Come molti potenti, lavorano nell’ombra. Ma hanno in mano gli scrittori più celebri del mondo. Sono gli agenti letterari più importanti. Quelli che decidono cosa leggeremo

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Per capire quanto conta un agente bisogna guardare la pagina dei ringraziamenti all’inizio o alla fine di un libro (non tutti riwon l’autore e ha trovato un editore. Il resto è storia: nove romanzi, sei milioni di copie. In Italia è stato l’indimenticabile Luigi Bernabò, l’agente che ha lanciato Donato Carrisi con “Il suggeritore” (Longanesi), a credere che Cooper avrebbe funzionato, per la felicità della casa editrice Nord.

Anna Soler-Pont (Pontas Agency, Barcellona) ha scommesso sullo sconosciuto giornalista Jonas Jonasson, cinquantenne uscito da un brutto esaurimento nervoso, al suo primo romanzo nel 2009. “Il centenario che scappò dalla finestra e scomparve” ha venduto quattro milioni di copie in tre anni, è stato tradotto in trenta lingue (in Italia da Bompiani), è diventato un film e ha permesso al suo autore di andare a vivere sull’isola di Gotland, in Svezia (ha preso la licenza per guidare gli elicotteri, il posto è fuori mano).

Editoria
Self-publishing, i successi del fai-da-te
23/3/2015
Un bravo agente può fare la differenza. Il cocktail del successo richiede (in proporzioni variabili) fiuto, conoscenza del mercato, contatti con produttori di fiction e network televisivi, uso sapiente dei social. Chi pensa che il mondo dei libri sia educato e noioso si sbaglia. Ci sono faide, alleanze, rotture, tradimenti. Ci sono miti viventi come il potentissimo Andrew Wylie, “The Jackal” (lo sciacallo), “Predator”, o “il seduttore di vedove”, appellativo che deve alla catalana Carmen Balcells.

Lei, la “Mamá Grande”, altro mostro sacro (ha fatto conoscere Gabriel García Márquez e Isabel Allende) da lui si è vista portar via i diritti di Jorge Luis Borges e Roberto Bolaño. Le vedove hanno scelto Wylie, non soltanto per le irresistibili condizioni contrattuali, ma per il mix di coccole e privilegi che lui è capace di garantire (autisti, fiori, inviti a cena, suite di lusso).

Carmen Balcells
Diretto, spregiudicato, è stato capace di assumere familiari di autori che voleva acquisire, o di convincerne alcuni per cui non aveva interesse per arrivare a quelli che voleva davvero, o ancora di offrire enormi anticipi a scrittori che non avevano intenzione di cambiare agente. Eppure l’anno scorso Carmen Balcells (84 anni) e Wylie si sono alleati. Perché hanno un nemico comune, Amazon, che vuol saltare gli intermediari. L’accordo è diplomatico ed elegante: la Balcells & Wylie non comporterà necessariamente la scomparsa delle altre due storiche agenzie.

Nel portafoglio di “The Jackal” c’è solo il top: re Abdullah II di Giordania e Salman Rushdie, Annie Leibovitz e Amos Oz, Philip Roth, Martin Amis, Norman Mailer, Elmore Leonard. Pochissimi italiani: Alessandro Baricco, Roberto Calasso, Claudio Magris, Paolo Giordano, Antonio Monda e Roberto Saviano, che ha liquidato il suo storico agente Roberto Santachiara, intellettuale schivo, amante del motto epicureo “Lathe biosas” (“Vivi nascosto”), non male nell’era di Internet. Un insider spiega che Saviano non è uno scrittore e basta, ma ormai un brand. “Gomorra” è diventato un film, poi una serie televisiva venduta in tutto il mondo, perciò la scelta di Wylie è più che logica.

Certo, The Jackal fa guadagnare i suoi autori. Ha ottenuto 750.000 dollari per Martin Amis, e lui ha mollato all’istante Pat Kavanagh, che lo rappresentava ed era per di più la moglie dell’amico Julian Barnes. Chiede per gli scrittori di qualità la stessa considerazione finanziaria di cui godono bestselleristi come John Grisham o Wilbur Smith. Ha acquisito anche Nicolas Sarkozy, che non è Tolstoj, ma ci sta. All’International Festival of Authors di Toronto ha definito “Cinquanta sfumature di grigio” «uno dei momenti più imbarazzanti della cultura occidentale». Lui non l’avrebbe mai preso. Da Wylie però arrivi se sei già famoso, con eccezioni come Zadie Smith con “Denti Bianchi”. Essere accettata da lui ha fatto schizzare le sue quotazioni.

Altra storia, quella di Joanne K. Rowling. Dietro le aperture notturne delle librerie e l’astuto merchandising c’è stato per sedici anni Jonathan Little, scelto dalla scrittrice scorrendo un elenco: le parve che il suo cognome fosse particolarmente adatto a un libro per ragazzi (ricordate il topo Stuart Little?). Lui, anziché cestinare “Harry Potter” - tentazione che ebbe quel giorno - convocò l’autrice e bussò alla porta di 12 editori, trovando aperto solo dall’ex piccola Bloomsbury. Si calcola che la sua percentuale gli abbia fatto guadagnare 50 milioni di sterline. Alla fine però Little è stato scaricato, a favore dell’ex socio Neil Blair. Ci è rimasto male.

A David Godwin, agente letterario inglese attento alla cultura indiana, deve molto Arundathi Roy, rivelata dal fluviale “Il dio delle piccole cose”. Godwin, avuto il libro da un amico della scrittrice, si precipitò a New Delhi per conoscerla e dirle che l’avrebbe volentieri rappresentata. Per questo lei lo chiama «agente volante, guida e amico», lo ringrazia «per il suo impulsivo viaggio in India. E per aver fatto aprire le acque». Godwin le chiese quante stesure c’erano state prima di quella definitiva. Lei rispose: «Nessuna. Non si può ripetere due volte lo stesso respiro». Nel 2011 Godwin ha messo sotto contratto Pippa Middleton con “Celebrate”: 400mila sterline per un flop. Neanche lui è riuscito a trasformare in oro l’insipido libro di consigli per feste in giardino e compleanni.

Perché la strategia ci vuole, ma prima ci vuole il libro. Per Susanna Tamaro, la rossa e vivace Vicki Satlow ha fatto arrivare da Londra una scout che leggeva l’italiano, l’ha ospitata a Roma e le ha dato in mano “Ascolta la mia voce” (pubblicato da Rizzoli), ma non le ha permesso di portarne con sé una copia. «Puntavo a creare l’atmosfera», racconta: «Un romanzo va letto nelle condizioni migliori. Il mio lavoro è far arrivare il libro giusto alla persona giusta».

Luigi Carletti e Agente Kasper, l’ex carabiniere agente dei servizi segreti che ha passato 13 mesi in un campo di concentramento cambogiano, hanno cominciato a lavorare a “Supernotes” (Mondadori, venduto in 14 paesi) con un contratto già firmato. È bastata una sinossi ben fatta per ingolosire gli editori. Un inizio shock. “L’inferno esiste e io ci sono stato”: personaggio romanzesco, pilota, esperto di arti marziali che si muove sullo sfondo di un intrigo internazionale, Kasper aveva bisogno di un buon lancio. Prima dell’uscita del libro, Satlow ha organizzato un pranzo supersegreto, da spy story, in un posto comunicato all’ultimo momento: tutti volevano conoscere Kasper, tutti ne avrebbero parlato. Poi però “Il Giornale” ha un po’ smontato l’avventurosa vicenda.

Anche dietro Cecelia Ahern, star della narrativa femminile a vent’anni con “Ps. I love you”, c’è un’agenzia. Figlia del primo ministro irlandese Bertie Ahern, ha scritto nel 2004 la storia forte e commovente di Holly che (complice un’amica) riceve una lettera al mese dal marito morto. Per evitare sospetti di raccomandazioni, lei l’ha firmato con uno pseudonimo. L’agente, Marianne Gunn O’Connor, ha offerto i primi due capitoli come “assaggio” agli editori. L’hanno accettato, c’è stata un’asta, poi l’identità di Cecelia è stata svelata e l’anticipo è lievitato.

C’è chi non ha simpatia per gli agenti: mestiere strano, un po’ inventato, ma in espansione. «In Italia, all’inizio, c’era soltanto Erich Linder. Adesso le agenzie sono tante», spiega Antonio Franchini, editor della narrativa Mondadori e padre spirituale di molti dei libri più premiati degli ultimi anni: «Alcune trattano soprattutto questioni economiche, ed è giusto che chi scrive possa dedicarsi soltanto al suo mondo creativo; altre fanno un lavoro che si avvicina al mio (anche l’editor è un intermediario). Un lavoro stressante, faticoso: vieni giudicato ogni settimana, quando escono le classifiche dei libri, anche se è difficile che una singola scelta corrisponda a un grande successo o insuccesso». C’è chi, come Benedetta Centovalli, responsabile della narrativa italiana di Giunti, continua a distinguere tra libri “necessari” e “vendibili”. Si pubblicano gli uni e gli altri, far coincidere le cose non è semplice.

J.K. Rowling
Kylee Doust, travolgente australiana che governa le fortune internazionali di Federico Moccia, parla con passione di Davide Longo e del suo “Il mangiatore di pietre”. «Pubblicato da Marcos y Marcos aveva avuto ottime recensioni. L’ho proposto a tutti gli editori tedeschi. “È bellissimo”, dicevano, “ma difficile”. Alla fine sono tornata da uno che l’aveva rifiutato e ho insistito. L’ha pubblicato: un successo. Alla Fiera del Libro l’anno seguente mi sono sentita dire: «Cerchiamo libri tipo quello di Davide Longo».

Il mercato è un’ossessione, il prodotto finale è sempre più calcolato. In “Acqua agli elefanti” (poi diventato un film con Robert Pattinson) l’autrice Sara Gruen fa riferimento a un gruppo di scrittura, oltre che a una critique partner, all’editor e all’agente. E ringrazia chi le ha fornito il titolo: ha l’aria di essere un bel team. Fausto Brizzi, regista consacrato da numerosi successi, ha dato a Kylee Doust «dieci pagine potentissime, ma la storia era da mettere a punto. Abbiamo avuto offerte da quasi tutti gli editori italiani. Magico vendere un romanzo senza un bel pezzo del romanzo già pronto. Abbiamo lavorato molto con lui. Ha il senso della squadra, ha incamerato i consigli dell’editore e i nostri». Il risultato è “Cento giorni di felicità” (Einaudi Stile Libero), uscito nel novembre 2013. Il successivo, “Se mi vuoi bene” (stesso editore), è appena arrivato in libreria.

Speciale, fiducioso, il rapporto tra Valeria Parrella, autrice di libri molto amati come “Lo spazio bianco” e “Tempo di imparare”, e Roberto Santachiara: «Quando ho deciso di vivere di scrittura ho capito che non avrei mai potuto trattatre con un direttore commerciale o un responsabile marketing: ho delegato e ho visto la differenza. Primo: lavoro meglio. Secondo: sale il cachet! Lo stesso libro, presentato a un editore da me e poi da Roberto, ha avuto 2 proposte economiche: la sua era il doppio. Non solo: mi legge in anteprima. Devo a lui il sottotitolo della raccolta di racconti che esce a maggio da Einaudi: “Troppa importanza all’amore e altre storie umane”.

Ma non c’è una regola assoluta. Simonetta Agnello Hornby non ha un agente (è avvocato, fa da sola). E neanche Nicola Lagioia, autore de “La Ferocia”, possibile candidato allo Strega 2015 (pigrizia, dice). Invece Luca Tom Bilotta, giornalista di Bergamo, è diventato un caso grazie ad Albert Zuckerman, fondatore della Writer House e agente di Ken Follett. È andata così: nel 2013 Bilotta vince un concorso per esordienti. “The Orange Hand” (David and Matthauss edizioni) attira l’interesse di un produttore tv canadese che pensa di trarne un crime. Zuckerman gli manda un’email con l’amichevole firma “Al” (evento raro), gli fissa un appuntamento. All’improvviso tutti parlano di Bilotta e del secondo romanzo comprato al buio: un thriller ambientato nel mondo del jazz.

Ma bisogna per forza andare in America? Laura Ceccacci, 33 anni, una storia di editor alle spalle (Mondadori, Fazi, Fanucci) potrebbe essere l’agente/fata madrina di un bestseller made in Italy: “Guida astrologica per cuori infranti” di Silvia Zucca, scrittura leggera e divertente, tra Sophie Kinsella ed Helen Fielding (quella di Bridget Jones), già venduto in 22 nazioni con entusiasmo di Random House e Albin Michel. Il contratto per la cessione dei diritti cinematografici e televisivi sarà firmato a giorni. Tutto questo prima dell’uscita in Italia, a maggio. Ceccacci conferma: «Abbiamo lavorato più di un anno perché trovasse la sua forma definitiva. Sono andata a Francoforte con copertina, sinossi in inglese, traduzione delle prime 20 pagine. Sono tornata con 6 contratti». Silvia Zucca, che ha tradotto il terzo volume di E.L James, “Cinquanta sfumature di nero”, forse non piacerebbe a Wylie, ma pazienza. Passare alla storia o passare alla cassa? Anche la seconda non è male.