Un ragazzo a volto coperto che colpisce finanzieri e attacca blindati della polizia. Viene fermato dagli agenti. Ma in altre foto soccorre un militare mostrando le manette. Clicca per vedere le immagini che hanno scatenato il dibattito sui provocatori nella guerriglia urbana del giorno della fiducia

Attacca con una vanga un blindato della polizia, solo e temerario. Il volto coperto da una sciarpa, sfida lo sbarramento della zona rossa nel cuore degli scontri, a pochi metri da Senato. Colpisce il vetro del furgone della Celere, subito seguito da un altro ragazzo. Poi è di nuovo all'assalto: armato con una specie di spranga, si getta contro uno schieramento di uomini delle Fiamme Gialle. Afferra anche una tavola di legno per picchiare i militari. Ancora dopo è presente alla scena del finanziere aggredito che impugna la pistola.

È sempre lui, in un angolo accanto alla vetrina: ma questa volta ha in una mano il manganello e nell'altra le manette. Ed è dalla parte delle forze dell'ordine (guarda la sequenza fotografica).
Poi un video di Youreporter e uno filmato da Prospekt per L'espresso lo fanno vedere mentre viene fermato da alcuni agenti. Grida di essere "minorenne". E poco dopo in un'altra immagine infine si mostra a volto scoperto, dietro il muro dei militari, accanto ai due poliziotti.

Intorno a questi documenti si è acceso il dibattito sulla presenza di agenti provocatori nei cortei che hanno fatto vivere un giorno di guerra nel centro della Capitale. Il Pd ha denunciato la questione. La polizia ha negato la presenza di provocatori. E il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha annunciato che riferirà alle Camere.

Chi è il misterioso ragazzo? È un professionista della guerriglia urbana, che da solo si mette alla guida di almeno tre attacchi contro le forze dell'ordine, brandendo ogni genere di arma impropria? Oppure si tratta di agente provocatore, come sembrano indicare numerosi indizi?

Il ragazzo con il giubbotto beige è inconfondibile. Ha scarpe bianche Nike, che spiccano su quelle scure della massa. Jeans scoloriti, cadenti, che cerca di tirare su quando è con i poliziotti. E indossa un unico guanto destro, a righe bianche e rosse. Sia negli attacchi, sia quando impugna le manette, si copre il volto con una sciarpa chiara. Negli scatti si notano diversi "tutori della legge" travisati come dimostranti. La sequenza dell'aggressione al finanziere mostra alcuni agenti con il viso coperto. Uno di loro soccorre il sottufficiale nella mischia: ha un vistoso parka con un disegno geometrico a varie tonalità di grigio e occhiali da sci. E subito dopo è accanto al presunto provocatore. La scena dello scontro per liberare il militare delle Fiamme Gialle evidenzia quelli che appaiono come altri due "infiltrati". Uno è quello che poi abbraccia il sottufficiale, come a calmarlo.

L'altro è quello vestito con una giacca a vento nera che si getta contro gli aggressori, impugnando una ricetrasmittente. E poi nella confusione viene colpito dal manganello di un basco verde sopraggiunto di corsa. Quanti erano gli agenti mescolati ai black bloc nella giornata che ha fatto ripiombare la capitale nel clima degli anni di piombo? E quale è stato il loro ruolo nella guerriglia metropolitana con decine di feriti e danni gravissimi?

Durante la mischia che coinvolge i finanzieri il giovane misterioso che impugna manganello e manette non viene fermato. Le immagini lo mostrano solo bloccato dai poliziotti in una diversa fase degli scontri, in un luogo differente. E sarà importante stabilire la cronologia di questi episodi, per capire se è stato rimesso in libertà prima o dopo le foto in cui gli agenti lo afferrano. È anche anomalo che a 24 ore dalla guerriglia una figura che ha avuto un ruolo così importante non sia stata ancora identificata.

L'uso di personale infiltrato nelle manifestazioni di piazza è prassi antica e legittima. Serve per controllare i movimenti della folla, identificare i soggetti che guidano gli assalti, intervenire "dall'interno" nei momenti più delicati. Un impiego frequente anche negli stadi ma soprattutto in occasione di cortei politici, quando si teme che nuclei organizzati possano spingere la massa verso la violenza.

Anche durante il G8 di Genova molte foto hanno documentato la presenza di agenti in borghese, mescolati alle marce nei momenti pacifici e nelle giornate della battaglia. Ma nonostante i sospetti non è mai stata documentata l'opera di provocatori: uomini delle forze dell'ordine "in incognito" che aggredissero loro colleghi o partecipassero alla devastazione dei negozi.

Le immagini del "ragazzo con il giubbotto beige" invece sembrano confermare le ipotesi più inquietanti. Quella stessa sequenza certifica anche la natura dei dimostranti, organizzati per colpire in una violenza pianificata. Che ha cercato di coinvolgere nella guerriglia una folla di studenti, di precari e di terremotati abruzzesi. È però necessario chiarire l'attività degli agenti infiltrati nelle fasi più dure degli scontri. A tutela della legalità democratica e dei tanti uomini delle forze dell'ordine che si sono fatti picchiare rispettando le regole dell'ordine pubblico.