Se avete bisogno della pillola dei cinque giorni dopo non cercatela su google. Fra i primi risultati infatti spunterà http://www.pilloladei5giornidopo.it/ Il dominio se l'è accaparrato un gruppo di fondamentalisti cattolici, che parlano di "divieto di obiettare" e definiscono ellaOne - il contraccettivo di emergenza appena approvato dall'Aifa - un "aborto domestico". Fra i loro appelli, questo spiega meglio di altri la loro posizione: "Che ne sarà dei figli già concepiti, in madri con test di gravidanza negativo? Quando si ricomincerà a dire la verità nel nostro Paese e a prendere decisioni coraggiose a partire da essa? Quanto tempo dovremo aspettare per poter dire la verità? Che vale la pena vivere e dire a tutti, specialmente ai giovani, che la sessualità non va banalizzata e che questo modo di vivere rende più sani, più sereni, più uomini?".
Nel network degli autori del sito si ritrova anche il "Comitato verità e vita", schierato dal 2004 contro la fecondazione in vitro, l'associazione "Scienza e vita" di Livorno, in prima fila sull'obiezione di coscienza e "l'Unione Cattolica dei Farmacisti Italiani" che ha come primo scopo dell'associazione "La volontà di seguire nell'esercizio della professione farmaceutica gli insegnamenti del Vangelo e del Magistero ecclesiastico, con particolare riguardo alla dottrina sociale della Chiesa".
D'altronde, però, il contraccettivo non si trova facilmente trovarla nemmeno in farmacia. «Elle cheeee?» è la risposta più eloquente ricevuta da un farmacista di Milano alla richiesta della pillola "dei cinque giorni dopo". Se sui media il dibattito è infuocato, tra i banchi delle farmacie il prodotto è ancora avvolto dal mistero. «Sul database però c'è» mi assicurano, chiedendomi di ripetere il nome - ellaOne - un paio di volte «deve solo aspettare che arrivi in magazzino». I dubbi riguardano anche la prescrizione: «Serve una ricetta non ripetibile del suo medico. Ma c'è scritto "con formalismi" non so bene cosa intendano». Devo portare il test di gravidanza? «Forse sì. No anzi, basta la prescrizione guardi. L'esame del sangue lo dia al medico».
C'era da aspettarsi che l'adozione non sarebbe stata immediata. Se l'autorizzazione dell'Agenzia Europea del Farmaco è arrivata nel 2009, quella italiana si è sbloccata definitivamente solo pochi giorni fa. Dopo due anni di controlli, fortemente voluti dall'allora ministro della Salute Ferruccio Fazio, l'Aifa ha dato l'ok alla distribuzione dell'ulipristal acetato, il principio attivo del nuovo contraccettivo d'emergenza. Le associazioni d'ispirazione cattolica hanno da tempo dichiarato guerra al farmaco, contestandone la definizione. Per gli oppositori infatti non si tratterebbe di un "contraccettivo" ma di un farmaco abortivo, simile quindi alla RU-486. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità però non ci sono dubbi: la gravidanza ha inizio quando l'ovulo fecondato si impianta nell'utero, e l'ulipristal interviene prima, ritardando l'ovulazione in modo da prevenire la fecondazione dell'ovulo, non a gravidanza iniziata come la pillola abortiva, che inibisce invece lo sviluppo embrionale.
L'Associazione Italiana del Farmaco ha voluto anche rendere più restrittivo il regolamento. Se la ricetta non ripetibile del medico è obbligatoria per tutte le nuove molecole nei primi cinque anni di commercializzazione, nella normativa italiana sull'ulipristal si aggiunge che "la prescrizione del farmaco è subordinata alla presentazione di un test di gravidanza (ad esito negativo) basato sul dosaggio dell'HCG beta". «Questa specificazione ulteriore è abbastanza incomprensibile» lamenta il prof. Emilio Arisi, presidente della Società Medica Italiana per la Contraccezione «Il medico curante ha il compito e il dovere di verificare che non vi sia una gravidanza già in atto. In tutti gli altri Paesi però è lasciata a lui la scelta di come farlo. Questa norma aggiunge dubbi anziché toglierli: basta l'esame delle urine o serve quello del sangue? Il medico lo deve poi conservare? Capite bene che tenere un tampone di urine a lungo non è proprio agevole per uno studio di piccole dimensioni».
La società di cui Arisi è presidente, insieme alla Sigo, Società Italiana Ostetricia e Ginecologia, ha così prodotto un documento ufficiale con le linee guida per l'adozione della molecola, dove invitano i medici curanti a richiedere il test delle urine e non quello del sangue. «Il problema è il tempo» spiega Arisi «si chiama contraccezione d'emergenza. Se devo andare dal medico, farmi prescrivere l'esame del sangue, andare a fare il prelievo, prenderne l'esito, tornare dal medico per avere la ricetta e poi andare finalmente in farmacia l'emergenza è già bella che finita».
Ma i medici seguiranno le indicazioni dei ginecologi oppure no? Anche tra i farmacisti ci si divide, fra chi dà per scontato l'esame del sangue e chi invece consiglia solo quello delle urine. Alcuni tra l'altro stanno già ordinando ellaOne. Anche perché, dopotutto, la contraccezione d'emergenza si vende eccome. In Italia nel 2011 sono state comprate 350.000 confezioni di Levonogrestrel, la "pillola del giorno dopo", e l'ulipristal non solo dura di più (si può assumere fino a 120 ore anziché 72) ma ha maggior probabilità di efficacia fin da subito. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Obstetrics and Ginecologics la sua percentuale di successo sarebbe prossima al 98%.
L'ulipristal è una molecola studiata dall'Istituto Superiore della Sanità americano e acquisita dalla farmaceutica francese Hra Pharma nel 2000, che ora in Francia produce con 30 grammi di questo principio attivo la pillola "ellaOne", venduta ormai in 30 Paesi nel mondo. «In Germania, dove è in commercio dall'ottobre del 2009» racconta soddisfatto Alberto Aiuto, Managing Director di Hra Pharma Italia «ellaOne si è conquistata il 30% del mercato della contraccezione d'emergenza». In Italia è venduta a 34,89 euro a confezione. Per saperne di più potete consultare la descrizione fornita dai produttori , il documento della società italiana della contraccezione oppure la nota informativa sul sito dell'Aifa.