Producono perdite milionarie per gli enti locali. Eppure la corsa ai nuovi aeroporti non si ferma. Da Bolzano alla Sicilia
In Molise vogliono volare, e il neo-confermato governatore Michele Iorio ha promesso ai suoi compaesani il primo aeroporto della regione. La storia insegna che uno scalo non si nega a nessuno, anche se il più delle volte a pagare le velleità locali sono i contribuenti. Costosi da costruire e poco frequentati, in Italia gli "scali bonsai" sono più di una ventina e registrano forti perdite di bilancio ripianate ogni anno dagli enti locali, che tanto li hanno desiderati. Lo spettro di possibili chiusure è stato paventato dallo stesso Enac, l'Ente nazionale per l'aviazione civile, nel Piano nazionale degli aeroporti: un rapporto messo a punto nel 2011 e che doveva essere reso pubblico sul sito a febbraio, ma di cui ancora non c'è traccia.
Nonostante i funesti destini di realtà come Cuneo, Parma o Brescia e le promesse mai mantenute per Viterbo e Grazzanise, nel casertano, la corsa al piccolo aeroporto non si ferma. "I progetti hanno vocazioni diverse: molti sono fatti per promuovere lo sviluppo economico o quello turistico, e quindi hanno una forte valenza politica, altri rispondono solo a logiche di mercato", spiega Anna Gervasoni, direttrice del Centro di ricerca sui Trasporti e le infrastrutture dell'università Cattaneo di Castellanza, "ma è mancata e manca ancora oggi una regia nazionale, una visione a lungo termine e un coordinamento con le altre infrastrutture, soprattutto ferroviarie, che avrebbe evitato alcune scelte più che discutibili".
Si parla di investimenti di decine di milioni, a cui vanno aggiunti i buchi nei conti delle società di gestione, che quando sono pubbliche devono essere coperti dalle amministrazioni. Come il Ridolfi di Forlì, che nel 2010 ha chiuso a meno 9,6 milioni con 15 milioni di debiti: a mettere una pezza ci hanno pensato gli azionisti Seaf, come racconta Raffaella Pirini, consigliere comunale del Movimento 5 stelle: "Il Comune è il socio di maggioranza e solo negli ultimi due anni, tra coperture e contributi straordinari, avrà speso più di 10 milioni". Oggi l'ultima spiaggia ha le sembianze della Regione, che dovrebbe unire nella Sar (la Società aeroporti Romagna per cui sono già stati versati 1,5 milioni) il Ridolfi di Forlì con il Federico Fellini di Rimini, che ha chiuso il 2010 in rosso per 2,6 milioni.
Nelle regioni a statuto speciale la fotografia è la stessa. A Tortolì, nella provincia dell'Ogliastra in Sardegna, c'è un'aerostazione aperta solo in estate; quest'anno da agosto a settembre, perché a luglio la pista non era ancora stata collaudata. Neppure l'Enac sa quante persone ci passino: si parla di 2.900 nel 2011. L'aiuto pubblico però non è mai mancato, soprattutto a Giorgio Mazzella, l'imprenditore locale e presidente del Banco di Credito Sardo che negli anni '90 rilevò la struttura. Gli affari non andavano bene, ma Provincia e Comune hanno deciso tra il 2001 e il 2004 di acquistare la proprietà, indebitandosi. Ora che i due enti non ce la fanno più, è arrivata in soccorso la Regione, che ha affermato di voler rilevare l'intero pacchetto ripianando i debiti.
La Provincia di Bolzano, dalla sua, è sopravvissuta addirittura al referendum promosso nel 2010 da alcuni cittadini per "bloccare i fondi pubblici all'aeroporto", o per meglio dire all'Abd, interamente di proprietà dell'ente. Cifra che, fino a quel momento, si aggirava sui 45 milioni. Il quorum non è stato raggiunto e la Provincia è andata avanti con il suo piano di investimenti: 24 milioni da qui al 2030.
Se il traffico è minimo, spesso è colpa di infrastrutture inadeguate. Come a Pontecagnano, provincia di Salerno, a poca distanza dalla Costiera amalfitana: sulla carta doveva essere un crocevia di prim'ordine, ma la realtà è ben diversa. "Le potenzialità ci sono, basti pensare ai numerosi jet privati che atterrano qui", sostiene Giovanni Basso, direttore amministrativo dello scalo, "ma per i voli di linea dipendiamo dall'allungamento della pista: abbiamo presentato un progetto da circa 40 milioni e aspettiamo una risposta". Per adesso, si parla di 20 mila passeggeri nel 2011, tra presunti fallimenti, sospensione delle tratte e un rapporto travagliato con Alitalia, unico operatore che unisce Pontecagnano a Milano. Un collegamento attivo fino al 30 novembre: dopo chissà. Qualcuno pensa che continuare sia troppo oneroso, visto che solo nel 2011 la voce "spese per la promozione" (vedi accordo con Alitalia) ha registrato 3,7 milioni, da aggiungere alle perdite stimate in 3,2 milioni. Quasi 7 milioni, interamente a carico del consorzio pubblico.
Ma esiste un'alternativa all'eliminazione? Sì, ed è da mettere in pratica fin da subito: "Ogni realtà si deve sviluppare in maniera adeguata alla tipologia di mercato e alla domanda a cui si rivolge", commenta Oliviero Baccelli, vicedirettore del Certet della Bocconi. "Quando si parla di chiusura, è sbagliato generalizzare: Treviso è stato un esempio positivo, grazie ad un'impostazione creata dalla Save che ha premesso un'integrazione quasi perfetta con Venezia. Anche Comiso potrebbe trasformarsi in un supporto valido per Catania, che non è in grado di sostenere il traffico in arrivo". La storia del paesino in provincia di Ragusa è un mistero: le infrastrutture, costate più di 40 milioni, sono pronte ormai da quattro anni, ma la tanto proclamata inaugurazione resta un miraggio.
Anche la Toscana ha avuto i suoi grattacapi. Nel 2007 la Regione ha acquistato per 340 mila euro il 62,7 per cento di Ala Toscana, a cui fa capo lo scalo dell'isola d'Elba, 9 mila passeggeri nel 2010, anno in cui ha dovuto aggiungere 350 mila euro per un aumento di capitale. I piani di rilancio tra i 2 e i 4 milioni si sono fermati con lo scandalo che ha coinvolto il consigliere Enac, Franco Pronzato, accusato di aver aiutato una società ad ottenere una licenza, proprio per atterrare nell'isola. Ormai anche la Elbafly, compagnia creata dagli albergatori locali, invece di volare organizza trasferimenti con lo scalo di Pisa. Tira brutta aria nelle sale d'attesa di Siena, frequentate solo da qualche campione di basket della squadra locale. Sulla struttura pende una pesante inchiesta della procura, in cui sono indagati anche i dirigenti del Monte dei Paschi. L'accusa riguarda una gara per la ricapitalizzazione della società (da 3 a 83 milioni), in cui i pm ipotizzano che fosse già deciso il vincitore, il fondo lussemburghese Galaxy. Per gli inquirenti il ministero dei Trasporti non revocò la procedura anche grazie all'interessamento di Franco Mugnai, avvocato e senatore Pdl.
Il campanilismo è quindi più forte dei numeri, anche se sono negativi. Può perciò capitare che un'aerostazione come Perugia - non più di 100 mila passeggeri l'anno - riceva 42 milioni per costruire un nuovo terminal per i 150 anni dell'Unità d'Italia, o che a Taranto vengano spesi 200 milioni per lo scalo civile di Grottaglie, da cui partono due voli al mese. O può succedere come in Calabria, dove mentre arrivano 180 milioni per gli aeroporti di Crotone, Reggio Calabria e Lamezia Terme, qualcuno chiede nuovi fondi per costruirne un quarto a Sibari.