La campagna elettorale è già iniziata e ho il presentimento che la pelle mia e della comunità Lgbtqi+ alla quale appartengo sarà di nuovo messa sul piatto della politica populista e da talk show. Presto si ricomincerà a parlare della teoria del gender, dell’utero in affitto, della lobby gay, di quanto siamo pericolosi per la società. E attraverso questi discorsi, attraverso la violenza di queste parole, si spianerà la strada a chi ci prende a calci per strada, anche solo perché siamo “troppo vistosi”.
Oggi vorrei chiedere alla politica un difficile cambio di passo: siamo cittadin* che meritano di essere riconosciut* e trattat* come tali. Pretendiamo da voi il rispetto e riconoscimento delle nostre esistenze, troppe volte messe in pericolo e in difficoltà da una politica menefreghista.
Il mio auspicio è che nella prossima legislatura ci sia uno sforzo per approvare una legge seria contro omobitransfobia, misoginia e abilismo, un atto purtroppo necessario in un Paese dove solo nel 2022 abbiamo già il bilancio di 66 aggressioni (tra cui un omicidio e quattro aggressioni plurime) nei confronti della nostra comunità.
Fortunatamente il mio coming-out in famiglia e con gli amici non mi ha mai provocato nessun episodio di odio ma non sono tutti fortunati come me. La maggior parte degli episodi di violenza nei nostri confronti non è nemmeno segnalata alle forze dell’ordine e resta rinchiusa nel privato, in contesti familiari dove il pregiudizio verso i figli supera perfino l’amore. È ovvio che l’approvazione di una legge non cambierà da un giorno all’altro il triste clima di omobitransfobia presente in questo Paese ma è necessario che venga dato un segnale e soprattutto un deterrente per tutti coloro che ancora oggi pensano di far restare impunite le proprie violenze.
Voglio poi lanciare un appello personale, caro all’intera comunità giovanile Lgbtqi+. Noi tutti ci siamo vergognati per la gogna mediatica che ha subito il ricordo di Cloe Bianco, pertanto, vi preghiamo di evitare di riferirvi alle persone transgender con il loro nome di nascita ma con il nome da loro scelto. E più in generale vi chiediamo di rispettare l’esplorazione dell’identità che tante persone della mia età attraversano, di ascoltarle e accogliere e sostenere la loro autodeterminazione. A voi classe politica e a voi tutti giornalisti. Raccontando le nostre storie, troppe volte di morte e violenze, date almeno alle persone trans* la dignità di essere ricordate con il proprio nome. Questo sarebbe un grande, importantissimo, passo in avanti.
La nostra dignità di esistere è importante, fondamentale: oltre a tutte le leggi necessarie che da sinistra a destra avete rinviato e svenduto per strette di mano, pretendiamo di veder riconosciuta la nostra dignità, quella che nel 2022 abbiamo vista calpestata in Senato dai festeggiamenti per l’affossamento di una legge che parlava di noi. Quante volte ci avete preso di mira e venduto per la vostra propaganda per poi far finta di stare dalla nostra parte durante le elezioni. Noi giovani Lgbtqi+ siamo persone orgogliose, cresciute nello spirito del Pride. Le nostre vite non sono oggetto di trattativa: sui diritti e sulle vite delle persone non esiste mediazione. È una questione di dignità.