Filosofia digitale
Emanuele Severino: «Attenti alla potenza tecnica che diventa prepotenza»
Rendere il mondo più calcolabile possibile. Per poterlo modificare più facilmente. Con tutti i rischi già denunciati da Heidegger. E una sola arma difensiva: la ragione. La parola a un grande pensatore
«Trovandosi in questa situazione di potenza di fatto ma incapace di rispondere a queste ammonizioni la tecnica è una potenza che si presenta come una prepotenza. Perché ciò non avvenga è necessario che vi sia una sapienza in grado di dire alla tradizione: guarda che i principi sui quali tu ti fondi per criticare la tecnica sono inaccettabili. E soprattutto è inaccettabile che esista un limite - e questo limite è dio - oltre il quale la tecnica non si può spingere. È qui che la filosofia del nostro tempo ha il suo compito primario. Faccia sentire la sua voce alla tecnica e le dica: guarda che tu davanti a te non hai quei limiti che la tradizione ti dice».
Non vede il rischio che il digitale come esito ultimo della tecnica, renda superfluo o sia in conflitto, con il pensiero filosofico?
«No. Se stiamo alla filosofia storicamente apparsa c’è una solidarietà essenziale tra una filosofia che, per esempio in Nietzsche, dice dio è morto, e la tecnica. Perché la tecnica può andare avanti se non trova degli ostacoli insormontabili. Ma l’ostacolo insormontabile è dio per la tradizione occidentale. Quindi non è vero che il pensiero filosofico è in antitesi rispetto alla tecnica. Certo stiamo parlando della filosofia dell’Occidente, cioè di quello che dal punto di vista dei miei scritti è la follia estrema. C’è solidarietà tra la distruzione dei valori della tradizione e l’aggressione tecnica del mondo. Il momento drammatico sarà quello in cui si presenterà questa alternativa: in un mondo computer globale sceglieremo di avere più benefici ma non essendo padroni di noi stessi, oppure di essere ancora padroni di noi stessi avendo meno benefici, cioè meno potenza? Quello sarà il momento della resa dei conti per l’uomo».