Nel poliambulatorio di Roma riservato ai militari della Gdf contratti a 90 medici, pagati con soldi pubblici. Tra loro figli, fratelli e amici di alti papaveri del Comando. Tra i beneficiari anche la figlia del comandante generale Saverio Capolupo

Il generale Saverio Capolupo
Parentopoli alla Guardia di Finanza. Sono anni che i militari malignano su una presunta gestione nepotistica del poliambulatorio del corpo, una struttura sanitaria in via Nomentana a Roma che eroga prestazioni ai finanzieri e ai loro familiari.

Pagato dal Fondo assistenza finanzieri (quasi interamente sovvenzionato con soldi pubblici) il centro è coordinato dal 1989 da Roberto Piccinni, un ex ufficiale medico in pensione che - a 84 anni - ha da poco rinnovato il suo contratto annuale.

È lui che ha assunto gli specialisti che lavorano oggi all’ambulatorio. La lista conta una novantina di medici tra cui spuntano amici e parenti di generali con tre o quattro stellette: si va dalla figlia di Daniele Caprino, generale di corpo d’armata, al fratello otorino del generale Giancarlo Carmelo Pezzuto, passando dall’erede cardiologa dello stesso Piccinni e la figlia del comandante generale Saverio Capolupo laureata in chirurgia.

Nel 2012 persino il sindacato dei militari (il Cocer) attaccò il funzionamento della struttura, tanto che in una delibera si chiesero prenotazioni «più “imparziali” e trasparenti». Capolupo rispose picche: secondo i vertici del Fondo non erano infatti «emersi profili di criticità».