Il sovraffollamento continua, il piano della Severino non ha funzionato e allora Monti mette sul piatto 447 milioni. Obiettivo: costruire quattro nuovi penitenziari e allargarne molti altri. Ma anche così, ci sarebbero circa 10 mila detenuti oltre la capienza
Anche il
governo Monti prova a mettere in campo un suo piano carceri. A tre anni e mezzo dal varo di quello targato Angelino Alfano, che non ha prodotto uno solo degli undici nuovi penitenziari pianificati, ora l’esecutivo tecnico ha stilato un suo programma di edilizia carceraria.
Il decreto
salva carceri, primo tentativo del governo Monti di intervenire su un sovraffollamento che ad aprile sfiorava le 22 mila unità, finora non ha dato i risultati attesi: dopo due mesi dalla sua approvazione il numero dei detenuti è sceso di appena 300 persone. Ora i tecnici si cimentano con una sfida ancora più difficile, anche in relazione al poco tempo a disposizione.
Il 18 aprile, in un’audizione alla Commissione Giustizia della Camera, il Commissario all’attuazione del Piano carceri Angelo Sinesio ha svelato i dettagli del nuovo programma a cui intende lavorare l’esecutivo. Il testo prevede di realizzare 11.573 nuovi 'posti detentivi', ben 2.200 in più rispetto a quello di Alfano.
Visti i cantieri aperti negli ultimi tre anni, circa 2.800 posti costruiti tra ristrutturazioni e nuovi padiglioni aperti in carceri già attive, l’impresa appare piuttosto ardua. Specie in considerazione delle risorse a disposizione del Commissario per attuare il piano, 447 milioni di euro: 228 in meno rispetto al precedente. Così, più che abbattere i costi, Sinesio e il suo gruppo di lavoro puntano a rimodulare la qualità della spesa.
Nel suo piano le nuove carceri si riducono a 4: Torino, Camerino, Pordenone e Catania, per un totale di 1.800 posti. In quest’ultimo caso si tratta del riadattamento di un padiglione ora destinato ai minori. A conti fatti la maggior parte dei posti, 4.759, verrebbe realizzata tramite il completamento di 17 padiglioni ed il recupero di spazi presenti all’interno di altri 10 penitenziari.
Ulteriori 3.600 posti deriverebbero dalla costruzione di 16 padiglioni in altrettanti istituti già attivi: da Opera (Milano) a Rebibbia (Roma), passando per Secondigliano (Napoli), Bologna, Sulmona, Lecce e Trapani.
Da due mesi sono scaduti i termini di gara per 1.800 posti, suddivisi in 8 nuovi padiglioni, per una spesa complessiva di circa 100 milioni di euro. Entro maggio dovrebbe arrivare anche il bando per Camerino. Ma se per quest’ultimo istituto i fondi sono stati già stanziati, per Catania, Pordenone e Torino il CIPE ha programmato le risorse senza poi sbloccarle. Ecco allora che l’attuazione del nuovo piano, così come di quello precedente, rimane strettamente vincolata ai fondi a disposizione.
Per mandato il Commissario può spendere solo le risorse che ha effettivamente in cassa: al momento non sono tutte quelle necessarie alla realizzazione del piano. Di sicuro non farà ricorso al project financing per reperirne altre, come ipotizzato dall’articolo 43 dell’ultimo decreto inserito da esponenti della maggioranza nel Milleproroghe, perché il commissariamento non prevede la possibilità di ricorrere a questo tipo di intervento.
Un primo passo per mettere in sicurezza i cantieri arriverà il 17 maggio, quando sulla Gazzetta Ufficiale verrà pubblicata una convenzione stipulata con il ministero dell’Interno che prevede controlli antimafia per ogni ditta, anche quelle in subappalto, impegnata nei cantieri penitenziari.
Se i cantieri partissero realmente
Sinesio vorrebbe imprimere una svolta anche sulla qualità delle strutture. Da poco il Commissario ha sottoscritto degli accordi con alcuni mobilifici per far costruire le suppellettili delle nuove celle direttamente ai detenuti. Un progetto in linea con l’ambizione di dare vita a "celle camere da letto" secondo gli standard europei.
A meno di un anno dalla fine della legislatura, oggi più che mai il sovraffollamento delle carceri non figura ai primi posti nell’agenda dei partiti che sostengono il governo. Sinesio vorrebbe concludere il suo mandato (31 dicembre 2012) dopo aver messo a bando tutte le risorse a sua disposizione. Ci riuscirà?