Giustizia e diplomazia
Il caso dell'arresto e del rilascio di Osama Almasri Njeem, il "torturatore libico"
Giustizia e diplomazia
Il caso dell'arresto e del rilascio di Osama Almasri Njeem, il "torturatore libico"
Sull'alto funzionario di Tripoli pende un mandato della Corte penale internazionale: è accusato di crimini contro l'umanità
È un caso politico-diplomatico la scarcerazione lampo e la consegna ai libici di Najeem Osema Almasri Habish, noto anche come Osama Njeem, generale della polizia giudiziaria libica, accusato dalla Corte penale internazionale (Cpi) di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Arrestato il 19 gennaio a Torino su richiesta della Cpi, il funzionario libico è rimasto in carcere appena 48 ore, prima che la Corte d’appello di Roma ne disponesse il rilascio per vizi procedurali. Secondo l’ordinanza, il ministero della Giustizia non era stato informato nei tempi previsti, rendendo l’arresto formalmente illegittimo. Ma ciò che ha fatto più scalpore è il fatto che, anziché rimanere a disposizione della giustizia internazionale, Osama Njeem sia stato rimpatriato su un volo di Stato italiano, organizzato dai servizi segreti, e accolto con tutti gli onori al suo rientro in Libia.
Il suo arresto era stato richiesto dalla Cpi per il suo presunto ruolo nella gestione del carcere di Mitiga, noto per violenze sistematiche, torture e abusi contro migranti e oppositori politici. Il suo rilascio, e soprattutto il modo in cui è stato riconsegnato alle autorità libiche, ha scatenato polemiche politiche e sollevato forti perplessità diplomatiche. La Corte penale internazionale ha chiesto spiegazioni ufficiali all’Italia, mentre le opposizioni hanno attaccato il governo parlando di un gesto gravissimo che mette in discussione il rispetto degli impegni internazionali. Matteo Renzi ha definito l’episodio “un imbarazzo per l’Italia”, mentre esponenti del Partito democratico e di Alleanza verdi sinistra chiedono che il ministro della Giustizia Carlo Nordio riferisca in Parlamento. Nordio ha giustificato la scarcerazione parlando di una decisione puramente tecnica, dettata da questioni procedurali. Ma questa spiegazione non ha convinto né la Cpi né gli osservatori internazionali, preoccupati per la gestione di un caso che avrebbe richiesto un’attenzione ben diversa.
Il caso Najeem Osema Almasri Habish, soprannominato dalla stampa internazionale il "torturatore libico", evidenzia le ambiguità nei rapporti tra Roma e Tripoli. L’Italia è uno dei principali interlocutori del governo libico sui temi della sicurezza e dell’immigrazione, e la gestione di questa vicenda solleva dubbi sulla reale indipendenza della giustizia rispetto agli equilibri diplomatici. Un uomo accusato di crimini di guerra è stato arrestato, rilasciato e poi accompagnato a casa con un volo di Stato nel giro di due giorni. Una decisione che lascia aperti interrogativi sul peso che il governo italiano attribuisce alla giustizia internazionale.