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Attualità
febbraio, 2011

Bernini, dai fioretti al governo

Occhioni da cerbiatto, fervente cattolica, ex finiana, è diventata popolare con le sue comparsate da Floris e Santoro. Le colleghe del Pdl la detestano, ma per lei è arrivata una poltrona nell'esecutivo

Dopo che una fedelissima berlusconiana la accompagnò per la prima volta ad Arcore, una visita di cortesia al Cavaliere appena aggredito con la statuetta a Milano, sospirò una collega pidiellina: "Mai fare l'errore di presentare al capo un'altra donna". E chissà se fu seminato lì il germe della simpatia, o, come dice qualcuno, quando lei cominciò in qualche sporadica occasione a esibire la sua parlantina in tv, o quando a una cena di parlamentari col grande capo agguantò il microfono interpretando con voce soave "Summertime". Fatto sta che oggi Anna Maria Bernini, deputata emiliana 45enne, ex finiana, è uno dei volti nuovi del mondo berlusconiano.

Folta frangia castana, occhioni da cerbiatto, perenne mise da cavallerizza con stivali infilati nei pantaloni, le ultime settimane le ha trascorse peregrinando tra studi tv, dall'arena di "Annozero" alle poltroncine in cartone di "Ballarò". Precisa, preparata, sempre in difesa del premier ma senza urla belluine. Una tenacia composta che sarà presto premiata: come ha annunciato poche sere fa Berlusconi nel corso di una cena, nel rimpasto il suo nome occupa la casella di viceministro delle Attività produttive.

Una parabola mica male, per la deputata approdata in Parlamento nel 2008 in quota An. Quando è ancora un'avvocatessa di successo nella sua Bologna, legale di Luciano Pavarotti e poi della vedova Nicoletta Mantovani, con un papà, Giorgio, già ministro del Commercio con l'estero nel primo governo Berlusconi, e un marito ginecologo dei Vip amico di Casini. Il trampolino verso la politica è la fondazione finiana Farefuturo, con cui comincia a collaborare: quando, insieme al fedelissimo di Fini Enzo Raisi, contribuisce a portare 600 ospiti a mille euro a testa in una cena di autofinanziamento, nel cuore della rossa Bologna, il leader di An non può fare a meno di notarla.

"La Bernini è entrata in Parlamento grazie a me e Gianfranco", sottolinea con amarezza il futurista Raisi. "Il presidente della Camera è il mio padre politico", cinguettava lei ancora un anno fa. Un'altra vita.
Appassionata di animali, fervente cattolica, per sua definizione "praticante professionale di fioretti: privazione di dolci, astinenza da shopping, ascensione alla basilica di San Luca a Bologna", viene nominata portavoce vicario del Pdl, poi è Berlusconi a volerla come candidata presidente dell'Emilia-Romagna alle Regionali. Quando i rapporti tra i cofondatori del partito cominciano a incrinarsi, Fini chiama a raccolta i suoi, che firmano un documento a suo favore. Lei, invece, sottoscrive il documento dei 75 di Alemanno, Gasparri e La Russa, gli ex An che stanno con Berlusconi.

Negli ultimi mesi è stato un crescendo di considerazione presso il Cavaliere, tra l'invidia di altre giovani e rampanti colleghe e l'allarme di alcuni ex colonnelli aennini: hanno provato a mettersi di traverso, quando il premier, già qualche tempo fa, ipotizzò di darle un ruolo di governo. "È alla prima legislatura, c'è gente che aspetta da tempo", gli hanno ripetuto. Invano: dopo "Ballarò" e "Annozero", è arrivato il momento di un ministero.

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