Un appoggio formale a Monti ma sempre vigile. Intanto però il Pdl mette tutti al lavoro per il voto anticipato. Con un nuovo nome al partito e una linea decisamente scettica nei confronti dell'euro
di Marco Damilano
2 dicembre 2011
image/jpg_2167763.jpgMartedì 29 novembre, dopo aver presentato il libro autobiografico del pupillo Angelino Alfano nel tempio Adriano al centro di Roma, la stessa sala dove esattamente quattro anni fa, nel novembre 2007, lanciò il Pdl, Silvio Berlusconi si è concesso una serata di svago al cinema, un'anteprima riservata dell'ultimo film di Woody Allen "Midnight in Paris". L'immagine del guerriero a riposo che si tiene aperte tutte le strade: il piano A, l'appoggio al governo del "professor Mario Monti", come si ostina a chiamarlo il Cavaliere, manco fosse un supplente, e il piano B, le elezioni nel 2012, con un nuovo candidato per Palazzo Chigi, il segretario Alfano, un nuovo nome per il Pdl, l'acronimo non è mai piaciuto, una campagna elettorale che l'ex premier annuncia come "straordinaria, con un piano di comunicazione senza precedenti". E una nuova parola d'ordine, anzi antica, come quella del rischio comunismo evocato nelle ultime uscite.
Dieci anni fa, al momento dell'entrata in vigore dell'euro, il governo in carica (presieduto da Berlusconi) fece spedire nelle case di 18 milioni di famiglie italiane un euroconvertitore tascabile. Un bel pensiero che non bastò a evitare le dimissioni del ministro degli Esteri Renato Ruggiero che aveva denunciato "il forte scetticismo e poi il grande silenzio" del governo sul big bang di inizio secolo, la scomparsa della lira e il debutto dell'euro. Oggi che la moneta unica è a rischio, una stella cadente, una meteora nell'ultima copertina dell'"Economist", l'euroscetticismo torna a essere una virtù per Berlusconi, che da premier non ha mai smesso di tradurre le cifre "nelle vecchie lire". E che nel suo ultimo vertice internazionale da premier, a Cannes, accusò l'euro di "aver impoverito una fascia consistente degli italiani".
E dunque potrebbe essere questa una delle bandiere della prossima campagna elettorale, più vicina della scadenza naturale della legislatura nel 2013, nelle intenzioni del Cavaliere. "Sia chiaro: non si può tornare indietro, alla lira. Ma c'è un'idea che si sta facendo largo nell'opinione pubblica: siamo stati svenduti", spiega Alessandra Ghisleri di Euromedia Research, la ricercatrice più ascoltata dal Cavaliere. "Il sentimento prevalente nella gente è la paura dell'ignoto: nei prossimi mesi ci sarà un collasso della moneta e dell'Europa? E cosa accadrà in questo caso? E poi l'elettorato si sente tradito. Quello del Pdl dall'ipotesi che ci siano nuove tasse, quello del Pd dagli annunciati interventi sulle pensioni e sui lavoratori, ma anche i leghisti subiscono il freno sul federalismo, l'obiettivo di questa legislatura. Conclusione: il Pdl, il partito più grande, perde consenso verso l'area del non voto e verso liste minori anche in apparenza lontane dalla sensibilità berlusconiana, come il movimento di Grillo. Tutta la politica è in stand by, in attesa. E vincerà chi saprà rispondere meglio a questa paura".
Il piano A, il sostegno a Monti, riflette l'apertura di credito che gran parte degli elettori, compresi quelli del Pdl, offrono al tentativo del governo dei professori. "Per loro il conflitto di interessi gioca in positivo: il banchiere che si occupa di sviluppo e infrastrutture, il rettore che fa il ministro dell'università, danno per ora l'idea di essere le persone competenti al posto giusto. Un approccio berlusconiano", spiega la Ghisleri. E poi il Cavaliere non ha nessuna voglia di passare come il distruttore dell'unica strada possibile per fronteggiare l'emergenza. Semmai come il riformatore che ha provato a realizzare il suo programma ed è stato impedito da Fini, dal Quirinale, dalla Corte costituzionale, dai comunisti, dalla sfortuna... Meglio travestirsi da statista, mettersi nei panni di chi accompagna la transizione.
Il piano B, però, è una exit strategy che a Palazzo Grazioli tengono ben presente, il randello nascosto che può essere utilizzato da un momento all'altro. Un governo che fa poche cose e che poi conduce al voto anticipato. "Se non altro per evitare che la scomposizione del Pdl, un processo che ormai è avviato, diventi decomposizione: ognuno per sé", avverte l'ex pasdaran berlusconiano Giorgio Stracquadanio.
Con la fine del governo Berlusconi le tribù del Pdl si sono rimesse in proprio. C'è il fronte post-democristiano, raggruppato attorno ad Alfano, che punta a stringere una nuova alleanza con Pier Ferdinando Casini e a ricucire lo strappo con Fini. Ci sono i liberali che sognano il ritorno di Forza Italia, Guido Crosetto, Antonio Martino, Isabella Bertolini, Stracquadanio. Ci sono personaggi come il presidente del Senato Renato Schifani che si è emancipato dal Cavaliere e ha stretto un rapporto di ferro con Monti, riuscendo a piazzare suoi uomini un po' ovunque: il sottosegretario Antonio Malaschini, il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella. Oppure il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto che si è arruolato tra le colombe e ha strappato una poltrona da sottosegretario all'Economia per l'amico Gianfranco Polillo. E poi c'è una strana alleanza mai vista in natura, tra gli ex socialisti come Renato Brunetta e Maurizio Sacconi e gli ex missini di Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri, uniti dalla voglia di andare alle elezioni in primavera: nel Pdl li chiamano i Socialfascisti.
L'unico collante, manco a dirlo, resta Berlusconi. Alla ricerca di un nuovo nome per il suo movimento, che ricordi da vicino Forza Italia e non sia possibile rendere in acronimo come il detestato Pdl, troppo politologico e marchiato dalla lite con Fini: qualcosa di più caloroso e immediato, come Viva l'Italia o Italia per sempre. Con un programma di difesa dell'italianità dall'assedio dei Paesi più grandi ed egoisti del continente europeo come Germania e Francia. Un martellamento negativo sull'Eurozona così com'è stata costruita nell'ultimo decennio ("L'euro poggia sul nulla", ripete Alfano nei suoi comizi), anche per arginare la concorrenza della Lega, da sempre euroscettica. Forte dei sondaggi che danno oltre due terzi degli italiani insoddisfatti della moneta unica e mettendo nel conto che nelle prossime settimane lo scenario economico continentale potrebbe aggravarsi. "Ho sofferto per qualche mese di sordità", dice Berlusconi. Ma ora ha riaperto le orecchie. E si prepara all'ultima campagna, con il 40 per cento di elettori indecisi. E con il governo Monti che rischia di essere per il Pdl una meteora. Come l'euro.