Rispondendo al Question time alla Camera dei deputati, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è intervenuto sul tema economico più caldo del momento, quello dei dazi, nello stesso giorno in cui l’Unione europea ha annunciato contromisure per rispondere alle barriere commerciali alzate da Donald Trump, entrate in vigore oggi – 12 marzo – per ora al 25 per cento su acciaio e alluminio. Ma per il titolare di via XX Settembre, prima di capire “cosa ci aspetta”, bisognerebbe “dirimere l’incertezza” che avvolge il tema.
"Occasione per un Wto più trasparente"
Su un punto Giorgetti è chiaro: “La politica dei dazi potrebbe danneggiare l’economia italiana ed europea, con effetto a catena sul commercio globale”. Se le barriere commerciali sono un pericolo, per il ministro dell’Economia non bisogna dimenticare “che arriviamo da decenni di concorrenza totale e globale – la mitica globalizzazione – senza regole”. I timori per i dazi sono più che giustificati, spiega, “ma ci dimentichiamo dei danni effettivi subiti dall’economia italiana” e le “tante imprese e imprenditori scomparsi grazie alla concorrenza sleale rispetto a una teoria del free trade che in qualche modo si considerava ineluttabile”. Per Giorgetti il momento storico che stiamo vivendo può essere “l’occasione per un’Organizzazione mondiale del commercio più trasparente e a parità competitiva tra imprese che rispettano le normative ambientali e sociali, rispetto a quelle che invece, magari sussidiate dallo Stato, sono in grado di spazzarti via dal mercato senza colpo ferire. Ecco, - ha concluso – pensiamo anche a questi, oltre ai pericoli che abbiamo davanti”.
"L'obiettivo del 2% del Pil va rispettato"
Dall’Aula di Montecitorio, il ministro dell’Economia ha risposto anche ad alcune domande sugli 800 miliardi di euro da investire a livello comunitario per il riarmo europeo. Proprio oggi – 12 marzo – il piano ha fatto un passo in avanti, con l’approvazione da parte dell’Europarlamento della risoluzione sul ReArm Europe, presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, lo scorso 4 marzo. “Invece di sparare cifre a priori – ha sottolineato – dobbiamo decidere e sapere quali sono le vere necessità per quanto riguarda gli investimenti militari. Una volta determinati questi, e il ministro Crosetto ci sta lavorando, si stabilirà l’ammontare dell’impegno che il governo dovrà sostenere”.
Su un punto il ministro ha le idee chiare: i finanziamenti per la spesa militare, ha spiegato, “non potranno avvenire a scapito della sanità e dei servizi pubblici”. In merito alle risorse necessarie, “qualsiasi aumento della spesa e della difesa deve tenere conto dello sviluppo della capacità dell’industria europea e, per quanto riguarda il sottoscritto, soprattutto all’industria italiana”, schierandosi così sulle posizioni del suo segretario, Matteo Salvini. “La valutazione di questo piano – ha aggiunto – potrà essere fatta sono alla fine di questo tipo di ragionamento, al di fuori della frenesia”. E poi la promessa di “rispettare gli impegni internazionali” e l’”impegno del 2 per cento” del Pil di spesa per la difesa perché, se “si fa parte di un’alleanza (la Nato, ndr), e quest’alleanza richiede un impegno del 2 per cento, siamo tenuti seriamente a rispettarlo”.
"Esiste il golden power"
Dazi, riarmo, ma non solo. Rispondendo a una domanda sul risiko bancario e sulla volontà di usare il golden power nei casi Unicredit e Mps, Giorgetti ha spiegato che eventuali valutazioni “saranno evidentemente effettuate in conformità con quanto previsto dalla legge” e quindi “a seguito di approfondita istruttoria che coinvolge le imprese interessate”. Il “veto alle operazioni”, ha spiegato, “è solo “estrema ratio”. Ma “nel settore finanziario – ha aggiunto – la normativa golden power impone l’obbligo di notifica – indipendentemente dalla nazionalità italiana o straniera del soggetto acquirente – nel caso in cui l’operazione di acquisizione abbia ad oggetto attivi di rilevanza strategica. Non è una mia discrezione, era mio dovere ricordare che esiste il golden power”.