Rendere il mondo più calcolabile possibile. Per poterlo modificare più facilmente. Con tutti i rischi già denunciati da Heidegger. E una sola arma difensiva: la ragione. La parola a un grande pensatore

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Con o senza un “del” a separarle, le parole filosofia e digitale, come tecnologia “che tutto può”, evocano insieme un passaggio cruciale in quella che nel Novecento è stata chiamata la Questione della Tecnica sulla scorta degli scritti di Martin Heidegger e, in Italia, soprattutto di Emanuele Severino

La tecnologia digitale come approdo estremo, decisivo anche da un punto di vista filosofico, della “questione della Tecnica”, professore?
«È il progetto più avanzato, nell’intento di rendere il mondo il più calcolabile possibile e quindi il più disponibile alla trasformazione. La tecnica oggi si trova nella situazione di essere la potenza dominante rispetto a ogni altra, ma anche di non saper rispondere alle ammonizioni che le rivolge la tradizione sapienziale dell’Occidente. E che si possono riassumere nel detto “non tutto ciò che si può fare è lecito farlo”».

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Il digitale? Impariamo a prenderlo con filosofia
6/8/2019
E quale può essere il ruolo della filosofia per uscire dal conflitto?
«Trovandosi in questa situazione di potenza di fatto ma incapace di rispondere a queste ammonizioni la tecnica è una potenza che si presenta come una prepotenza. Perché ciò non avvenga è necessario che vi sia una sapienza in grado di dire alla tradizione: guarda che i principi sui quali tu ti fondi per criticare la tecnica sono inaccettabili. E soprattutto è inaccettabile che esista un limite - e questo limite è dio - oltre il quale la tecnica non si può spingere. È qui che la filosofia del nostro tempo ha il suo compito primario. Faccia sentire la sua voce alla tecnica e le dica: guarda che tu davanti a te non hai quei limiti che la tradizione ti dice».

Non vede il rischio che il digitale come esito ultimo della tecnica, renda superfluo o sia in conflitto, con il pensiero filosofico?
«No. Se stiamo alla filosofia storicamente apparsa c’è una solidarietà essenziale tra una filosofia che, per esempio in Nietzsche, dice dio è morto, e la tecnica. Perché la tecnica può andare avanti se non trova degli ostacoli insormontabili. Ma l’ostacolo insormontabile è dio per la tradizione occidentale. Quindi non è vero che il pensiero filosofico è in antitesi rispetto alla tecnica. Certo stiamo parlando della filosofia dell’Occidente, cioè di quello che dal punto di vista dei miei scritti è la follia estrema. C’è solidarietà tra la distruzione dei valori della tradizione e l’aggressione tecnica del mondo. Il momento drammatico sarà quello in cui si presenterà questa alternativa: in un mondo computer globale sceglieremo di avere più benefici ma non essendo padroni di noi stessi, oppure di essere ancora padroni di noi stessi avendo meno benefici, cioè meno potenza? Quello sarà il momento della resa dei conti per l’uomo».