New York ricorda il decennale dell'attacco alle Twin Towers con una serie di mostre fotografiche di prima grandezza. Ospitate in luoghi simbolo della città, dal MoMa al nuovo Ground Zero Museum

Nine-Eleven è stato il disastro più fotografato della storia moderna. Ma c'è ancora qualcosa da mostrare, qualcosa che solo in pochi hanno visto? I complottisti sosterrebbero che sì, di certo ci sono immagini tenute in un qualche cassetto della Casa Bianca o della CIA. Quelle dell'impatto del volo 77 sul Pentagono, ad esempio: lo schianto, tra i quattro, che più ha dato adito a teorie molto diverse dalle verità ufficiali. Ci sono molte altre immagini mai mostrate: come quelle, troppo crude, del recupero dei corpi tra le macerie di Ground Zero. Qui, per dare un nome ai resti martoriati, gli esperti del "Chief Medical Examiner" hanno compiuto il più grande screening sul DNA mai effettuato. E poi ci sono quelle istantanee che non dovevano essere mostrate, perché capaci di sbriciolare moralmente un'intera nazione: quei puntini neri in caduta libera accanto alle pareti di vetro e acciaio, uomini e donne gettatisi nel vuoto per sfuggire alla morte tra le fiamme.

New York si avvia a celebrare il decennale della tragedia dell'11 settembre con una serie di eventi culturali e artistici. Tra questi, diverse mostre fotografiche di assoluto rilievo.

Il museo dell'International Center of Photography, situato a due passi da Times Square, ricorda l'anniversario con "Remembering 9/11", mostra suddivisa in cinque sezioni: ci sono le immagini che Francesc Torres ha scattato per cinque settimane nell'aprile 2009 dentro l'Hangar 17 dell'aeroporto Kennedy, dove i resti dell'attentato (pilastri, auto, mezzi dei pompieri) sono stati raccolti e catalogati; Eugene Richards propone in bianco e nero le istantanee della folla sconvolta attorno a Ground Zero; Gregg Brown è stato tra i pochi autorizzati a scattare fotografie aeree – su un elicottero della polizia - sopra l'area del WTC; infine, un'installazione video di Elena del Rivero e una selezione di "here is new york", sterminata raccolta di vivide immagini di fotografi non professionisti.

Il MOMA ha deciso di ricordare il Nine Eleven con una collettiva molto particolare, ospitata però al Ps1, sede distaccata nei Queens. Peter Eleey, il curatore, ha messo insieme una settantina di opere di 41 artisti, alcune delle quali nate prima della tragedia e che in qualche modo ne rappresentano l'implicito antefatto emotivo. Altre installazioni, foto e dipinti riflettono soprattutto sul "dopo", su come cioè l'attacco alle Torri gemelle abbia alterato la nostra percezione del mondo e della nozione di sicurezza. Grandi firme, da Diane Arbus a Christo, da Yoko Ono e John Lennon a Mark Lombardi, con alcune opere collocate anche al di fuori del Ps1.

Al Ground Zero Museum nel Meatpacking District si possono ammirare un centinaio di scatti di Gary Marlon Suson, capo onorario del battaglione dei pompieri di New York. A lui si deve un corposo reportage sul lavoro svolto dal FDNY tra le macerie, in una situazione – fisica e psichica - estrema. Le condizioni: niente foto delle vittime e nessun profitto, più il vincolo della segretezza: le foto di Suson furono tenute a lungo nascoste, proprio per l'impatto emotivo che avrebbero suscitato. Da questi scatti nacque poi l'idea del museo no profit a due passi dal World Trade Center Site, ricco anche di resti del crollo delle Torri e degli oggetti utilizzati per scavare tra cemento e acciaio.

Infine al "Time Warner Center" su Columbus Circle, la Nikon presenta oltre 50 foto della serie di Joe McNally "Volti di Ground Zero – 10 anni dopo". Nel 2002, l'esposizione era stata visitata da oltre un milione di persone, nelle sue tappe attraverso l'America partendo dal Grand Central Terminal. Con una gigantesca Polaroid, McNally ha ritratto a grandezza naturale gli involontari comprimari del disastro: dall'allora sindaco Rudy Giuliani a Louie Cacchioli, il pompiere che da solo salvò almeno cinquanta uomini e donne in fuga dalla prima Torre. Ma anche soccorritori, parenti delle vittime e studenti delle scuole vicine.

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