L'ex capitano delle SS morto l'11 ottobre 2013 a 100 anni ha alle spalle 335 morti. Un'estradizione in Argentina, un ergastolo, e nessun ripensamento
Erich Priebke è morto l'11 ottobre 2013. Qui l'articolo che l'Espresso aveva scritto in occasione del centesimo compleanno del criminale nazistaCento anni, e non sentirseli addosso. Come non sentirsi addosso il peso della morte di 335 esseri umani: le vittime della strage delle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 1944. Così, Erich Priebke si avvia a festeggiare un secolo di vita. Ha qualche acciacco, è ormai quasi sordo, ma per essere nato nel 1913 non può certo lamentarsi. L'altro giorno, l'hanno visto e
fotografato per le strade della Balduina a Roma, con la badante e le guardie del corpo che lo proteggono - strani scherzi della storia - da eventuali aggressioni. Nella capitale, l'ex zelante capitano delle SS agli ordini di Kappler vive ormai da anni agli arresti domiciliari.
Condannato all'ergastolo dalla Corte d'appello militare nel marzo 1998 dopo un turbinoso iter giudiziario seguito alla sua estradizione dall'Argentina, Priebke aveva evitato il carcere grazie alla sua avanzata età. Nel 2007, il giudice gli aveva concesso il permesso di uscire per andare “al lavoro” presso lo studio del suo legale, l'avvocato Paolo Giachini. Permesso revocato pochi mesi più tardi, con una coda amara e beffarda arrivata lo scorso maggio sotto forma di cartella esattoriale.
Risultando nullatenente ed essendo stato impossibilitato a proseguire l'attività di sedicente aiutante del suo legale, le spese di registrazione della sentenza per la causa – da lui intentata e persa – per sequestro di persona sono state addebitate alla Comunità ebraica.
Due anni fa, fecero scalpore le foto di Oggi che lo ritraevano all'uscita di un ristorante dei Parioli, all'indomani dell'anniversario della strage. “Basta con questo linciaggio mediatico”, ha tuonato Giachini. Rivolgendosi a sua volta a Napolitano per chiedergli di porre fine alla “campagna d'incitamento all'odio politico” e smentendo la circostanza della festa di lunedì prossimo, giorno del compleanno. Peccato che, poche ore più tardi, a smentirlo sia stato Carlo Taormina, difensore dell'ex capitano SS in uno dei processi: “Certo che la festa ci sarà. Mi ha invitato il suo avvocato e io ci andrò, come ho fatto per i suoi novant'anni”.
Nella ridda di voci, quella secondo cui all'evento ci sarà più di un sacerdote ha fatto rizzare i capelli in testa a molti, anche perché fu proprio con la complicità del Vaticano che Priebke riuscì a riparare in Sudamerica, nell'ambito dell'Operazione Odessa.
Sarà anche per questo debito di riconoscenza, forse, che in molti lo indicano come un fervente cattolico. Dieci anni fa, organizzò un ricevimento non esattamente sobrio in un agriturismo della Nomentana.
Polo blu e berretto bianco da baseball, la sua passeggiata di qualche giorno fa con badante e scorta lo ha riportato sotto i riflettori: anche per questo, se festa ci sarà, ben difficilmente si terrà nell'appartamento di 70 metri quadrati dove vive da anni.
Inutile dire che si è subito scatenato un putiferio. All'appello indignato “non solo come ebrei, ma come italiani” lanciato dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici non hanno sinora risposto né il presidente Napolitano, né il premier Letta, ma sia il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, sia il sindaco della capitale Ignazio Marino si sono schierati al suo fianco: “Roma non dimentica. Non si può festeggiare Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine” ha twittato il primo, mentre il secondo ricorda che la capitale “è stata insignita della Medaglia d’Oro della Resistenza e nessuno può festeggiare uno dei responsabili dell’eccidio”. “Alla memoria delle vittime del nazifascismo non si può mai derogare”, tuona l'ANPI di Roma.
Giachini scrolla le spalle: “E' un povero vecchietto che sta scontando il suo ergastolo, a norma di legge. Lo lascino in pace”. Invito che, probabilmente, non riscuoterà un grande successo.