Partendo da un nuovo caso di cronaca Silvio Garattini attacca l'omeopatia, definendo "placebo" l'effetto dei prodotti omeopatici. Ecco la sua opinione

Qualche settimana fa, un nuovo caso, drammatico, si è aggiunto ad altri già noti che riguardano l'impiego di un rimedio omeopatico per una grave malattia. Le cronache hanno raccontato di come l'insulina, necessaria per vivere, è stata sostituita a una ragazza diabetica con un prodotto omeopatico: il risultato è stata la morte. Ora, spenta la cronaca, vale la pena di chiedersi cosa sia accaduto.

I prodotti omeopatici sono dei placebo perché non contengono nessun principio attivo. Tutti questi prodotti dai molti colori, dalle molte forme e dai molti nomi, ben allineati negli scaffali della farmacia contengono tutti la stessa cosa: nulla, neppure una molecola del preparato da cui la ditta produttrice è partita per fare una numerosa serie di diluizioni centesimali. I sostenitori dell'omeopatia si sono inventati l'idea che i loro preparati non contengono sostanze chimiche, ma l'acqua che è stata utilizzata per fare le diluizioni mantiene la 'memoria' della presenza del principio attivo nelle prime fasi delle diluizioni. Ma nessuno ha mai confermato questa teoria, come pure non si sono prodotte evidenze di altre teorie omeopatiche che indicano la presenza di 'energie' e di 'cariche positive'.

Inoltre, per i preparati omeopatici non sono mai state prodotte evidenze di efficacia, al di là degli effetti che possono essere presenti anche con un prodotto-placebo fatto di materiali inerti.
È molto difficile capire come sia possibile commercializzare prodotti che non contengono nulla.

Nessuno potrebbe vendere del vino omeopatico, in cui siano state fatte diluizioni analoghe a quelle dei prodotti omeopatici perché tutti sanno riconoscere la differenza fra il vino e l'acqua, mentre il farmaco è sempre avvolto da un'aura un po' magica. La legge sui prodotti omeopatici è pure molto ambigua, perché un prodotto omeopatico può contenere un principio attivo solo a dosi mille volte inferiori a quelle delle dosi attive di un farmaco approvato dalla farmacopea ufficiale. Una delle due: o i farmaci della medicina ufficiale vengono utilizzati a dosi eccessive, oppure si vuol far in modo che i prodotti omeopatici vengano venduti a dosi inattive.

Allora, che fare? I cittadini hanno il diritto di essere adeguatamente informati e perciò si dovrebbero commercializzare solo i prodotti omeopatici approvati dalle autorità regolatorie sulla base di evidenze scientifiche (oggi non è necessario). Nel frattempo le scatole di tali prodotti dovrebbero portare l'indicazione: 'Prodotto privo di principi attivi e di attività terapeutica'. È indispensabile per evitare che si producano altre tragedie.

* direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano