Abbiamo capito bene? 800 miliardi per le armi? Il piano in cinque punti di Ursula von der Leyen non lascia dubbi su quello che ci aspetta se non ci opponiamo subito: la guerra. Deroghe al Patto di stabilità, l’utilizzo di finanziamenti pubblici e della difesa a livello nazionale, un prestito di 150 miliardi di euro agli Stati membri per investimenti nella difesa, l’uso dei fondi per la coesione, mobilitando dove serve anche il capitale privato. Piani che tradiscono le ragioni stesse alla base dell’esistenza dell’Europa: mai più guerre, mai più fascismi, mai più nessuno senza diritti. Di questa prospettiva oggi non c’è traccia. Quello che resta è l’Europa Nazione. La governano gli stessi che negli ultimi tre anni ci hanno raccontato che la strada per la nostra sicurezza passa per la vittoria contro la seconda potenza nucleare del Pianeta. Gli stessi che si sono rimangiati impegni e investimenti per la riconversione industriale ecologica, dirottando i fondi del Ngeu su grandi opere e progetti inquinanti invece di utilizzarli, dopo centinaia di migliaia di morti, per equità sociale e sostenibilità ambientale. Gli stessi che hanno tagliato i fondi al welfare, reintroducendo le politiche di austerità che avevano causato nel 2010 il disastro sociale che ha dato inizio alla crisi europea. Gli stessi che hanno affossato qualsiasi Paese volesse opporsi alle politiche liberiste e ai piani di aggiustamenti strutturali imposti assieme al Fmi (vi ricordate la Grecia?). Gli stessi che hanno deciso di far sventolare la bandiera Blu sulle divise di Frontex, mostrando la faccia cattiva contro chi scappa da guerre, collasso climatico e povertà. Gli stessi che denunciano l’aggressione subita dall’Ucraina ma ipocritamente ignorano la pulizia etnica a cui assistiamo in Palestina, mentre armano il governo terrorista di Israele. Gli stessi che parlandoci di sicurezza tradiscono gli impegni presi alla Cop di Parigi nel 2015, fregandosene dei piani di riduzione delle emissioni.
Questa classe dirigente non difende i nostri diritti, tantomeno la nostra sicurezza, ma il vecchio privilegio delle élite di continuare ad arricchirsi e governare a qualsiasi costo. L’Europa la difende chi vuole promuovere un altro modello economico in grado di garantire ovunque i principi per i quali si sono battuti le madri e i padri fondatori del continente unito.
Come i cittadini che hanno organizzato la marcia Giubilare per la Terra il 15 marzo che partirà da Pavona per raggiungere Albano nei Castelli romani. Assieme alle Diocesi di Terracina e Albano, l’obiettivo è quello di difendere il territorio e il futuro di tutti e tutte da megaprogetti disastrosi come l’inceneritore, consapevoli che diritti umani e della natura sono strettamente legati. Utilizzano le lenti dell’ecologia integrale per comprendere la realtà. Hanno il coraggio e la lucidità di guardare oltre il capitalismo e i dogmi della crescita economica che alla fine portano sempre scarsità e guerra. Vogliono investire su un modello che garantisca salute, lavoro, diritti e libertà. Tra loro camminano gli eredi di Sophie Scholl, Altiero Spinelli, Simone Veil, Ada Rossi, Ursula Hirschmann, Anna Siemsen. È da questi luoghi e dai nuovi saperi condivisi da queste soggettività che è possibile ricostruire con coraggio e speranza un futuro comune per l’Europa. A loro dovrebbero guardare le forze politiche che vogliono tornare a essere strumento di trasformazione. Facciamo Eco!