Un progetto sperimentale per aiutare i pedofili condannati una volta per tutte. Un percorso di riabilitazione che parte dal desiderio di cambiamento da parte dei violentatori. E anche i genitori delle vittime sono d'accordo: 'Qualsiasi cosa tuteli i bambini da nuovi abusi va bene'

'Siamo orchi, aiutateci a smettere'

Nella stanza sono seduti in cerchio, saranno una trentina. Di diversa estrazione sociale e di diversa età. A guardarli nessuno penserebbe che si tratta di pedofili: hanno l'apparenza di persone qualunque, qualcuno sembra anche simpatico. Assistiamo ad una seduta del "Progetto di trattamento e presa in carico di autori di reati sessuali", una sperimentazione avviata quattro anni fa dal Centro Italiano per la Promozione della Mediazione di Milano (CIPM) e il carcere di Bollate, nella quale i "sex offender", così chiamati nel gergo degli psicologi, svolgono parte del loro trattamento terapeutico.

"Non sono un mostro", ci dice Pino, uno dei pedofili con i quali abbiamo modo di parlare. Uscito dal carcere e in attesa del giudizio ha deciso di intraprendere questo percorso. "Sapevo che sarei stato scoperto prima o poi, tutte le mattine aspettavo i carabinieri, ma non riuscivo a fermarmi, l'impulso e la voglia aumentano ogni volta sempre di più, è irrefrenabile, anche se ci sono degli attimi di lucidità con il passar del tempo svaniscono del tutto" ci racconta a braccia conserte. " Senza questo trattamento, non sarei mai riuscito a controllarmi e sarei certamente tornato a molestare dei bambini".

La recidività, infatti, sembra essere il vero problema. Si possono aumentare le pene, si possono varare norme che tengano i pedofili lontani dalle possibile "prede", come viene fatto in diversi paesi europei, ma se non s'intraprende un percorso di "cura", il sex offender di turno tornerà a commettere le violenze, fino a quando verrà scoperto nuovamente. Ma prima di tornare in carcere, quanti bambini avranno subito abusi? Sì, perché la pedofilia "è un orientamento sessuale che non può cambiare nell'individuo. Il paziente può solo diventare consapevole del proprio problema e con il trattamento riuscire a gestire i propri istinti" ci dice il Dott. Luigi Colombo, uno psicologo che opera nel Centro. Senza il percorso la ricaduta è quasi certa.

"Sì, voglio guarire" è quello che deve dire il violentatore. Una volta che c'è questa volontà, l'equipe, composta da criminologi, psicologi, psichiatri ed educatori, comincia il trattamento. Giorno dopo giorno, i colpevoli di reati sessuali devono affrontare il loro mostro interiore. Il lavoro è giornaliero e i colloqui sono individuali e di gruppo e tutto il progetto è incentrato sul riconoscimento del reato. Perché se c'è una cosa che il sex offender fa è proprio questa: negare, negare e negare. Il lavoro principale è allora quello sulla negazione, segue quello riabilitativo.

I dati parlano chiaro. "La terapia conviene: su 120 pazienti trattati solo 3 sono stati i casi di recidiva" ci dice il Presidente del CIPM, Prof. Paolo Giulini. Paragonandoli ai dati che abbiamo potuto reperire, dati ufficiali sulla recidività dei pedofili non esistono in Italia, possiamo tranquillamente affermare che la terapia ottiene degli ottimi risultati.

Le vittime e i familiari degli abusati che abbiamo incontrato non sono contrari alla terapia: "qualsiasi cosa che può essere fatta e che tuteli i bambini da queste persone, va bene" ci dice il padre di una ragazzina che è stata abusata dal suo insegnante di ginnastica. La cosa sconcertante, prosegue il papà, è che però "anche se condannato in primo grado, con il massimo della pena, l'insegnante è potuto tornare a svolgere il suo lavoro a pieno contatto con delle ragazzine, delle possibili prede".

Le associazioni delle vittime contestano, non tanto che all'interno delle possibili strade che andrebbero intraprese ci sia anche la possibilità di un trattamento terapeutico, ma pongono come paletto il fatto " che siano tenuti alla larga dai bambini e che vengano monitorati i loro spostamenti" ci dice il Presidente dell'Associazione Prometeo, Massimiliano Frassi.

"I Bambini non votano", dice, durissimo, Roberto Mirabile, Presidente di un'altra Associazione in difesa delle vittime, La Caramella Buona. "Perché è inspiegabile come su questo problema la politica in Italia abbia accumulato questo ritardo".

La legislazione in materia di pedofilia, nel nostro paese è obsoleta. Attualmente, al Senato è in discussione la ratifica della Convenzione di Lanzarote. Si tratta di un provvedimento fondamentale per difendere i bambini dagli abusi, che introduce tutta una serie di norme e che prevede anche il trattamento terapeutico. Quasi tutti i paesi membri l'hanno ratificata, in Italia, anche su questo siamo in ritardo.

La sen. Laura Allegretti ci ha assicurato che sarà ratificata a breve e che " sarà previsto il trattamento terapeutico durante la detenzione, ma sopratutto negli anni successivi al carcere, perché sappiamo bene che è una tipologia di reato che comporta la recidiva".

"E' importante anche salvarne uno": ci saluta Roberto, un pedofilo che si affretta a entrare nella stanza, dove sta per iniziare la sua seduta di trattamento. Speriamo gli sia utile, ma sopratutto sia utile ad evitare ulteriori abusi.

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