«Ormai da noi vengono a fare la spesa gli uomini: sono tutti in cassa integrazione». Chiuso a mandate il supermercato, due commesse sulla cinquantina se ne stanno infreddolite ai margini di piazza della Repubblica.
Sul palco di Susa è appena salito Beppe Grillo. «Abbassate le bandiere, qua siamo tutti No Tav», grida. L'eco riecheggia nella valle che tramonta e nelle orecchie intirizzite dei cinquemila accorsi. La temperatura segna zero gradi, ma il leader del Movimento 5 Stelle scalpita, suda, s'inzuppa. Un comizio rock.
Grillo in realtà parla poco di Alta Velocità («vogliono buttare 2,2 miliardi per un'opera che è una presa in giro», dice l'ex comico), molto di Italia. Il solito one man show fatto di ironia, critiche e attacchi. Ce n'è per tutti: il solito Gargamella-Bersani e Monti, diventato per l'occasione l'esorcista "padre Merrin", passando per Berlusconi: «Se credete ancora a lui, perché non a Peter Pan?». E poi una rilettura aggiornata degli scandali recenti: Finmecannica, con affondo sulla Lega, il Montepaschi e le dimissioni del Papa: «Non voglio pensare che dietro questa scelta ci siano le tangenti di Mps per acquisire Antoveneta che è stata pagata con i soldi dello Ior».
Si parla della banca vaticana, ma all'Alta Velocità solo accenni. «Io sono cresciuta a pane e no Tav», dice sotto il palco la valligiana Vivivana Ferrero, 45enne del Movimento 5 Stelle. «Qui sono vent'anni che ci informiamo dei problemi ambientali e dello spreco di soldi per quest'opera insostenibile».
Nel 2005, proprio in questa piazza, nella caserma Clemente Henry, la società incaricata della progettazione (LTF) diceva di volere aprire un centro di documentazione sulla Torino-Lione. Non è stato fatto e l'informazione in Valle corre su binari paralleli.
Spero che mia figlia non mi sputi in un occhio Facce raggrinzite tra la folla. I giovani sono minoranza. Coppie di anziani, pensionati e adulti alle prese con la crisi. «Facevo l'autista di camion ma poi la ditta di trasporti ha chiuso», racconta Domenico, 46 anni. «Ora sono operaio del comune di Bruzolo: sistemo le aiuole, pulisco le strade, tutto quelle che serve insomma».
Chi il lavoro ce l'ha se lo tiene stretto: Andrea, 31 anni e una bimba di sei, è operaio di manutenzione nella rete autostradale e vive a Susa. «Sono fortunato, dei miei 10 amici 'coscritti' saremo in tre a lavorare». E gli altri? «Se ne stanno a casa, in famiglia». Il futuro è un'incognita. «Spero che un giorno mia figlia non mi sputi in un occhio per essere rimasto qui, però non vedo molte alternative in giro».
Ecco perché le urla di Grillo sul reddito di cittadinanza rimbombano su pance, sfiduciate e in cerca di risposte immediate. Anche la retorica cambia. Si passa dal movimento alla 'comunità', termine taumaturgico in una valle che fu partigiana e ora è alle prese con la 'resistenza' all'Alta Velocità. L'endorsement di Alberto Perino, leader storico contro il super-treno, ai candidati della lista a 5 Stelle spiega meglio questa metamorfosi: «Noi dobbiamo votare per loro perché erano con noi a protestare in Val Clarea, è gente come noi».
Noi e gli altri, la frattura è consumata. «D'altronde chiunque si è schierato contro il progetto ferroviario è stato visto come un nemico se non un facinoroso», dice lo storico e sociologo Marco Revelli, autore con l'ex magistrato Livio Pepino di 'Non solo un treno'. «Non mi stupisco», aggiunge Revelli, «che Grillo abbia tutto questo consenso in Valle, è dal 2005 dai tempi di Venaus, che ci mette la faccia e critica il paradigma di sviluppo della Tav».
Fidarsi o no di Di Pietro e Vendola? Alle elezioni del 2010, quelle che hanno consegnato la regione Piemonte a Roberto Cota (Lega Nord), il M5S qui ha viaggiato tra il 20 e il 30 per cento dei consensi. E adesso che 'il contagio' è avvenuto a livello nazionale vogliono quantomeno ripetersi.
Sia chiaro, non tutta la Valle è contro il progetto: il sindaco di Chiomonte Renzo Pinard e la stessa prima cittadina di Susa Gemma Amprino si stanno battendo, subendo anche minacce personali, con la speranza che l'infrastruttura porti sviluppo.
Ma per chi sta dall'altra parte è Grillo l'unica alternativa credibile. Non è bastata la risposta pragmatica di Nichi Vendola a Barbara Debernardi pubblicata sul sito Notav.info. «Non ci fidiamo di Sel, ha i piedi in due staffe», dicono dalla piazza. «Sono contrari alla Tav ma sono alleati con il Pd che vuole quest'opera». E a Ingroia potrebbe non bastare candidare al Senato - quindi con scarsissime possibilità di essere eletto - il sindaco di Venaus, Nilo Durbiano. Che ieri sera si aggirava per la piazza in cerca di un voto disgiunto: M5S alla Camera e la sua Rivoluzione Civile al Senato. «Ai No Tav Rivoluzione Civile non piace lperché c'è dentro Di Pietro», spiega ancora Revelli , «che quando era ministro dei Trasporti presentò il falso progetto Tav a Bruxelles».
Alle urne con il 'tanto vale' Ma proprio Marco Revelli, che della lista Ingroia parla come di 'un'occasione perduta', dichiara che il suo voto Grillo non lo avrà: «Gli riconosco la coerenza sulla Tav ma non mi ritrovo in tante cose, a partire dall'uscita su Casa Pound e dal linguaggio», dice il figlio del partigiano Nuto. Teme una forte personalizzazione della politica e paventa il rischio di una deriva verso la 'démocratie de la defiance': «Una democrazia della diffidenza in una società disgregata e dove è facile fare leva sui conflitti tra persone. Tanto più in un periodo di vuoto di rappresentanza democratica dove Grillo ha il fiuto e la capacità per infilarsi».
In piazza Repubblica, però, le commesse infreddolite del supermercato ragionano guardando agli scaffali pieni. «La gente non ce la fa più, non riesce ad arrivare alla fine del mese. Che futuro avranno i nostri figli? Tanto vale buttarsi su quella che è chiamata anti-politica visto i danni della politica».
Vicino a loro, c'è un signore nato nel 1937, viene da Sant'Antonino e indossa la fascetta della Valle che resiste: 'A Sarà Dura', recita la scritta. «Mi chiamo Italo perché sono nato ai tempi del fascismo», racconta. E avverte, dando un'ultima occhiata al palco: «Io questa volta li voto ma voglio che mantengano le promesse. Dobbiamo controllarli. Perché non si può venire qui a chiedere il voto e poi scordarsi di noi». Susa, Piemonte, Italia.