Aziende che chiudono o delocalizzano. Suicidi di disoccupati. Casi di usura. Un informatico romano ha deciso di mapparli e dar vita a un sito per segnalare nuovi casi e tenere traccia del fenomeno. Ecco come

A San Martino in Passiria, provincia di Bolzano, ci sono i 158 dipendenti dello stabilmento della tedesca Hoppe, specializzato da 40 anni nella produzione di maniglie per porte e finestre, che che da lunedì prossimo non potranno più entrare in azienda. Una comunicazione li ha informati, infatti, che la produzione sarà spostata a Chomutov, in Repubblica Ceca. Solo 60 posti di lavoro nell'amministrativo saranno conservati, per il momento, sebbene costretti a spostarsi in una sede provvisoria a Merano, non si sa fino a quando.

Simile discorso per Albisola, provincia di Savona. Dal 31 gennaio 2014 – giorno successivo alla cassa integrazione – 140 dipendenti perderanno il loro impiego alla Fac, un'azienda che produce ceramiche. A nulla è valso l'incontro tra la curatrice fallimentare e l'Unione Industriali di Savona. Nessun acquirente ha manifestato interesse e il destino di quella che è una fabbrica storica sembra naufragare nello smembramento dell'attività in singoli lotti.

Non va meglio in provincia di Messina, a San Filippo del Mela. La centrale termoelettrica Edipower è a rischio chiusura. Trecento posti di lavoro già persi e un progressivo smantellamento dell'intero comparto economico. I sindacati hanno appena inviato una lettera anche al ministro delle attività produttive per denunciare la scomparsa del sito industriale e chiedere delucidazioni su come verranno impiegati i lavoratori che restano, alla chiusura dell'impianto.

È solo una parte di quella che può definirsi una vera e propria “geografia della crisi”, che ha investito il Paese da qualche anno a questa parte. Un flusso ininterrotto di notizie su aziende che chiudono o delocalizzano, posti di lavoro polverizzati, suicidi.

Una crisi “democratica” nella distribuzione geografica, anche se alcune aree sono più colpite di altre, tanto che a un informatico romano, Massimo Carletti – oggi titolare di un'agenzia che si occupa di media e web – è venuto in mente di creare un osservatorio visivo del fenomeno, che aggreghi le news tematiche e organizzi poi le notizie, mappandole sul territorio, attraverso Googlemaps. È nata così Crisitaly, una vera e propria “mappa della crisi”.

Tra le sezioni tematiche ci sono le attività in difficoltà; il credito, le tasse e l'usura; il degrado sociale e la nuova povertà; il malaffare e i disservizi (il focus è prevalentemente la cattiva gestione politica); le manifestazioni e proteste; la perdita di posti di lavoro; il problema delle case; le vittime della crisi (suicidi).

E proprio quest'ultima categoria, visualizzata con l'icona della morte, è quella più dirompente, come impatto visivo. Il primato sembra esserselo aggiudicato l'area attorno a Caserta (6 suicidi negli ultimi due mesi), seguito dalla Toscana (4 segnalazioni nello stesso arco temporale). Ma proprio ieri, anche a Milano, un trentottenne impiegato in Equitalia, ha tentato di togliersi la vita perché “stanco di avere a che fare con persone che non riescono più a pagare”.

Così come a Conselve, in provincia di Padova, lo stesso giorno un disoccupato di 29 anni, Fabio Delon, si è appeso a una corda nel garage a fianco della sua abitazione. Era appena rientrato in Italia dopo aver trascorso un anno in Inghilterra per lavoro.

Per ora sul sito sono mappate le notizie aggregate dal primo settembre, ma presto verranno inserite quelle dal primo gennaio del 2013. Le fonti sono variegate, con una netta prevalenza, oltre alla stampa nazionale, dei media locali e delle agenzie di stampa.

È già possibile citare anche qualche dato. La gran parte di segnalazioni giungono dal Nord (con 163 contenuti), con il picco della Lombardia (47), seguita da Veneto (39) ed Emilia Romagna (31).

Nel centro Italia (100 contenuti), si colloca al primo posto il Lazio (34), seguito da Toscana (20) e Marche (19). A seguire il Sud (75) - con la Campania in testa (37) - e infine le isole (44).

Si tratta, naturalmente, di stime parziali, anche perché la piattaforma è appena partita e conta di sollecitare la partecipazione volontaria. È appena stata implementata anche la sezione “Segnala” dalla quale è possibile contribuire registrandosi, indicando una notizia e incollandone direttamente il link e quella dov'è possibile raccontare una storia che non ha trovato spazio sui media

“Non c'è nessun fine speculativo – conclude Carletti – L'idea è nata per un motivo banale: trovavo parecchia difficoltà nell'aggiornarmi sulle news, nei temi citati, e ho pensato che visualizzare la crisi potesse avere un impatto emotivo ancora maggiore, rispetto alla lettura. Mi auguro che questo possa risvegliare qualche coscienza e sollecitare la partecipazione volontaria al progetto”.