Di farmaci e sostanze psicoattive Silvio Garattini sa certo qualcosa. Da oltre 40 anni dirige infatti l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, e sulla legalizzazione della cannabis, il suo è un secco no. Gli abbiamo chiesto perché.
Professore, la cannabis è pericolosa?«È senz’altro un prodotto nocivo. È dimostrato che nel tempo il suo utilizzo aumenta l’incidenza di malattie psichiatriche, soprattutto nei giovani, e a causa dei metodi con cui viene fumata ha un alto potere cancerogeno, superiore anche a quello delle sigarette. Negli ultimi anni poi è aumentata moltissimo la quantità di principio attivo contenuta nelle preparazioni, che hanno quindi un effetto sul sistema nervoso superiore a quanto si ritiene normalmente».
Ma dà dipendenza?«La cannabis dà dipendenza, almeno a livello psicologico, e può rappresentare una porta d’ingresso verso il consumo di altre droghe».
Legalizzarla non potrebbe essere almeno un modo per controllarne il consumo?«No: sarebbe un grande errore. In Olanda ad esempio, dove è legale, la diffusione della cannabis è cresciuta. Il mio istituto ha svolto infatti uno studio sulle acque di Milano, dimostrando che il consumo è molto inferiore a quello che c’è ad Amsterdam. Si potrà dire che ci sono già sostanze dannose il cui consumo è legale nel nostro Paese, ma perché aggiungerne altre?»
E l’utilizzo medico?«Se i dati dovessero supportare la sua utilità, non vedo perché no. Si utilizzano gli oppioidi d’altronde, perché non la cannabis? Non ci sono preconcetti nel mondo scientifico: ma per ora esistono solamente lavori di livello molto basso, e quello che emerge è che la sostanza ha molti effetti collaterali, e un’efficacia quantomeno dubbia».
Servirebbero altri studi?«Se venisse confermata la presenza di effetti benefici, questi dati non dovrebbero comunque essere utilizzati a favore della sua legalizzazione. In caso di uso medico infatti parliamo sempre di principi attivi sintetici, e non di cannabis naturale».