Il fascicolo, senza indagati o ipotesi di reato, è stato aperto dopo un esposto di un professore di Brescia

La procura di Roma ha aperto un'indagine sul caso della laurea della ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone. Per ora il fascicolo, partito da un esposto lungo tre pagine presentato da un professore universitario di Brescia, è un atto dovuto senza indagati o ipotesi di reato. L'ordinario di diritto pubblico comparato, Saverio Regasto, ha chiesto ai pm di accertare se i titoli acquisiti nel 2012 e nel 2016 dalla ministra siano frutto di irregolarità e se si possano configurare ipotesi di reato. Tutto è partito da un'inchiesta del Fatto Quotidiano, che ha evidenziato alcune irregolarità nel percorso di studi di Calderone e nelle sue due lauree all'università telematica Link Campus University. In particolare, nonostante l'iscrizione alla magistrale, all'Anagrafe dei laureati non c'è traccia del titolo triennale. Ma tra i punti contestati alla ministra ci sono anche gli esami sostenuti in date insolite (molti, anche due al giorno, anche di domenica), il voto finale di 110 e lode nonostante una media voti di 26, oltre che una serie di dubbi su rette universitarie non pagate o fortemente scontate. Negli anni in cui Calderone è stata iscritta alla Link, poi, suo marito Rosario De Luca – ora presidente dei Consulenti del lavoro, incarico ceduto proprio dalla moglie quando è stata nominata al governo – era membro del Consiglio di amministrazione dell'università telematica. Durante un Question time alla Camera, la ministra si è detta "serenissima" perché il "percorso è assolutamente limpido e corretto, quindi non ho alcun tipo di preoccupazione". 

"Prendo atto con grande soddisfazione quanto comunicatomi dal mio legale, l'avvocato Cesare Placanica, ossia della determinazione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma che, con riferimento all'esposto sporto nei miei confronti in relazione al mio percorso universitario, ha sancito l'inesistenza di ogni ipotesi di reato e di conseguenza non ha iscritto alcun indagato nel registro delle notizie di reato – afferma in una nota Calderone –. Per me, dopo tale autorevole avallo, pienamente conforme a quanto ho sempre sostenuto, la storia finisce qui. A questo punto ho il dovere di procedere per il reato di diffamazione per ogni malevola illazione contro la mia persona".

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