
26 aprile
Stanotte bombardamento inglese; anche stamattina è proseguita la sparatoria. I patrioti usciti dai loro rifugi sono padroni della situazione perché girano in auto e motocicletta e anche autoblindo, tra l’entusiasmo e le acclamazioni della gente, facce trasformate, più vive per la gioia, che riempie le strade ancor più numerosa, in centro si cammina a fatica, lentamente, come dopo il 25 luglio. Coccarde tricolori e rosse, pugni chiusi in alto come gli spagnoli della repubblica rossa. Ho visto un manipolo di tedeschi senz’armi fraternizzanti con patrioti, gridare e ridere insieme. Di fascisti nemmeno l’ombra, rimpiattati al sicuro nelle loro tante o fuggiti. Sono comparsi i primi nuovi quotidiani di partito, finalmente liberi (gli altri giornali non escono), con le notizie dell’insurrezione generale del Nord Italia e dell’avnzata veloce ormai ovunque degli alleati liberatori.
È un giorno decisivo di cui si comprenderà meglio in avanti significato e spessore. Intanto godiamo insieme il tripudio, l’esplosione di vitalità risalente al profondo e quasi incredibile con quella fame mai saziata del tutto, la scoperta inebriante della libertà non più condizionata e ambigua come quella del 25 luglio, il sentimento di nuova fraternità e dell’appartenenza a una comunità, quasi in una nuova fede, il gusto della politica, del poter parlare a voce alta con chiunque senza guardarsi dattorno. Un ritorno alla vita. Ognuno è fatto spettacolo all’altro, come su un immenso teatro. E poi la bellezza del riprendere le fila dell’avvenire, i progetti, senza più l’incubo della guerra.
Antal Mazzotti (Zurigo, 1912)