Tutto pronto per la fine della scuola. Oggi suonerà l’ultima campanella per migliaia di studenti prima della pausa natalizia. Negli istituti del Veneto sarà una giornata particolare. Quale momento migliore per celebrare la “Festa della famiglia naturale”? Tra una fetta di panettone e uno scambio di auguri, la giunta del leghista Luca Zaia ha pensato bene di promuovere un family day in chiave federalista.
Coinvolte tutte le classi di ogni ordine e grado grazie ad una delibera scritta su misura: un’iniziativa da tenere ogni anno in concomitanza con l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di fine anno.
La decisione è partita per tempo, con una leggina del 27 novembre sponsorizzata dall’assessore all’Istruzione, Elena Donazzan, un passato nel Fronte della gioventù e oggi iscritta a Fratelli d’Italia:«Questa è una scelta semplice e bella presa per valorizzare la famiglia naturale come pilastro della nostra società ed esprimere con un atto e un appuntamento il nostro riconoscimento di valori indiscutibili».
A farsi carico della mozione portata nel parlamentino veneto la consigliera leghista Arianna Lazzarini, che ha sposato la stessa linea indiscutibile:«Non siamo stati e non siamo né razzisti né omofobi semplicemente crediamo nei nostri valori e lavoriamo per difenderli. E non imponiamo niente a nessuno, ma ci auguriamo che ogni preside, nella sua totale autonomia, voglia accogliere l’invito e gestire la giornata nella maniera più opportuna, coinvolgendo ragazzi e genitori».
Parole di pietra che hanno provocato la reazione del Partito democratico, come spiega il consigliere Franco Bonfante:«È un atteggiamento medievale, contro la libertà delle persone. È una chiara violazione dei diritti e fuori tempo massimo. Tendono a restringere i sentimenti dentro uno schema superato, ma è scontato che vogliono affermare valori vecchi per acchiappare voti».
Nonostante la battaglia in consiglio tra centrodestra e centrosinistra (che ha provato a far mancare il numero locale e votare contro) è stato tutto inutile. Approvata la delibera e recapita la raccomandazione alle segreterie degli istituti di celebrare a dovere la nuova festa.
STOP ALL’EDUCAZIONE SESSUALE
Dietro però c’è dell’altro. Ecco cosa hanno messo nero su bianco: «È espressamente previsto anche l’impegno per il governo del Veneto di sostenere presso il governo nazionale la non applicazione del documento standard per l’educazione sessuale in Europa, redatto dall’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità».
Da Venezia arriva dunque un no secco a ogni sforzo di insegnamento della sessualità per gli studenti: perché il documento dell’Oms è semplicemente uno strumento per garantire la salute fisica e psicologica della popolazione, ridurre le gravidanze precoci e contrastare la diffusione delle malattie.
Questa materia è obbligatoria in tutti i paesi del Vecchio Continente – come conferma il “Policies for Sexuality Education in the European Union”, report pubblicato nel 2013 dalla Direzione generale per le politiche interne del Parlamento Ue – tranne che in Italia, Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania.
Ma nelle aule della Penisola si fa sentire prepotentemente la pressione del Vaticano che ha fatto lobby con la classe politica, che a sua volta docilmente si è adeguata: decenni di proposte per introdurne l’insegnamento tra i banchi e a tutt'oggi un nulla di fatto.
Lo spettro che agita i sonni del centrodestra italiano è la timida apertura alle coppie di fatto e soprattutto alle coppie omosessuali con la trascrizione nei registri per chi si sposa all’estero. Per non parlare del piano dell’Unar per combattere con la conoscenza gli stereotipi contro lesbiche, gay, bisessuali e transgender e spiegare l’omofobia ai minorenni.
Troppo per i conservatori di casa nostra, capeggiati dal presidente della Cei Angelo Bagnasco che non hanno perso occasione per lanciare strali contro una «scuola pubblica che sta diventando un immenso campo di rieducazione, instillando preconcetti contro la famiglia e la fede religiosa».
Così, per legittimare la bizzarra iniziativa, i legislatori veneti hanno ignorato anche il concetto di scuola laica, prendendo spunto dai documenti cattolici: encicliche vecchie di mezzo secolo come "Humanae Vitae" di Paolo VI («Che ha messo in luce l'intimo legame tra amore coniugale e generazione della vita») e poi "Deus Caritas Est" di Benedetto XVI, sul tema dell'amore tra uomo e donna, fino all'ultima di Papa Francesco "Lumen Fidei".
Un argine contro l’avanzata della secolarizzazione e la perdita di riferimento dei valori «giusti» ripetuto come un mantra nella legge voluta dalla squadra di Zaia:«Indebolendo e alterando il concetto di matrimonio potrebbe mettere in discussione l’intero sistema di protezione della famiglia. Anche la richiesta di modifica dei termini “padre” e “madre” sostituendoli con i più generici “genitore 1” e “genitore 2” sta quasi ad indicare che la maternità e la paternità non abbiano più nulla a che vedere con i generi e con il modello educativo».
Una presa di posizione che ha fatto balzare sulla sedia anche la senatrice trevigiana Laura Puppato, che legge così la decisione:«Secondo la Donazzan e Zaia la scuola dovrebbe fugare ogni dubbio ai bambini dando loro punti fermi. Ed è invece proprio il contrario, la scuola dovrebbe coltivare la cultura del dubbio, dello sguardo critico su tutto. Così la destra veneta occupa le scuole per indottrinare i ragazzi, timorosa del dubbio».