai avuto intenzione di riproporre dentro o fuori il Pd l’ennesima corrente o area politica, anzi. Abbiamo sempre mostrato il nostro dissenso rispetto ad un modus operandi che favoriva la creazione e la legittimazione di logiche correntizie. Quello che invece abbiamo sempre chiesto era maggiore rispetto verso il lavoro dei sindaci, il nostro ruolo sul territorio e anche la nostra capacità di rappresentare il Pd sui territori. Come dimostra il consenso alle Europee».