La disoccupazione giovanile «è dovuta soprattutto all'ignavia». Già, perché «ci sono mille lavori che si possono fare, anche diversi da quelli per cui ci si è inutilmente laureati». E la spesa militare in Italia «è un'opportunità per creare lavoro qualificato e duraturo». A pensarla così è Guido Roberto Vitale, uno dei più importanti banchieri d'affari italiani, fondatore e presidente di Vitale & Associati, spesso chiamato il "finanziere rosso".
Uno dei temi più dibattuti in questi giorni è la riforma del mercato del lavoro. Come valuta le prime mosse della titolare del Welfare, Elsa Fornero?
«Credo che il ministro Fornero si stia muovendo molto bene e con grande competenza. Mi auguro che abbia successo nella modernizzazione dei contratti di lavoro».
Quali interventi sono importanti per combattere la disoccupazione giovanile e il precariato?
«Per quanto riguarda i giovani, noto che troppi sono stati indotti a laurearsi, e spesso malamente, in discipline per cui non c'è domanda da parte del mercato. Penso per esempio ai laureati in legge, in scienze della comunicazione, in psicologia e, in generale, nelle materie umanistiche. Per contro, c'è una grande mancanza di tecnici specializzati in tutti i settori. Occorre dare urgentemente nuova dignità agli istituti tecnici. E credo che il precariato sia il risultato di un sistema di relazioni tra impresa e lavoro che è ormai sclerotizzato, che non tiene conto di ciò che è avvenuto con la globalizzazione».
Di quale cambiamento avrebbe bisogno, quindi, la nostra società?
«Si è parlato per 40 anni di diritti, ma adesso bisogna parlare un po' di doveri. I giovani che sono mantenuti dalla famiglia sono un danno per la loro famiglia e per la collettività. Ci sono mille lavori che si possono fare, anche diversi da quelli per cui ci si è inutilmente laureati. Ci sono molti lavori pubblici, per esempio, che non si fanno perché non ci sono le maestranze. Quindi c'è il dovere di rimboccarsi le maniche. In altre parole, in una società tutti devono avere gli stessi diritti, ma tutti hanno anche il dovere di meritarli, di guadagnarsi questi diritti».
Secondo lei, quindi, c'è lavoro per tutti i giovani che hanno voglia di darsi da fare?
«Penso che la disoccupazione giovanile sia dovuta soprattutto all'ignavia: se uno è laureato in legge, per esempio, e non ci sono posti, deve fare un altro lavoro. Non è pensabile che sia la collettività a inventarsi lavori, che non esistono, per loro».
La sua opinione su questo punto è chiara. Passando ai settori chiave della nostra economia, in questo momento di crisi quali sono da sostenere e quali, invece, quelli a cui chiedere qualche sacrificio?
«Non è questione di singoli settori. L'economia ripartirà quando cambierà l'umore degli italiani e quando diventeremo tutti più ottimisti. C'è bisogno di un nuovo modo di governare il Paese, di leggi nuove, di una pubblica amministrazione efficiente e puntuale, anche perché oggi sono troppi gli arbitrii a cui un cittadino deve sottostare senza alcuna ragione apparente. La cosa importante, dunque, è che ci sia un contesto favorevole. E tutti devono fare la propria parte».
Qualche tempo fa, sul sito dell'Espresso il padre comboniano Alex Zanotelli sosteneva che per recuperare i fondi necessari alla manovra «basterebbe tagliare le spese militari. Solo nel 2010 abbiamo speso per la difesa 27 miliardi di euro». Che cosa ne pensa?
«È una proposta che risente della cultura di chi l'ha fatta. Le spese militari sono indispensabili a un Paese moderno che voglia avere una sua politica estera. E altrettanto dicasi per l'Europa. E non dimentichiamo mai che oggi gli armamenti sono per lo più fatti di software, che è una particolare branca di attività produttiva che è ad altissima intensità di lavoro qualificato e ad alto valore aggiunto».
E quindi?
«In ogni arma moderna la componente elettronica è sempre preponderante rispetto all'hardware e il software è sviluppato da laureati, da tecnici, da quel particolare tipo di professionalità in cui il mondo occidentale eccelle. Insomma, è un'opportunità per creare lavoro qualificato e duraturo. Inoltre, non possiamo dimenticare che quasi tutti i grossi progressi tecnologici hanno avuto la loro origine nelle spese per la difesa degli Stati Uniti d'America».
Ma le spese militari sostenute dall'Italia secondo lei non sono eccessive?
«No, la spesa non è eccessiva. Proposte come quella che mi ha citato emergono perché tutti commentano senza sapere di che cosa parlano».
Torniamo all'economia italiana, al governo Monti e ai provvedimenti presi. Pensa che la manovra salva-Italia di dicembre ci permetterà di arrivare al pareggio di bilancio nel 2013?
«Se ci sarà almeno una stabilizzazione del Pil sui livelli attuali, sì. In caso contrario, questo obiettivo sarà raggiungibile solo con un taglio dei costi della pubblica amministrazione, che vanno comunque fatti. In materia di Pa non c'è che l'imbarazzo della scelta: ci sono gli enti inutili, le modalità degli acquisti da rivedere, l'effettiva presenza dei dipendenti sul posto di lavoro, per esempio».
Era necessario un provvedimento di questa entità?
«Questa manovra era una medicina che andava presa e speriamo solo che non sia troppo tardi».
Pensa che sia una manovra equa?
«Credo che alla fine sarà equa perché parte della manovra consiste nella lotta all'evasione fiscale, che è fatta con determinazione per la prima volta. Ed è la prima volta che ci si rende conto che non si può vivere senza pagare le tasse. Il governo Monti è portatore di un nuovo stile di governo, di vita, di comunicazione e, soprattutto, apparentemente non è criticabile nel suo insieme».
Il capitolo pensioni è tra i più criticati: come valuta l'intervento dell'esecutivo?
«Si sarebbe potuto fare di più abolendo da subito le pensioni di anzianità, passando al contributivo per tutti a partire dal 1° gennaio 2012. Comunque sia, il provvedimento va già molto bene così e il giudizio sulla norma in generale è assolutamente positivo».
E sul fisco non pensa che gli interventi siano stati troppo duri? Secondo i calcoli del centro studi di Confindustria la pressione fiscale salirà al 45,1% nel 2012 e al 45,5% nel 2013.
«In qualche modo bisognava raccattare quattrini. Per quanto riguarda l'Imu, forse si sarebbe potuto fare di più per le case di lusso. Per i capitali scudati, invece, potremo dire solo in seguito quali risultati daranno. Comunque sia, credo che fosse necessario agire così. Quando poi la lotta all'evasione fiscale darà stabilmente i suoi frutti, si potrà pensare ad abbassare le aliquote sui redditi da lavoro. È importante quello che ha detto Monti: sono gli evasori che mettono le mani in tasca agli italiani onesti».
E che cosa pensa del decreto cresci-Italia sulle liberalizzazioni appena approvato: rilancerà davvero il Paese?
«Sul medio-lungo termine avrà impatto e porterà a un migliore e più efficiente funzionamento della società».
Lo scorporo tra Eni e Snam Rete Gas, per esempio, non si sarebbe potuto fare in tempi più rapidi?
«Si può fare sempre in tempi più rapidi, ma se negli ultimi 40 anni avessimo agito facendo attenzione alle conseguenze sul medio-lungo termine, oggi, forse, non avremmo avuto bisogno del governo Monti».
E la possibilità data alle imprese di ottenere pagamenti pubblici con bond statali funzionerà?
«Credo che dalla spending review e dall'abolizione dei trasferimenti alle imprese si potrebbero trovare soldi per pagare i debiti dello Stato verso le imprese così da far ripartire il Paese, ridando contemporaneamente liquidità al sistema bancario. È evidente, invece, che non si potranno pagare 70 miliardi di debiti utilizzando titoli di Stato».
Sarà efficace l'obbligo imposto alle banche di presentare più preventivi quando obbligano il cliente a stipulare una polizza per ottenere un mutuo?
«Ritengo che il mutuo debba sempre essere assistito da una polizza vita ed è giusto che un mutuatario possa offrire alla banca la polizza di un'altra compagnia. Non penso, invece, che abbia molto senso prevedere che sia compito della banca fornire due preventivi».
Per quanto riguarda la operazione tra Fs e rete ferroviaria, infine, pensa che abbia fatto bene l'esecutivo a rimandare alla nuova autorità per i Trasporti?
«Né in Francia né in Germania, che io sappia, corrono treni che non siano quelli dei servizi pubblici. Quando ci si trova di fronte a dei monopoli naturali, come in questo caso, bisogna prenderne atto e pretendere semplicemente una gestione economica».
A inizio ottobre aveva indicato Mario Monti come uno dei due leader credibili che avrebbero potuto guidare un nuovo esecutivo (l'altro era Nichi Vendola). Che giudizio dà finora al nuovo esecutivo?
«Il mio giudizio è più che positivo e mi auguro vivamente che il governo Monti possa portare a termine il suo mandato».
Ce la farà?
«Me lo auguro».