Ecco il documento: il 27 maggio 2011 Giancarlo Tulliani si libera all'improvviso della società immobiliare costituita nel 2008 a Saint Lucia insieme allo stesso fiduciario che formalmente era 'proprietario' della casa di Montecarlo

Caso Fini, la società scomparsa

Quando scoppiò lo scandalo della casa di Montecarlo, Giancarlo Tulliani decise di chiudere la società di Saint Lucia di cui era il «beneficial owner», l'effettivo proprietario. Lo rivela «l'Espresso» nel numero domani in edicola. La società si chiama Jayden Holding e, finora, non era mai comparsa nelle cronache. La notizia della liquidazione della Jayden Holding viene pubblicata sulla gazzetta dello Stato caraibico nel giugno 2011. Anche in questo documento c'è un'ulteriore coincidenza che mette in relazione il fratello di Elisabetta Tulliani con l'acquirente, tuttora anonimo, della casa di Montecarlo.

Il contratto per la vendita dell'appartamento di proprietà di Alleanza Nazionale fu infatti firmato, per conto di una società di Saint Lucia che si chiama Printemps, da uno dei suoi fiduciari, James Walfenzao. Ebbene, quando la Jayden Holding di Giancarlo Tulliani viene chiusa, come liquidatore viene indicata una certa Cathy Walfenzao, con recapito a Montecarlo, in Avenue Princesse Grace. Lo stesso indirizzo dove ha il suo ufficio anche il più famoso James Walfenzao.

Nell'articolo de 'l'Espresso' si rivelano però altri legami fra persone vicine a Gianfranco Fini e Francesco Corallo, il re delle slot machine che nel 2008 spedisce via fax i passaporti di Elisabetta e Giancarlo Tulliani a Walfenzao. Nelle carte sequestrate dalla Guardia di Finanza nell'appartamento di Corallo e depositate nel procedimento sulla Banca Popolare di Milano, ci sono infatti due lettere di raccomandazione firmate da due deputati del Pdl in favore del proprietario dell'Atlantis World. La prima è firmata dall'ex segretario particolare di Fini, Francesco Cosimi Proietti che il 25 marzo 2009 certifica di aver avuto «la buona fortuna di incontrare Francesco Corallo circa 20 anni fa».

«La sua integrità e onestà dovrebbero essere un esempio per tutti noi», si sbilancia l’onorevole nella missiva, scritta in inglese. L'altra è invece di Amedeo Laboccetta, il deputato che durante la perquisizione a Corallo si precipitò nell'appartamento. E che venne poi indagato per aver portato via un personal computer che i magistrati ritengono di proprietà di Corallo.

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