Un paleontologo americano vuole inserire il Dna di un dinosauro nell'embrione di una gallina. Convinto in questo modo di poter ricreare (in miniatura) una copia identica dell'animale preistorico

Ha ispirato il romanzo di Michael Crichton. Ha fatto da consulente a Spielberg per il film. Ma ora un Jurassic Park di fantasia non gli basta più. John "Jack" Horner, paleontologo alla Montana State University, il dinosauro lo vuole in carne e ossa. Non partendo dall'ambra, come nel film, ma da un pollo. Un'idea che saprebbe di follia se non venisse da uno dei massimi paleontologi viventi. Horner ha disseppellito decine e decine di dinosauri, ha scoperto diverse specie, e altre due sono state battezzate in suo onore Achelousaurus horneri e Anasazisaurus horneri. Nel 1986 la McArthur Foundation lo ha insignito della prestigiosa Fellowship, il "premio dei geni". L'idea è al centro del libro "Come costruire un dinosauro" (con James Gorman, in libreria in questi giorni per Pearson), e Horner ne parlerà martedì 29 maggio al Museo di storia naturale di Milano, nell'ambito degli incontri "Meet the media guru".

Come le è venuto in mente di farlo davvero?
"Nel 1999 nel Montana abbiamo lanciato l'Hell Creek Project, la più grande spedizione paleontologica mai realizzata, per accumulare un'immensa collezione di fossili di dinosauri del tardo Cretaceo (l'ultimo periodo prima dell'estinzione), ciascuno con dettagliati dati paleontologici e biologici. Abbiamo raccolto oltre cento triceratopi, dodici tirannosauri e tanti altri dinosauri, animali e piante. Non solo: da una femmina di tirannosauro di 65 milioni di anni fa, eccezionalmente conservata, abbiamo recuperato tessuti molli: collagene, vasi sanguigni, cellule ossee. Tutto questo ci ha fatto capire che gli uccelli non solo discendono dai dinosauri, come sapevamo, ma sono essi stessi veri e propri dinosauri: gli unici sopravvissuti all'estinzione".

È un paradosso?
"No. Gli uccelli sono più simili ai dinosauri che a qualsiasi altro animale. Anche i dinosauri avevano ossa cave, la forcella (l'osso del petto), le penne, uova oblunghe e tanti, tanti altri caratteri da uccello".

Da qui è nata l'idea di trasformare un uccello in un dinosauro preistorico?
"Tramite l'evoluzione inversa. Certi caratteri che una specie ha perso evolvendosi compaiono momentaneamente nel suo sviluppo embrionale. Nell'embrione del pollo si forma una coda, che poi è riassorbita, e zampe con artigli, che poi divengono le ali. Se troviamo i geni che controllano la formazione di questi abbozzi, possiamo manipolarli per ripristinare gli organi ancestrali. Qualche anno fa si è scoperto che nel pollo una mutazione del gene talpid ricrea i denti, persi decine di milioni di anni fa. Ora stiamo cercando altri geni atavici per ricreare la coda o le zampe artigliate. Così, potremmo ritrasformare un pollo in un piccolo dinosauro di tipo preistorico: un Dinochicken (Dinopollo)".

Che reazioni suscita il progetto nei suoi tanti incontri per il mondo?
"Il pubblico è molto elettrizzato. I colleghi dipende: alcuni sono entusiasti, altri sospendono il giudizio aspettando di vedere se ci riusciamo".

E ci siete vicini?
"Da quando ho scritto il libro abbiamo fatto passi avanti, ma i lavori sono ancora in corso. Abbiamo più laboratori che ci lavorano, ma stiamo ancora raccogliendo nuovi fondi".

Non vi accusano di "giocare a fare Dio"?
"Sì. Ma io rispondo che se un Dio c'è, allora ci ha dato lui gli strumenti per fare nuove forme di vita. Se non c'è alcun Dio, allora non possiamo giocare a esserlo".

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