Il Senato ha approvato la legge che rende perseguibile la gestazione per altri (GPA) anche se effettuata all’estero, definendola "reato universale". Tuttavia, questa definizione è imprecisa, poiché la GPA è legale in 66 Paesi. La legge, sostenuta da Fratelli d'Italia, potrebbe colpire maggiormente le coppie omosessuali.

Mai come in questo caso le parole sono importanti. La gestazione per altri (GPA), spesso chiamata impropriamente maternità surrogata o, peggio, utero in affitto, è diventata per legge “reato universale”. Anche questa, però, è un’espressione scorretta. Con 86 voti contro 58, il Senato ha approvato in via definitiva la proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia per rendere perseguibili i cittadini italiani che ricorreranno alla GPA all’estero.

La pratica era già illegale, vietata dall’articolo 12 della legge 40 del 2004. La modifica allunga il perimetro della sua punibilità fino a farlo coincidere con tutta la superficie terrestre. Ma i “reati universali” non esistono, al limite si può parlare di reati punibili sotto la giurisdizione universale, come il genocidio o i crimini di guerra. La gestazione per altri, a differenza di questi crimini, è legale e regolamentata in 66 Paesi al mondo. Alla pratica accedono in maggioranza coppie eterosessuali e può avvenire sia nella forma remunerata che in quella solidaristica (cioè senza un compenso verso la donna gestante). In Canada, ad esempio, è possibile solo evitando qualsiasi forma di transazione economica. 

Questa imprecisione non sembra aver intaccato il significato simbolico della legge. «Ci auguriamo che diventi un reato universale da un punto di vista politico. Qualsiasi norma che va in questa direzione per noi è una cosa giusta», ha dichiarato il senatore leghista Massimiliano Romeo.

Le opposizioni hanno definito il provvedimento un “obbrobrio giuridico”. «Siamo fuori dall’ordinamento nazionale, da convenzioni, cosa rimane? Un manifesto ideologico», ha dichiarato Anna Rossomando del Partito Democratico, mentre la senatrice pentastellata Elisa Pirro si è spinta a definirlo «un volgare attacco alle coppie omosessuali».  

Benché, come detto, la gestazione per altri sia utilizzata sia da coppie eterosessuali che da coppie omosessuali, la nuova legge, nei fatti, potrebbe penalizzare maggiormente le coppie Lgbt. Il rischio di incorrere in pene e sanzioni si concretizzerebbe infatti al momento della richiesta di trascrizione del certificato di nascita estero al registro di Stato. In questo caso, il ricorso alla GPA risulta palese per le coppie omosessuali, mentre una coppia eterosessuale potrebbe limitarsi a dire che si tratta di un figlio biologico nato all’estero.

Chiunque violi la legge rischia la reclusione da 3 mesi a 2 anni, oltre a una multa compresa tra 600.000 e un milione di euro, ma le ripercussioni più gravi del ddl riguardano le bambine e i bambini nati all’estero con GPA. Una sentenza del genere nei confronti dei genitori avrebbe ovviamente effetti dannosi anche sui figli e sarebbe dunque in conflitto con il principio giuridico dell’interesse superiore del minore. La Convenzione sui diritti dell'infanzia del 1989 delle Nazioni Unite stabilisce infatti che «in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente».