Viaggio nell’intelligenza artificiale
Avere una intelligenza artificiale come presidente
Il dibattito tra Trump e Biden ha ricordato quanto sia fallibile la politica umana. Perciò ci si chiede se l’Ia possa fare meglio. Razionalizzando analisi, risorse e tempi. Ma con il rischio di derive incontrollate
Guardando il dibattito presidenziale tra Donald Trump e Joe Biden, è evidente come la politica possa raggiungere momenti di bassissima qualità. Da una parte, Trump con le sue solite frasi a effetto; dall’altra, Biden visibilmente in crisi e con evidenti problemi di salute. Allora, perché non chiederci: potrebbe un’Ia fare meglio?
Immaginate un presidente-intelligenza artificiale che taglia drasticamente i costi operativi del governo. Processi burocratici e amministrativi automatizzati, risorse umane liberate per compiti più complessi. Con un’Ia, la gestione dei dati sarebbe super-efficiente, con decisioni governative rapide e precise, senza i soliti intoppi burocratici. Senza interessi personali o pressioni politiche, un’Ia potrebbe eliminare molte forme di corruzione; Transparency International stima che la corruzione costi all’economia globale 3,6 trilioni di dollari all’anno…
Altri vantaggi di un presidente-Ia rispetto ai politici umani è che può analizzare enormi quantità di dati in tempo reale, fornire previsioni accurate e soluzioni basate su evidenze concrete. Immaginate: affrontare problemi complessi con un approccio scientifico, minimizzando gli errori umani. Le decisioni dell’Ia sarebbero basate su pura logica, evitando i bias e le influenze emotive (in base alla pancia dei cittadini…) che spesso caratterizzano i leader umani. Più stabilità, più fiducia da parte dei cittadini. Con modelli predittivi avanzati, un’Ia potrebbe anticipare crisi economiche, sanitarie e sociali, permettendo interventi preventivi piuttosto che reattivi. Un’Ia, in definitiva, garantirebbe una gestione più efficiente del bilancio pubblico, meno sprechi e investimenti mirati e, poi, immaginate un’Ia che mantiene un canale di comunicazione aperto e costante con i cittadini tramite chatbot e assistenti virtuali. In pratica, il presidente-Ia potrebbe moltiplicarsi, essere uno e trino, parlare con ogni cittadino per ore, con la massima pazienza, anche tutto il giorno. Fantastico, vero?
Il paradosso è che in realtà non siamo tanto lontani da uno scenario del genere, viste le capacità degli algoritmi attuali (e l’incapacità di una larga parte della politica), ma c’è un piccolo rovescio della medaglia.
Un’Ia potrebbe mancare della capacità di comprendere le sfumature emotive e morali delle situazioni, portando a decisioni percepite come fredde o insensibili. Oppure catastrofiche. Potrebbe decidere che il problema degli incidenti in auto sono gli umani e decidere di spedirci tutti su Saturno, per risolvere la questione… La mancanza di empatia potrebbe alienare una parte della popolazione, creando un divario ancora più avanzato tra governo e cittadini. Un leader Ia non avrebbe il carisma e la capacità di ispirare, elementi cruciali per un politico. E il carisma? Il carisma è fondamentale per mobilitare le masse, creare consenso e affrontare momenti di crisi con determinazione e umanità. Senza questo, rischiamo di avere un leader distante e privo di quella scintilla che fa sentire la gente compresa e sostenuta.
E poi c’è la questione della sicurezza informatica. Un sistema governativo basato su Ia sarebbe un bersaglio primario per hacker e cyber-terroristi. Al posto di politici corrotti avremmo algoritmi corrotti. Un attacco riuscito potrebbe avere conseguenze devastanti, mettendo a repentaglio la sicurezza nazionale in toto (in pratica, se riesco a craccare il presidente e i suoi agenti intelligenti, ho il controllo totale del Paese). Errori o malfunzionamenti del sistema Ia potrebbero avere conseguenze su larga scala. Un singolo bug potrebbe causare decisioni errate con impatti enormi su società ed economia.
Sarebbe fondamentale, in questo scenario, mantenere un livello di supervisione umana per garantire che le decisioni dell’Ia siano eticamente e moralmente accettabili. La presenza di un controllo umano assicurerebbe che i valori e i principi della società siano rispettati. Tuttavia, sappiamo bene che una super-intelligenza potrebbe, col tempo, ridurre la necessità di supervisione umana (se diventa molto più intelligente di noi, perché dovrebbe stare ad ascoltarci?) e qui sta il dilemma.
Se riusciremo davvero a sviluppare un’Ia molto molto più in gamba di noi, praticamente in tutto, preferiremo lasciar decidere a lei o vorremo continuare a decidere noi? In altre parole, preferiremo avere decisioni migliori e una società che funziona meglio, ma pagare il prezzo dell’obbedienza, o preferiremo tenerci la società attuale con tutte le magagne che ben conosciamo pur di continuare a decidere noi? Guardando al futuro, dobbiamo chiederci se siamo più spaventati dalla fallibilità umana o dal potere potenzialmente incontrollabile dell’Ia.
La verità come sempre potrebbe stare nel mezzo: usare l’Ia come strumento per migliorare il processo decisionale, mantenendo però un controllo umano rigoroso e responsabile. Immaginate un sistema dove l’Ia assiste i leader, fornendo analisi, previsioni e raccomandazioni basate sui dati, ma lasciando la decisione finale agli esseri umani, che possono ponderare anche le implicazioni etiche e morali. Un vantaggio evidente, però, ci sarebbe se un’Ia un giorno diventasse presidente (e lo smanettone che è in noi lo sa). Almeno potremmo spegnere e riaccendere il governo quando si blocca.