A un anno dalle uscite di piazza, il movimento di protesta è pronto a ricominciare. Cinque giorni, dal 5 al 9 dicembre "Per prenderci ciò che ci spetta". Tra i punti della rivoluzione annunciata, voto subito, stop alla Ue e un arresto di popolo. "Fermeremo Napolitano, che ha tradito la Costituzione"

I 'Forconi' stanno tornando. Sulla loro pagina Facebook, quella che risponde al loro nome ufficiale “Coordinamento 9 Dicembre”, in onore della data in cui, l'anno scorso, partirono le prime proteste, c'è, ben visibile, un conto alla rovescia: segna il tempo che manca all'inizio delle ostilità, il prossimo nove dicembre, quello in cui “gli Italiani, organizzati e se sarà necessario anche violenti” si riprenderanno il Parlamento. A dirlo è uno dei portavoce del gruppo Francesco Puttilli, che mette subito in chiaro: “Noi non trattiamo, noi esigiamo: noi siamo gli italiani e siamo stanchi. Vogliamo prenderci quello che ci spetta e che ci è stato tolto”.

Così, gli "italiani stanchi", tornano sulle barricate. E a un anno dalle proteste del 2013 ci riprovano, con buona pace del fatto che, dodici mesi fa, tutto il loro sgolarsi si risolse in nulla: i presidi e i cortei, annunciati come l'inizio della rivoluzione, raccolsero qualche migliaio di manifestanti che, dopo qualche giorno di entusiasmo, lasciarono perdere e se ne tornarono a casa. La protesta, che secondo i programmi, sarebbe dovuta durare a oltranza, si risolse in pochi giorni lasciando dietro di sé solo i cocci di qualche giorno di guerriglia urbana, qualche fastidio e pochi danni. E soprattutto, nessuna rivoluzione.

“Un anno fa, non c'era uno straccio di organizzazione, non c'era un programma, eravamo più deboli, abbiamo pagato qualche ingenuità di troppo- spiega ancora il portavoce Francesco Puttilli che non si risparmia nessuna autocritica-: qualcuno anzi si è fatto abbindolare dalla politica, qualcuno si è messo paura, qualcun'altro ha tradito. Il potere stesso fu molto abile nel muovere le sue pedine per sgonfiarci: ci fu chi andò in televisione a dire cose che ci misero contro il popolo, ci fu la manfrina montata ad arte della Jaguar di Calvani, furono dette un sacco di bugie sul nostro conto e la protesta, almeno in parte, si sgonfiò”.


Da allora, silenzio per un anno.
Mesi interi senza nessuna traccia del movimento che, anzi, per strada ha perso qualche pezzo, come il siciliano Mariano Ferro e il veneto Lucio Chiavegato, che non solo è uscito dal movimento ma è anche stato arrestato (e poi rilasciato) con l'accusa di associazione eversiva e terrorismo.

Colpi pesantissimi che avrebbero potuto sgretolare un movimento tanto giovane, ma che invece sembrano averlo rafforzato, insegnando ai suoi leader a essere più smaliziati, a evitare certe trappole.

“Chi pensa che siamo spariti si sbaglia: per mesi abbiamo continuato a lavorare in silenzio, per rafforzare il movimento, per allontanare i facinorosi, le teste calde, i matti, quelli che facevano solo casino. Ora, con un gruppo nazionale migliore, siamo pronti e stavolta non faremo sbagli”. Dice così il leader storico Danilo Calvani, che dodici mesi dopo, è ancora in testa al gruppo, nonostante il pasticcio della manifestazione in Jaguar e lo scarso seguito dello scorso anno, e che, oggi, si dice più che pronto a riprendere il lavoro lì dove lo aveva lasciato, solo, stavolta, meglio.
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“Stiamo chiedendo – assicura il leader- i permessi alle prefetture, non vogliamo fare niente di illegale, non vogliamo che nessuno si faccia male, non vogliamo nessun disordine. Certo qualche disagio, visto che svolantineremo e manifesteremo, ci sarà. Ma tutto nell'ambito del consentito e soprattutto per una giusta causa: vogliamo salvare la Repubblica e la Costituzione e vogliamo aiutare gli italiani che sono allo stremo, che non ne possono più dei ricatti e dei soprusi dell'Europa, delle banche e dei politici”.

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Così, con un proposito così gravoso, un anno dopo, si riparte.

Si comincia all'alba del 5 dicembre, con la stessa formula di prima: presídi e manifestazioni di piazza, e solo se servirà, anche blocchi stradali, fermo di camion e auto e serrande abbassate. Nessuna bandiera, nessun partito, solo Tricolore e Inno di Mameli a volontà.

La differenza, però, è che quest'anno non si manifesta a oltranza, ma a tempo, con un ultimatum preciso: il nove dicembre. Lo stesso giorno in cui, nel 2013, iniziarono le proteste, nel 2014 , secondo i piani del 'Coordinamento', comincerà la rivoluzione, quella vera.

“Il potere - continua Puttilli, che di Calvani è uno degli uomini di fiducia - ti fa protestare un po' così ti sfoghi, urli, sbraiti, poi ti stanchi e torni a casa. Ma non ci caschiamo: la protesta, quella pacifica dei cortei e dei blocchi, durerà cinque giorni, dal cinque al nove dicembre, nei quali diremo quello che dobbiamo dire, scandiremo le nostre richieste e avvertiremo i signori che siedono in Parlamento che se ne devono andare. Poi, dal nove in poi, non garantiamo più niente, né l'ordine pubblico, né la loro incolumità, né che non si verifichino episodi violenti. A quel punto dovranno assumersi le loro responsabilità”.

Tra le richieste che dovranno essere rispettate entro il 9 dicembre affinché nessuno si faccia male una spicca su tutte: lo scioglimento immediato delle Camere e le dimissioni dell'Esecutivo e del Presidente della Repubblica: “Il parlamento - dicono - è stato eletto con una legge che la Corte Costituzionale, non noi, ha detto palesemente illegittima, e altrettanto illegittimi, di conseguenza, sono anche il Presidente della Repubblica e il Governo che questi signori hanno votato”.

Poi ci sono gli otto punti del loro programma, tra cui il ritorno immediato alle urne, il “disconoscimento dei fondi finanziari di salvataggio europei e di tutti i trattati internazionali firmati dall’Italia dal 2006” e “l’istituzione di un tribunale speciale che proceda penalmente nei confronti di tutti coloro che hanno permesso che il Popolo italiano venisse indotto in schiavitù".

Un punto rispetto al quale i Forconi, anzi, il Coordinamento Nove Dicembre, non intende fare sconti: “Stiamo valutando anche se fare un arresto di popolo e arrestare, in questo modo, il Presidente Napolitano per aver tradito la Costituzione. Ma forse non ce ne sarà bisogno, perché le Forze dell'Ordine sono e saranno dalla nostra: ci penseranno loro a arrestare e fermare chi ha usurpato la sovranità del Popolo”.