La procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato, e per il suo amico, Tommaso Gilardoni, indagati per violenza sessuale ai danni di una compagna di scuola. I pm chiederanno comunque il rinvio a giudizio per revenge porn per la diffusione, senza consenso, di immagini a sfondo sessuale. Tutto era partito a fine giugno del 2023, quando la 22enne aveva denunciato presunti abusi avvenuti il mese precedente, nella notte tra il 18 e il 19 maggio. Il legale della ragazza, Stefano Benvenuto, ha già fatto sapere che presenterà - entro i 20 giorni stabiliti dalla legge - opposizione alla richiesta di archiviazione. Sarà poi la gip Rossana Mongiardo a decidere sull’eventuale rinvio a giudizio o meno.
La violenza sessuale
La ragazza aveva raccontato agli inquirenti di essere stata nell’appartamento milanese di Ignazio La Russa, dopo una serata a base di alcol e droghe passata nella discoteca milanese Apophis. Lì aveva incontrato il suo ex compagno di classe, Leonardo Apache La Russa, con cui si era svegliata la mattina seguente nello stesso letto senza ricordare cosa fosse successo. E, stando alla sua versione, convinta di aver subìto abusi. Ora per i due ragazzi, che hanno sempre sostenuto la tesi del rapporto consenziente, è caduta l’accusa più pesante perché - questa è la tesi della procura - non erano in grado di capire se la ragazza fosse in grado di intendere e di volere e, quindi, se l’apparente consenso fosse reale o meno. “Il giorno dopo mi svegliai in assoluto stato confusionale (…) nuda nel letto con a fianco Leonardo La Russa - ha raccontato la 22enne agli inquirenti -. L’unico dato che posso riferire è che Leonardo mi ha dato un drink, mi ha portato a casa sua senza che io fossi nelle condizioni tali di poter scegliere cosa fare”. La ragazza ha anche raccontato di non esser più riuscita a parlare, ipotizzando che le abbiano somministrato la cosiddetta droga dello stupro. Dopo l’analisi del capello affidata al consulente Domenico Di Candia, le tracce di Ghb trovate erano in quantità definite “fisiologiche”, “sovrapponibili a quelle comunemente attese i soggetti non consumatori della molecole”, senza riuscire così a provare la somministrazione di quella sera.
Il revenge porn
La procura guidata da Marcello Viola ha anche poi le indagini per le accuse di revenge porn e, su questo, intende chiedere un rinvio a giudizio per il figlio di La Russa e per l’amico. Le contestazioni, distinte in due diverse imputazioni, sono aggravate per l’uso dello “strumento telematico”. Nei cellulari dei coinvolti sono stati trovati quattro video della notte. Lo scorso dicembre era stata anche depositata una nuova consulenza informatica sulla “cancellazione di contenuti” per recuperare immagini in più. A Tommaso Gilardoni viene contestato un episodio di revenge porn non quella notte tra il 18 e il 19 maggio 2023, come a La Russa jr, ma nell'agosto successivo. Il 26enne, infatti, "dopo averlo realizzato" avrebbe inoltrato quell'estate su whatsapp ad un amico, “organizzatore della festa ‘Eclipse’” al club Apophis, un altro video di quella notte ormai famosa e che ritraeva sempre la ragazza, che ora ha 24 anni, nel bagno della casa dei La Russa. Immagini "a contenuto sessualmente esplicito" diffuse, scrivono i pm, "senza il consenso della ragazza”.
L'intreccio con Equalize
Ma le indagini sul figlio del presidente del Senato e sul suo amico si sono intrecciate con un altro fascicolo scottante che da mesi è sulle scrivanie dei pm di Milano, quello intorno ai dossieraggi di Equalize, la società di investigazioni private fondata dall’attuale presidente della fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, e dal superpoliziotto (morto per un infarto a inizio marzo) Carmine Gallo. Le due storie si incrociano perché proprio il 18 maggio 2023 gli “spioni” fanno alcune ricerche sulla famiglia La Russa. Circostanza ammessa dallo stesso Gallo, secondo cui Pazzali gli avrebbe “chiesto informazioni” e di effettuare accessi abusivi su “La Russa” e sul “figlio di La Russa. Mi ha detto - ha spiegato agli inquirenti - che gliele aveva chieste una persona a cui ‘non posso dire di no’”. E poi c’è un altro episodio che, secondo i pm, potrebbe collegare le due inchieste, perché durante un incontro in Fondazione Fiera tra Gallo, Pazzali e Samuele Calamucci (l’hacker del gruppo), Pazzali avrebbe ricevuto una telefonata da un misterioso interlocutore che gli avrebbe chiesto informazioni sulla casa del presidente del Senato, quello in cui sarebbero avvenute le presunte violenze sessuali per cui oggi - 8 aprile - la procura di Milano ha chiesto l’archiviazione. “Qualcuno gli ha chiesto qualcosa su La Russa - ha ammesso Gallo -. La casa, sì, giusto, com’era la casa di La Russa, questo voleva sapere”. E il caso sul figlio della seconda carica dello Stato, come sottolineato dall’ex superpoliziotto, “era già scoppiato”.