Ormai è quasi impossibile contarli. I corpi si accumulano sotto le macerie, mentre i bombardamenti israeliani continuano a colpire la Striscia di Gaza. Gli ultimi durante la notte tra giovedì 15 e venerdì 16 maggio, a Beit Lahia e Jabalia, dove sono state colpite almeno dieci abitazioni civili, spesso senza alcun preavviso. Secondo Mohammed al-Moughayir, funzionario della Protezione Civile di Gaza, il bilancio è di almeno 50 morti, ma è provvisorio e destinato a salire. Le operazioni di scavo sono ancora in corso. Le ambulanze faticano a raggiungere le zone colpite a causa delle strade distrutte e della permanente minaccia di nuovi attacchi. I soccorritori parlano di decine di dispersi, tra cui anche bambini e anziani.
Nell’ospedale indonesiano di Beit Lahia, un medico, parlando sotto anonimato, ha detto di aver ricevuto 30 morti e numerosi feriti, soprattutto donne e bambini. Nell’ospedale Al-Awda di Jabalia, il direttore ad interim Mohammed Saleh ha comunicato che la struttura ha accolto più di 75 feriti nell’arco di poche ore, oltre a cinque corpi privi di vita. Youssef al-Sultan, residente dell’area al-Salatin a ovest di Beit Lahia, ha raccontato ad Afp che "l'occupazione israeliana ha bombardato la casa accanto alla mia. I residenti erano ancora dentro. La gente fugge nel cuore della notte, c’è paura e panico ovunque. Ogni esplosione è una promessa di morte”.
A Khan Younis, nel sud della Striscia, almeno 60 persone sono morte, tra cui intere famiglie sepolte vive sotto le macerie. Tra le vittime, anche bambini, come Ibrahim al-Banna, ucciso da un bombardamento che ha colpito la sua casa nel quartiere di al-Qarara. Solo la sera prima piangeva al funerale dello zio, anch’egli ucciso in un attacco aereo. Nella stessa città, un altro raid ha colpito l’abitazione del giornalista Hassan Samour, conduttore radiofonico. È morto, assieme a undici membri della sua famiglia.
Ospedali bombardati e costretti a chiudere
La clinica di al-Tawba, nel campo profughi di Jabalia, è stata colpita dalle bombe israeliane mentre un’organizzazione caritativa stava distribuendo aiuti di base. L’attacco ha causato la morte di almeno 15 persone, di cui 11 erano donne e bambini. L'Ospedale europeo era uno degli ultimi presidi in grado di trattare malati oncologici nella Striscia. Da quando le forze israeliane lo hanno colpito, il 13 maggio, ha dovuto sospendere le attività. Dopo la distruzione dell’Ospedale dell’amicizia turco-palestinese, la struttura europea rappresentava l’ultima ancora di salvezza per centinaia di pazienti cronici, ora senza accesso alle cure.
La crisi umanitaria
La situazione è talmente grave che anche i funzionari delle Idf (forze di difesa israeliane) avrebbero avvertito i loro vertici politici che l’enclave è sull’orlo della carestia. L'associazione Human Rights Watch (Hrw) ha denunciato il blocco agli aiuti umanitari voluto da Israele e iniziato il 2 marzo. "È uno strumento di sterminio", ha dichiarato in un comunicato Federico Borello, direttore esecutivo ad interim di Hrw. L'organizzazione ha aggiunto: "Il piano del governo israeliano di demolire ciò che resta delle infrastrutture civili di Gaza e concentrare la popolazione palestinese in una minuscola area rappresenterebbe un'escalation aberrante dei suoi crimini contro l’umanità, di pulizia etnica e atti di genocidio in corso".
Le reazioni internazionali
Re Abdullah II di Giordania ha chiesto in una telefonata al vicepresidente USA J.D. Vance un cessate il fuoco immediato, la ripresa degli aiuti umanitari e l’avvio di un processo politico verso una soluzione a due Stati. Il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha manifestato “preoccupazione” per la situazione umanitaria a Gaza, dichiarando alla Bbc che gli Stati Uniti "non sono insensibili" al dolore dei civili, senza però condannare esplicitamente le operazioni israeliane. Il presidente francese Emmanuel Macron ha discusso la guerra in una telefonata col Papa Leone XIV, sottolineando l’urgenza umanitaria. Intanto, una delegazione italiana composta da parlamentari di Pd, M5s e Avs, parte dell’intergruppo per la pace tra Israele e Palestina, si sta recando a Gaza per un sopralluogo.
Trump vuole prendere la Striscia e farne una "zona di libertà"
Si sta per chiudere il tour del presidente americano Donald Trump in Medio Oriente. Durante la visita in Qatar, ha detto di avere "idee molto valide per Gaza, trasformarla in una zona di libertà con il coinvolgimento degli Stati Uniti”. “Gaza non è in vendita”, ha risposto un portavoce di Hamas, rigettando ogni proposta che implichi lo svuotamento o la sostituzione della popolazione palestinese. L'ultima tappa del viaggio nel Golfo del presidente è Abu Dhabi, dove il tycoon ha concluso accordi per un valore totale di oltre 200 miliardi di dollari tra gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi Uniti, compreso un impegno da 14,5 miliardi di dollari tra Boeing, Ge Aerospace e Etihad Airways. Tra un affare e l'altro, Trump ha espresso preoccupazione per la crisi umanitaria a Gaza: "Stiamo tenendo d'occhio Gaza. E ci occuperemo di questo. Molte persone stanno morendo di fame". Molte persone: anche lui ormai fa fatica a contarle.